Non profit

l’obiettivo 2009:bmille volontari in piùbcontro il cancro

sotto la lente Lega italiana per la lotta contro i tumori

di Redazione

« B attilo sul tempo». È questo lo slogan della campagna Nastro Rosa avviata il primo ottobre in tutta Italia dalla Lilt – Lega italiana per la lotta contro i tumori, in collaborazione con la statunitense Estée Lauder Companies, che lanciò l’iniziativa nel 1989 coinvolgendo ben 90 Paesi del mondo.
«Quest’anno», dice Patrizia Ravaioli , direttore generale Lilt, «abbiamo anche il sostegno di Europa Donna, il movimento d’opinione fondato da Umberto Veronesi». Il mostro da battere è il tumore al seno; il nastro rosa che campeggia sui manifesti insieme al volto di Ilaria D’Amico, testimonial della campagna, ricorda alle le donne che la prevenzione è fondamentale. «Sono numerose le iniziative che ci vedono impegnati in tutta Italia», spiega la Ravaioli. «Mi preme sottolineare che i nostri 350 ambulatori – molti dei quali si trovano all’interno delle 103 sezioni provinciali Lilt – sono aperti a tutte le donne sopra i 25 anni di età per le visite senologiche. Abbiamo puntato anche sulla comunicazione web, con il sito dedicato www.nastrorosa.it».
Un altro fronte in cui è impegnata la Lega, insieme ad Adapt, Fondazione Marco Biagi ed Europa Donna, è la promozione di un Manifesto per i diritti del malato oncologico. «È una battaglia a cui teniamo moltissimo», sottolinea ancora Patrizia Ravaioli. «È fondamentale che nel nostro Paese il lavoratore affetto da malattia oncologica abbia la giusta tutela sul piano medico e psicologico, ma anche giuridico e contrattuale. Da questo punto di vista abbiamo apprezzato i passi avanti fatti con la legge Biagi, ma riteniamo che si possa fare di più. Per questo abbiamo ideato il Manifesto, che in poco tempo ha già raccolto più di seimila adesioni». Essere in prima linea si traduce in un costante lavoro per il reperimento delle risorse. Da questo punto di vista la Lilt ha una posizione giuridica ed economica ben definita: le sezioni provinciali hanno ampia autonomia di raccolta fondi rispetto alla sede centrale, che è un ente pubblico. Se questa situazione da un lato garantisce trasparenza, dall’altro costringe a qualche sacrificio. Si prenda per esempio il 5 per mille: «Proprio per il nostro assetto istituzionale, non facciamo una campagna nazionale, e questo ci penalizza», spiega la Ravaioli. «La promozione è affidata alle sezioni provinciali».
Lilt è una realtà ben radicata e coinvolge migliaia di volontari, impegnati nelle sedi o nell’assistenza domiciliare. «A breve partiremo con una grande campagna sul volontariato», è la conclusione. «Alle nostre sedi servirebbero altri 800-900 volontari per rispondere ai nuovi bisogni che emergono. Forniamo già tanti servizi e assistenza, ma si può fare ancora di più».

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