Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Famiglia & Minori

Lo sprint multietnico vince anche con i gol

Non andranno alle Olimpiadi. Ma sono un autentico fenomeno. Per presidente hanno un immigrato polacco. Il capitano è argentino. Gli altri son in gran parte rom.

di Sara De Carli

Marcello Garay ha 37 anni, è argentino, vive in Italia dal 1990 e afferma che tutto quello che ha lo deve al calcio. Eppure non è il pibe de oro di nessuna facoltosa squadra di serie A. Più modestamente lui è il capitano della MultiEtnica 2001, una squadra di calcio che si allena a Baggio, nella periferia milanese, sul campo del circolo Arci-Olmi. La squadra, certo, ha una peculiarità che la rende quasi unica: è composta interamente da immigrati. E il 25 luglio è partita per Göteborg, in Svezia, dove rappresenta l?Italia alla Homeless World Cup, i Mondiali dei senzatetto. Da clandestino Sarà un caso, ma mentre Garay racconta la sua storia, il calcio sembra davvero un filo rosso che si srotola lungo gli anni e che ogni tanto si annoda, a fermare punti di svolta e traguardi. «Sono arrivato in Italia per i Mondiali 90 con un amico: diceva che con tutta quella gente sarebbe stato più facile entrare. Per due anni siamo stati senza documenti, in attesa di una sanatoria che non arrivava mai. All?inizio abitavamo in una comunità a Cinisello Balsamo: vicino alla parrocchia c?era un campo da calcio, dove si allenavano dei ragazzi. Abbiamo chiesto di giocare con loro, e da lì è cominciato tutto». ?Tutto? significa una nuova vita costruita in Italia, una casa e un lavoro, al Centro missionario del Pime, che continua ancora oggi: cose conquistate pian piano, attraverso una rete di amicizie e di solidarietà nate sul campo. Nella primavera del 2002 Garay è il primo atleta non rom ad aggregarsi alla MultiEtnica 2001, semplicemente perché «mi piace stare con persone di tutti i Paesi», dice. La squadra era nata pochi mesi prima dalla fantasia di Bogdan Kwappik, un giovane polacco che oggi ne è l?entusiasta presidente. Curioso: un immigrato polacco che ha tempo ed energie da spendere per mettere su una squadra di calcio di soli rom. Perché? «Nel 2000 stavo a Milano, in un campo di accoglienza che truffava noi immigrati: sono andato a Roma alla manifestazione del primo maggio per protestare», ricorda Kwappik. «In treno ho conosciuto un gruppo di rom del campo di via Barzaghi. A noi facevano il pizzo sulla bolletta della luce, ma loro non l?avevano per niente! Stavano peggio di noi. Non è stata tanto solidarietà tra immigrati, più che altro è venuta fuori la mia voglia di giustizia, di far rispettare i nostri diritti». La stessa, afferma Kwappik, che lo scorso dicembre è stata punita con il licenziamento dalla ditta in cui lavorava da sei anni e dove era delegato sindacale: «Per qualche mese sono tornato a vivere in macchina», ammette. La Russa battuto All?inizio del 2001, quando il Comune minaccia lo sgombero del campo di via Barzaghi, Kwappik sfida i consiglieri a una partita a calcio: «Un modo come un altro per ottenere visibilità». La squadra dei rom veste la divisa dell?Inter, mentre La Russa e i suoi sfoggiano una vistosa maglia rossa. La partita si chiude su un clamoroso 1 a 0 per i rom, importante perché regala loro più sicurezza nella contrattazione dello sgombero. Oggi l?associazione sportiva MultiEtnica 2001 è un variegato connubio tra Europa dell?Est e America Latina, capelli biondi e pelle meticcia: giocano rom, rumeni, brasiliani, argentini, polacchi e peruviani. «Facciamo sport, ma non solo. Attorno al campo si crea un passaparola per il permesso di soggiorno, le pratiche burocratiche, il lavoro… Un aiuto informale, ma fondamentale. Il nostro spirito è questo: raggiungere l?integrazione attraverso lo sport. Essere una squadra mista è il primo passo, ma non dobbiamo illuderci di aver raggiunto l?obiettivo: un?integrazione che finisce a bordo campo è decisamente poca cosa». Kwappik è geloso di questa integrazione che parte dal basso, secondo le forme e gli obiettivi individuati dagli immigrati stessi. «Tutti i risultati li abbiamo conquistati con le nostre forze. L?integrazione non è assistenzialismo». Per questo la MultiEtnica 2001 sulla propria autonomia rafforza la difesa: «In piazza ci andiamo solo con i palloni, come due anni fa, davanti a Palazzo Marino». Una scelta senza polemica, cui sono fedeli anche nel calcio: la squadra infatti ha partecipato ai campionati del Csi, della Uisp e della Usacli, ma non è rimasta legata a nessuno. Anche se Kwappik un?obiezione ce l?ha: «Iscriversi a un campionato costa più di mille euro; per una squadra come la nostra sono un po? troppi…».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA