L’alternativa parrebbe scontata. Non andarci oppure finire sul lastrico. Con l’arrivo della primavera (e delle addizionali Irpef) il tema delle vacanze è sulla bocca di tutti. Peccato che più che di prenotazioni, quest’anno si parli di rinunce. I dati parlano chiaro: le vacanze degli italiani già nel 2011 sono diminuite del 17% rispetto all’anno precedente (dati Istat). E quest’anno sarà anche peggio. Il ponte pasquale non lascia spiragli: 71 italiani su cento non si concederanno nemmeno 24 ore di stacco. Eppure la scappatoia c’è: si chiama vacanza responsabile/sociale. Sarà proprio l’estate del 2012 a segnare la definitiva esplosione. Del resto non è un caso che proprio quest’anno “Fa’ la cosa giusta”, la fiera nazionale degli stili di vita sostenibili (Milano, 30 marzo-1° aprile) riservi la sua sezione speciale all’altro turismo. Secondo l’ultima istantanea scattata dall’Isnart di Unioncamere sul circuito dei viaggi organizzati dai circoli culturali e sportivi, dalle parrocchie e dalle organizzazioni religiose, dai circoli aziendali (Cral), dalle scuole e dai Comuni, questo business ha toccato un miliardo 171 milioni di euro (pari a poco meno del 2% dei consumi totali del settore turistico nel 2010) e genera più di 2,1 milioni di vacanze, pari al 2,2% del totale vacanze degli italiani. Numeri destinati a crescere. In altre parole, nella tempesta generale ecco l’unico segmento che volge al bello.
Turismo sociale più turismo responsabile, ecco la ricetta giusta. Almeno a sentire Maurizio Diavolio, presidente di Legacoop Turismo e di Aitr – Associazione italiana turismo responsabile. Come? «Mixando responsabilità e socialità. Far sì, nel caso degli ostelli, per esempio, che la ricettività non si riduca solo all’offerta di un luogo in cui il giovane spende poco, ma anche in cui possa vivere momenti di scambio culturale con la popolazione locale». Una via segnata. Tanto più che «il Parlamento europeo europeo ha chiesto alla Commissione europea di occuparsi del turismo sociale attraverso una cosiddetta azione preparatoria, denominata “Calypso”, che ha avuto la durata di tre anni ed è stata finanziata finora con 3,5 milioni di euro».
«Il valore aggiunto del terzo settore sta proprio nella rete di relazioni con i più diversi attori del territorio che operano nella cultura, nel sociale e nell’ambiente e nel saper mettere al centro le relazioni personali. Due plus che possono rendere il turismo sociale vincente sul classico tour operator», chiosa Francesco Sanna, presidente di Federsolidarietà Sardegna.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.