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Ma prima dei romeni. Gli omicidi erano di pi

Falsi Allarmi. I numeri smentiscono i mess media

di Fabrizio Tonello

La verità non ha alcuna importanza, naturalmente. Conta il fatto che sangue e sesso fanno vendere giornali (un vecchio principio che i capiredattori dei quotidiani del pomeriggio, sempre a caccia di un lettore distratto e frettoloso, conoscevano bene). Un bel titolo «Stuprata e massacrata» a Perugia sostituisce lo «Stuprata e massacrata» a Roma che ha tenuto banco per tutta la settimana di Ognissanti.

Cifre in maschera
Peccato che la realtà sia del tutto diversa. I delitti sono veri ma il linguaggio è falso, ingannatore e irresponsabile. La povera Giovanna Reggiani è stata effettivamente uccisa, così come la studentessa inglese Meredith Kercher, ma questi delitti arrivano alla fine di un periodo di 15 anni che, dal punto di vista delle violenze mortali, è stato una vera e propria Belle Époque nella storia italiana. Se nel 1992 gli omicidi erano stati 1.441, pochi anni dopo (nel 1997) erano già ridotti a meno della metà e poi sono continuati a scendere, fino a toccare quota 621 l?anno scorso. Gli omicidi oggi sono, grosso modo, un terzo di quelli di 15 anni fa e sono al livello degli anni 60, quando in Italia non c?era un solo immigrato. Il rapporto del ministero degli Interni del giugno scorso, che ha attirato l?attenzione dei giornali solo per le fantasiose dichiarazioni del ministro, che si era detto «scioccato» per il livello di violenza nel nostro Paese, scrive a pagina 15: «Nel 2006 il tasso di omicidi è stato il più basso degli ultimi 30 anni».
Certo, ogni vittima è una vittima di troppo, ogni vita spezzata ingiustamente chiede la punizione del colpevole, ma gli editti governativi per espellere i romeni non otterranno alcun effetto pratico: chi ammazza, in Italia, sono gli italiani. E non solo: chi ammazza le donne, in Italia, non sono le ?bestie feroci? arrivate tra noi dai Carpazi bensì i mariti, i fidanzati, i conviventi o ex tali. Il posto più pericoloso, per una donna sola, non è una strada illuminata ma la cucina di casa sua. Di nuovo, facciamo parlare le cifre.

Pericoli in famiglia
Nel 1992 si erano registrati solo 97 omicidi in ambito familiare, nel 2006 erano diventati 192. Quindi, mentre gli omicidi in generale diminuivano di due terzi, la violenza in famiglia con esito mortale raddoppiava. Citiamo, di nuovo, il rapporto del ministero degli Interni: «Sono diminuiti gli omicidi commessi nell?ambito della criminalità organizzata mentre, nell?ambito della criminalità comune, sono aumentati quelli consumati all?interno di un contesto domestico o affettivo».
L?immagine che i mass media trasmettono dell?Italia è quella di un Paese intrappolato in un vortice di distruzione di cui sarebbero responsabili in primo luogo gli immigrati. Questa percezione diventa senso comune ma non ha base nelle statistiche bensì nell?aumento della foliazione dei giornali, che devono riempire decine di pagine e, per farlo, usano ampiamente la cronaca nera. Giovedì 1° novembre, il caso Reggiani occupava tutte le prime cinque pagine di Repubblica, con numerose foto a colori e vari editoriali e commenti. Dieci anni fa, un delitto a Milano o a Roma, a meno che non fosse un caso clamoroso per l?identità della vittima, otteneva un solo articolo in cronaca e i giornali ci tornavano sopra solo se gli assassini venivano arrestati, o al momento del processo. Due donne uccise a Mestre, e ritrovate il 13 ottobre 1997 in un campo di mais, non occupavano più spazio di un articoletto nelle pagine interne. Oggi, il caso della sfortunata signora Reggiani occupa decine di pagine e ore di trasmissioni televisive, dando l?impressione che i 600 (seicento) omicidi di oggi siano infinitamente di più dei 1.900 (millenovecento) di 15 anni fa.

La lezione (sbagliata) di Chesnais
Già nel 1981 lo studioso francese Jean-Claude Chesnais iniziava il suo libro Storia della violenza in Occidente dal 1800 ad oggi scrivendo così: «Autentico male del secolo, la violenza si sarebbe abbattuta solo in questi ultimi tempi sugli uomini e avrebbe contaminato tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana». Al contrario, questo discorso allarmista non ha fondamento nella realtà: le società in cui viviamo sono infinitamente meno violente di quelle in cui vivevano i nostri bisnonni.
Prendiamo il caso di Roma, dove è avvenuto il caso Reggiani: oggi il tasso di omicidi per 100mila abitanti è 1 (significa che in una metropoli di 3 milioni di abitanti ogni anno avvengono circa 30 delitti mortali). Ma pochi anni fa, nel 1992, era 1,6, cioè era superiore del 60% (circa 48 omicidi). E, di nuovo, nel 1992 il problema dell?immigrazione non aveva assunto le dimensioni di oggi, la Romania non era entrata nell?Unione Europea, e i delitti commessi da extracomunitari erano un?infima minoranza.


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