Famiglia
Madri, perché capaci di relazione
Gabriella Rossi, psicologa in una unità spinale / Una scelta come questa fa leva su una voglia di riscatto. E su una ricostruita capacità seduttiva
di Redazione
Primo, rimettere insieme i pezzi di un corpo rotto. Secondo, recuperare la capacità seduttiva. E alla fine essere mamma. È questo il percorso tracciato da Gabriella Rossi, assessore alla Persona di Monza, che lavora all?unità spinale del Niguarda di Milano. Mamme a quattro ruote, le chiama lei. Da buone italiane, sapete quale limite scorgono nella loro condizione? Non essere protettive.
Vita: Che approccio hanno queste donne alla maternità?
Gabriella Rossi: Dipende da molti fattori: l?età, il far parte di una coppia al momento della lesione, la gravità della lesione. Non si cerca la maternità per risentirsi donna: prima bisogna aver ricostruito l?identità seduttiva della donna, che la faccia sentire in grado di stabilire una relazione. Alcune donne vivono la propria seduttività in funzione della maternità, altre no. è importante: le lesioni spinali coinvolgono molte giovanissime.
Vita: Nel momento in cui si sceglie di cercare un figlio, ci sono delle paure?
Rossi: Quella di non essere una buona madre, ovvero di non essere adeguata come figura protettiva. Quando mio figlio correrà, se inciamperà io non potrò rialzarlo. Per strada, non sarò in grado di rincorrerlo. E come faccio ad abbracciarlo? La mancanza del contatto corporeo pesa, il fatto di avere una fisicità interrotta, un corpo ?rotto?. Non si teme di non essere fisicamente in grado di affrontare la gravidanza, ma il fatto che la menomazione possa essere un pericolo per il figlio. Poi c?è il grosso problema dell?ignoranza che gravita attorno alla maternità delle donne disabili, per cui spesso il desiderio di un figlio viene tenuto segreto, chiuso nel cassetto come una cosa indicibile.
Vita: Anche oggi?
Rossi: Una ragazza mi raccontava che durante un ricovero ha chiesto di fare una ceretta; il medico del reparto le ha detto ?Ma tanto a te chi ti vuole??. Figuriamoci se una donna osa dire che vuole un figlio? Oggi c?è il riconoscimento razionale del diritto del disabile alla sessualità e alla maternità, però siccome non abbiamo soluzioni da offrire, preferiamo dribblare il problema, così magari non lo tira fuori neanche la paziente.
Vita: Quindi non fa paura la gestione concreta di un bambino in casa?
Rossi: No, a queste domande la tecnologia oggi dà risposte sufficientemente adeguate.
Vita: Quanto conta la maternità come riscatto sociale?
Rossi: Ricordo una signora paraplegica. L?assemblea di classe di suo figlio era sempre al terzo piano, in una vecchia scuola senza ascensore. Lei si presentava ogni volta, costringendo la scuola a prendere atto del suo diritto ad essere genitore. Ancora oggi la maternità riscatta dal punto di vista sociale. E se una donna sceglie la maternità in queste condizioni, l?ha talmente voluta che si sente perfettamente gratificata da questo ruolo.
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