Verso il referendum
Luzzi (Mcl): «Quesiti datati. Lavoro povero e competività le priorità di oggi»
Così il presidente del Movimento cristiano lavoratori sulla consultazione in agenda l'8 e il 9 giugno. «La partita che si gioca sul Jobs act porta indietro le lancette dell’orologio di dieci anni e ci fa perdere di vista le problematiche attuali del mondo del lavoro. Le priorità oggi sono altre»
di Alessio Nisi

Le questioni che riguardano la criticità del mondo del lavoro attuale (su tutte: salari bassi, lavoro povero, formazione continua, rafforzamento delle competenze) «sono ben più cogenti rispetto a quelle di dieci anni fa quando fu introdotto il Jobs act dal governo Renzi e che costituiscono oggetto di tre dei cinque referendum».
Il tema della sicurezza sui luoghi del lavoro poi «non può essere circoscritto alla responsabilità solidale del committente nei confronti delle ditte appaltatrici o subappaltatrici per gli infortuni dei loro lavoratori, come nel quesito referendario, ma deve essere all’interno di ampio sistema di misure». A proposito della cittadinanza «pensiamo che fattori importanti quali quelli della sicurezza e dell’integrazione vengono maggiormente garantiti dal periodo di dieci anni previsto dall’attuale norma».
Così Alfonso Luzzi, presidente del Movimento cristiano lavoratori – Mcl, a proposito dei referendum abrogativi su lavoro e cittadinanza, in programma 8 e 9 giugno. L’indicazione di voto? Astensione e cinque “no”.
Presidente Luzzi, perché la scelta dell’astensione?
Riteniamo che non può essere il ricorso allo strumento referendario il modo per affrontare questioni che richiedono confronto, dialettica e che debbono essere inserite all’interno di leggi articolate. Poi, esercitare il proprio diritto di voto è un “dovere civico”, come recita l’art. 48 della Costituzione. Nel caso specifico, poi, di consultazioni referendarie che propongono l’abolizione di alcune norme vigenti, la partecipazione al voto o l’astensione diventa una scelta ancor più consapevole e pienamente legittima.
Il ricorso sistematico al referendum rischia concretamente di svuotare di credibilità e di efficacia questo importante strumento di democrazia diretta. Il dibattito politico va riportato all’interno del Parlamento
Alfonso Luzzi – presidente del Movimento cristiano lavoratori – Mcl
La vostra indicazione è astensione e cinque “no”
Dare l’indicazione all’astensione, non vuole essere il modo, facile, per mitigare le proprie intenzioni di voto ma che è solo lo strumento tecnico per rafforzare la propria posizione. Preferiamo metterci la faccia ed assumerci la responsabilità delle nostre scelte, come sempre nella storia del nostro movimento, e con chiarezza, trasparenza e coraggio diciamo che: ci asteniamo per dire “no” a tutti i cinque quesiti referendari.
Entriamo nel dettaglio dei quesiti referendari
La partita che si gioca sul Jobs act porta indietro le lancette dell’orologio di dieci anni e ci fa perdere di vista le problematiche attuali del mondo del lavoro. Le priorità oggi sono altre: il lavoro povero, la non attrattività lavorativa dell’Italia in fatto di salari e condizioni di lavoro (con i suoi effetti sulla qualità della vita), la fuga dei lavoratori all’estero (ogni anno sono tra i 100 e i 150 mila). Ho l’impressione poi che i primi tre quesiti abbiano una sorta di valenza politica interna.
Il quarto quesito, legato alla sicurezza sul lavoro, intende ampliare la responsabilità dell’azienda che commissiona un appalto. Attualmente, questa responsabilità riguarda solo i rischi generici, mentre la proposta mira a includere anche i rischi specifici legati agli incidenti. Il tema è reintrodurre la responsabilità solidale, rendendo i committenti corresponsabili in caso di mancato rispetto delle norme di sicurezza da parte degli appaltatori.
ll tema della sicurezza sui luoghi del lavoro non può essere circoscritto alla responsabilità solidale del committente ma deve essere inquadrato all’interno di ampio sistema di misure che vanno dalle maggiori risorse economiche da stanziare alla contrattazione di qualità, dall’aumento dei soggetti preposti al controllo, dall’adozione di modelli gestionali all’innovazione ed alla formazione ed anche alla riforma delle norme sugli appalti. Tra l’altro tutte questioni che sono state recentemente oggetto di confronto positivo del Governo con le parti sociali.
L’ultimo quesito riguarda l’accesso alla cittadinanza italiana per i cittadini stranieri non appartenenti all’Unione Europea. La normativa attuale prevede un periodo minimo di 10 anni di residenza legale continuativa. Il referendum chiede di abrogare parte dell’articolo 9 della legge 91/1992 e ridurre questo periodo a 5 anni…
Siamo convinti che i 10 anni di cui si parla siano necessari per garantire integrazione, inclusione e conoscenza della nostra cultura. Non abbiamo una preclusione aprioristica sulla riduzione a 5 anni, ma vorremmo che l’acquisizione della cittadinanza italiana avvenisse sulla base di ulteriori elementi qualitativi e non automatici.
Una previsione…
Non ci sarà il raggiungimento del quorum. Vincerà l’astensionismo.
In apertura foto Alfonso Luzzi, presidente del Movimento cristiano lavoratori – Mcl, credits dell’autore
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