Mondo
Lula difende l’industria dall’invasione cinese
Dopo mesi di trattative infruttuose col governo di Pechino, il presidente brasiliano ha firmato due decreti che stipulano le regole da adottare per le restrizioni all'import dalla Cina
di Redazione
Il governo Lula ha deciso di limitare l’invasione dei prodotti cinesi in Brasile per salvaguardare l’industria nazionale. Dopo mesi di trattative infruttuose con il governo di Pechino, il presidente Lula ha firmato ieri due decreti che stipulano le regole da adottare per le restrizioni alle importazioni dalla Cina. Adesso i singoli settori produttivi negozieranno con il Dipartimento del Commercio Estero (Decom) le quote per i vari prodotti. Secondo la Confindustria brasiliana, almeno dieci settori chiederanno ufficialmente salvaguardie nei prossimi giorni, in particolare quelli dell’elettronica, l’ottica, i pneumatici, i giocattoli, la ceramica e le calzature. Nel caso del tessile, il piu’ colpito e quello che per primo ha protestato contro il dumping cinese, i rappresentanti di categoria hanno chiesto che la quota ammessa sia del 7,5 per cento del totale delle importazioni. ”In ogni caso, non saranno adottate salvaguardie prima di 60 giorni, a seconda del procedimento nei vari settori – ha dichiarato Luiz Fernando Furlan, ministro del Commercio Estero, appena rientrato da Pechino – I negoziati proseguono, e se il governo cinese dara’ segnali di buona volonta’ per ridurre spontaneamente le esportazioni, il tramite delle restrizioni sara’ facilitato e accelerato”. Le limitazioni governative ai prodotti cinesi sono previste e contemplate nello stesso protocollo di adesione della Cina all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). In Brasile, le importazioni dalla Cina hanno raggiunto 3,3 miliardi di dollari nei primi otto mesi del 2005, con un aumento del 47 per cento rispetto al 2004. Il Brasile aveva studiato la possibilita’ di far adottare misure comuni a tutto il Mercosur, ma le trattative con l’Argentina si sono arenate perche’ il governo di Brasilia ha percepito che Buenos Aires avrebbe potuto usare l’accordo per frenare anche le esportazioni brasiliane.
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