D isoccupazione come nel post 11 settembre, 550mila case pignorate, 45 milioni di americani senza assicurazione medica e 37 milioni che vivono sotto la soglia di povertà. La fotografia degli Stati Uniti a pochi giorni dal voto ritrae un Paese in balìa di una grossa crisi economica e sociale. A leggere questi numeri, i 3mila miliardi di dollari spesi per la guerra in Iraq e i 700 miliardi regalati a Wall Street sembrano uno schiaffo al popolo americano. Si rende necessario un deciso cambio di rotta, ed entrambi i candidati si dichiarano pronti ad assicurarlo. A spuntarla sarà il socialismo populista di Obama o il conservatorismo illuminato di McCain? Comunque vadano le elezioni, il prossimo presidente dovrà ripartire da questi numeri.
DISOCCUPAZIONE
All’origine di molti problemi che attanagliano l’America oggi, c’è l’incremento della disoccupazione. La concorrenza di Cina, India e Sud America abbinata, secondo la maggior parte dell’opinione pubblica, ad una gestione miope dell’economia interna da parte del presidente Bush (con più risorse destinate alla guerra in Iraq che a infrastrutture e posti di lavoro), ha fatto lievitare la disoccupazione. Secondo il Labor Department i disoccupati a settembre scorso erano 9,5 milioni, cioè il 6,1% della forza lavoro pari a 154,7 milioni di americani. Di questi, 5 milioni ricevono dei sussidi da parte del governo. In condizioni regolari di mercato gli aiuti non potrebbero protrarsi per più di 26 settimane, ma a giugno scorso il Congresso ha votato una misura straordinaria per prorogarli di altre 13 settimane. Questi numeri riportano l’America sui livelli di crisi che seguì l’attacco terroristico dell’11 settembre con previsioni future non certo rosee.
La bufera finanziaria dell’ultimo mese, in buona parte effetto della disoccupazione (senza lavoro i cittadini non possono ripagare i mutui e così i fondi bancari vanno in rosso), rischia di esserne la causa anche per i mesi a venire, visto che banche e società d’investimento hanno annunciato, e in parte già realizzato, tagli per migliaia di impiegati. La Citigroup ha già mandato a casa 11mila persone, e prevede di tagliarne 23mila entro fine anno; la WaMu ha annunciato oltre 6mila esuberi, Bank of America 7.500. Secondo il Labor Department, nei primi otto mesi sono stati tagliati in totale 605mila posti di lavoro, 84mila dei quali in agosto; il solo comparto finanziario nel mese di settembre ha lasciato a casa 17mila persone.
Oltre ai disoccupati, a rischio povertà ci sono anche gli anziani: nell’ultimo mese le Borse hanno bruciato 8mila miliardi di dollari, gran parte dei quali erano investimenti in fondi pensione di milioni di cittadini americani. Le pensioni fornite dal governo sono così esigue da non permettere una vecchiaia dignitosa. Ma oggi del «Save for the pension», come recitavano in questi anni le pubblicità dei fondi pensione, è rimasta solo un’alta colonna di fumo.
CRISI DEI MUTUI
La crisi economica è l’indiziata numero uno della crisi dei mutui che, secondo la Mortgage Bankers Association, coinvolge oggi in maniera più o meno grave 4 milioni di americani. Ad agosto scorso, ovvero già un mese prima della crisi di Wall Street, il numero dei pignoramenti in Usa era cresciuto del 27% rispetto allo stesso mese del 2007, con oltre 303mila case pignorate. A fine settembre erano già 550mila. Le previsioni per il futuro sono disastrose: entro la fine del prossimo anno, secondo gli esperti, oltre 2,8 milioni di americani potrebbero trovarsi nella condizione di rinunciare alla propria casa, cederla alle banche o rivenderla per un prezzo nettamente inferiore a quello pagato. In 12/18 mesi, secondo la Deutsche Bank, il 40% degli americani intestatari di un mutuo, pari all’incirca a 20 milioni, pagheranno un mutuo nettamente più alto rispetto al valore reale dell’immobile che hanno acquistato. La perdita della casa è una vergogna grandissima che, stando alle cronache di questi giorni, in alcuni casi porta anche al suicidio.
SANITÀ
Nonostante i 2mila 300 miliardi di dollari spesi ogni anni dagli Usa per la sanità, secondo l’U.S. Census Bureau 2007 oggi 45,7 milioni di americani sono senza assicurazione medica. Di questi, 8 milioni sono bambini visto che la sanità non è gratis nemmeno per i minori. Anzi, proprio in questi giorni anche le Hawaii, l’unico Stato che aveva promulgato una legge per garantire l’health care a tutti gli under 18, ha ritirato la disposizione a causa delle ingenti spese sostenute.
Nei mesi a venire, la crisi economica non potrà che aggravare l’emergenza sanità. Dei 202 milioni di americani assicurati, infatti, il 60% riesce ad accedere alla copertura solo perché questa è pagata in buona parte dal datore di lavoro. Per molti, dunque, perdere il posto di lavoro significherà perdere anche l’assicurazione sanitaria per sé e per la propria famiglia. Non a caso, la riforma dell’health care è in cima alle aspettative che gli americani riversano sul prossimo presidente (per il 70% è anche più importante del taglio delle tasse) e buona parte del dibattito tra i candidati ha avuto come tema proprio la sanità. Il programma di McCain incoraggia i singoli cittadini ad assicurasi indipendentemente dalla propria azienda, cercando l’offerta migliore sul mercato. In cambio lo Stato assicurerebbe uno sgravo fiscale annuale di 2.500 dollari per gli individui e di 5mila per le famiglie, sottraendo così alle aziende i vantaggi a cui oggi hanno diritto nel momento in cui forniscono l’assicurazione ai dipendenti. Obama propone, invece, la copertura totale per i minori e l’intervento economico da parte dello Stato per gli adulti che non possono permettersi l’assicurazione. Più volte Obama ha annunciato l’intenzione di creare una piattaforma di confronto diretto tra governo e assicurazioni, per negoziare e definire nel dettaglio le regole della fornitura sanitaria (come ad esempio il divieto di incrementare le tariffe quando il paziente ha una malattia in corso). Per finanziare il piano Obama prevede di tassare i capitali superiori ai 250mila dollari. Secondo una valutazione della società di ricerca indipendente The Commonwealth Fund, nei prossimi dieci anni il piano di McCain ridurrebbe il numero degli americani non assicurati solo di 1,3 milioni ad un costo di 1,3 miliardi di dollari, mentre con quello di Obama i non assicurati si ridurrebbero a 34 milioni al prezzo di 1,63 miliardi.
POVERTÀ
Aumento della disoccupazione, crisi dei mutui e del sistema sociale si traducono in un unico parametro: incremento della povertà. Nonostante le eccellenze imprenditoriali ed economiche che tutti conosciamo, gli Stati Uniti rimangono tra i Paesi sviluppati a maggiore concentrazione di poveri. Secondo il Center for American Progress, 37 milioni di americani vivono oggi sotto la soglia di povertà, 5 milioni in più rispetto a cinque anni fa. Un povero su quattro è nero, e gli afroamericani rappresentano il gruppo etnico più povero negli Usa. Il 21% degli americani indigenti è ispanico, il 10% asiatico e l’8% bianco. In una ripartizione per età, a scontarla sono soprattutto i minori: il 17% degli under 18 anni è povero così come il 9% degli ultra 65enni, e l’11% degli adulti tra i 18 e i 64 anni. In media un americano su tre, prevede l’indagine, potrebbe essere costretto a sperimentare un periodo di indigenza nell’arco dei prossimi 13 anni; nello stesso periodo un americano su 10 rimarrà povero per la maggior parte del tempo e uno su 20 sarà condannato all’indigenza per almeno dieci anni.
ARMI
Negli Stati Uniti si concentra il numero più alto di armi ad uso personale nel mondo. Si stima che oggi ci siano in circolazione almeno 250 milioni di armi da fuoco e che il 45% delle famiglie americane ne abbia almeno una. Va da sé che gli Usa siano anche il maggiore acquirente a livello internazionale: la metà delle armi prodotte nel mondo finiscono infatti per essere vendute agli americani. Il possesso di armi è direttamente correlato alla crescita della criminalità, visto che secondo l’Fbi nel 2006 il 55% degli omicidi sono stati commessi con armi da fuoco.
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