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Mai stati così abili (e così richiesti dalle aziende)

È sempre più alto l’interesse delle aziende digitali e tecnologiche verso le competenze delle persone neuro atipiche. Vi proponiamo uno stralcio dell'inchiesta di apertura del numero magazine in distribuzione in queste settimane

di Carlotta Jesi

Serviva un film campione d’incassi per scoprire che le persone con fragilità hanno competenze specifiche utili e necessarie ad affrontare le sfide del nostro tempo? Bisognerebbe chiederlo alla Barbie Stramba del blockbuster estivo diretto da Greta Gerwig: è lei, diversa da tutte le altre Barbie nell’aspetto, nel comportamento e soprattutto nel modo di pensare e di ragionare, l’unica a intuire perché il mondo perfetto di Barbiland all’improvviso va in tilt ed è lei l’unica a indicare una soluzione possibile al problema. La bambola di Barbie Stramba sta andando a ruba sia tra i bambini sia tra gli adulti e un hastag virale su TikTok, #wiredbarbie, celebra la sua diversità cognitiva come una risorsa. Il film della Mattel certamente non serviva a Sam Altman, amministratore delegato di OpenAi, l’organizzazione non profit di ricerca sull’intelligenza artificiale che ha fondato insieme ad Elon Musk.

Nel febbraio del 2022 Altman ha investito un milione di dollari (circa 950mila euro) su Mentra, una startup creata da tre persone nello spettro autistico con l’obiettivo di usare l’intelligenza artificiale per aiutare le grandi aziende che operano nel settore dell’information technology ad assumere dipendenti dislessici, con deficit dell’attenzione e iperattività o con sindrome di Asperger. Altman è il “papà” di Chat Gpt (Generative Pretrained Transformer), l’applicazione di intelligenza artificiale generativa più famosa al mondo con oltre 100 milioni di utenti, e conosce bene sia le potenzialità dell’Artificial intelligence-Ai (intelligenza artificiale) sia la preoccupante mancanza di talenti che servono per lavorarci.

Se da un lato, infatti, Price Waterhouse Cooper (PwC) definisce l’intelligenza artificiale un game changer capace di generare oltre 15 trilioni di dollari per l’economia mondiale entro il 2030, dall’altro Manpower avverte che nel mondo oggi manca il 78% dei talenti tecnologici di cui l’Ai ha bisogno ed Eurostat denuncia che nel 2021 più del 60% delle aziende europee ha avuto difficoltà a trovare personale con competenze tecnologiche adeguate. Perché cercarlo tra le persone con neuro diversità?

Intelligenza logica superiore e incapacità di mentire
Alberto Balestrazzi, alla guida dell’impresa sociale Auticon in Italia, non ha dubbi: «Le persone neuro divergenti hanno caratteristiche che si rivelano molto utili per i progetti di information technology: attenzione al dettaglio, capacità di mantenere un’alta concentrazione per lunghi periodi anche su attività ripetitive, precisione e attitudine alla risoluzione dei problemi». Fondata a Berlino nel 2011 dal padre di un ragazzo con la sindrome di Asperger, Auticon oggi opera in 14 Paesi vendendo competenze tecniche speciali e servizi di neuro inclusione a grandi aziende. Tra i suoi clienti, in Italia, figurano Banca Intesa, Eni, A2A, Poste Italiane, Deloitte e Janseen. «Siamo l’Accenture dell’autismo», spiega Balestrazzi, «una realtà con oltre 400 lavoratori neuro divergenti assunti con contratto a tempo indeterminato che integriamo come consulenti nelle organizzazioni dei clienti». Il loro mestiere è dare supporto sul fronte tecnologico, con particolare attenzione all’analisi e al test dei dati e all’ingegneria del software. «I nostri consulenti, tutti nella parte alta dello spettro, hanno una capacità di ragionare per dettagli e un’intelligenza logica superiore alla media che consente loro di sviluppare progetti informatici in maniera più efficiente e performante rispetto ai neuro tipici», spiega il ceo di Auticon che accompagna le aziende anche nella creazione di un ambiente neuro inclusivo con coaching e formazione dedicata, «perché lavorare con una persona con autismo vuol dire prendersi cura delle sue fragilità, relazionali e non». Secondo Balestrazzi i suoi consulenti hanno un’altra caratteristica che li rende particolarmente adatti a lavorare sui dati sensibili in settori delicati come la sicurezza informatica e la blockchain: «Sono incapaci di mentire».

I nostri consulenti, tutti nella parte alta dello spettro autistico, hanno una capacità di ragionare per dettagli e un’intelligenza logica superiore alla media che consente loro di sviluppare progetti informatici in maniera più efficiente e performante rispetto ai neuro tipici

Alberto Balestrazzi (Auticon)


La pensa così anche Monica Conti, direttrice dei Servizi Innovativi per l’Autismo di Fondazione Sacra Famiglia: «Il mondo per le persone neuro diverse è complicato. Si danno delle regole che non possono essere bypassate, perché altrimenti è il caos. Mentire, per loro, è come uscire dagli schemi, è destabilizzante. Hanno difficoltà a dire qualcosa di diverso da ciò che accade». Sacra Famiglia collabora con il Politecnico di Milano a un progetto di test sulla realtà aumentata per l’utilizzo dei mezzi pubblici e vede con favore l’impiego di persone con autismo su progetti legati all’intelligenza artificiale perché, spiega Conti: «Questi nuovi ruoli consentono di evitare il mascheramento, cioè la fatica di doversi adattare al modo in cui lavorano i neuro tipici, liberando energie per svolgere un compito che alle persone con neuro diversità riesce molto bene: trovare gli errori, gli imprevisti». Cioè dettagli che agli altri, umani o robot che siano, sfuggono.



I primi a pensare che diversità e tecnologia avanzata potessero essere i termini di un’equazione piuttosto che una contraddizione sono stati due ex agenti del Mossad, l’intelligence israeliana. è il 2013 quando lanciano Ro’im Rachok (“Sguardo sul futuro” in italiano), un programma basato su questa scommessa: può una caratteristica comune a molte persone con diversità — pensare per immagini, integrando tanti frammenti in un tutto e dunque notando anche piccolissimi dettagli — esserci utile per proteggere i confini dello Stato nel complicato scenario geopolitico del Medio Oriente? Il risultato è la Unit 9900: un’unità speciale delle Forze di difesa israeliane, formata da persone nello spettro, che ha il compito di analizzare le immagini in alta risoluzione inviate in tempo reale dai satelliti in cerca di oggetti o movimenti sospetti. Per la maggior parte delle persone neuro tipiche studiare ogni millimetro di una stessa immagine da diverse angolature sarebbe un lavoro noiosissimo, difficilissimo e troppo ripetitivo da sopportare. Per i ragazzi della Unit 9900, invece, è il contrario: un mestiere per cui sono portati, in cui sono considerati utili e capaci, e che consente una socializzazione di cui hanno bisogno per lavorare sulle fragilità relazionali che spesso sono un altro aspetto comune della neuro diversità. Ro’im Rachok è inoltre un importante strumento di inclusione e di rafforzamento dell’autostima. Prima della sua esistenza l’unico modo in cui i neuro diversi potevano partecipare al servizio militare che in Israele è obbligatorio per tutti i ragazzi e le ragazze sopra i 18 anni e che è un importante collante sociale era in qualità di volontari o di aiutanti di ufficio. Ora invece operano sul campo…

Per continuare a leggere questo articolo e l’intera inchiesta che dà il titolo (“Intelligenza speciale”, in alto la cover) al numero di VITA magazine di novembre occorre abbonarsi a VITA. Si può fare qui.

Il disegno di apertura e quelli che accompagnano la prima sezione del numero di Vita di novembre 2022 rappresentano opere dei giovani artisti dell’Atelier dell’Errore, una realtà nata dall’esperienza dei laboratori creativi della psichiatria minorile di Reggio Emilia e oggi diventata impresa in forma di cooperativa sociale, con dieci artisti/operatori dipendenti.


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