Mondo

“Mali” che vengono per nuocere

di Giulio Albanese

Le cose si mettono male per i francesi. Infatti, oggi, si è verificato un “sequestro” in Algeria che complica non poco la loro già difficile missione nel Nord del Mali.  Come forse già sapranno i lettori di questo Blog, i rapitori dei 41 lavoratori stranieri (americani, francesi, britannici, norvegesi e giapponesi), oltre a 150 algerini, hanno chiesto la “fine immediata” dell’intervento militare francese nel vicino Mali. È quanto si legge in un comunicato del gruppo estremista che comunque, a detta delle autorità militari algerine, non proveniva dal Mali. Il raid è avvenuto, stamane, nel bel mezzo del deserto algerino, contro un giacimento petrolifero gestito dalla Statoil, colosso petrolifero norvegese, che gestisce il sito con Bp e l’algerina Sonatrach. Questa sera, alcuni degli ostaggi sono stati rilasciati ma, secondo le prime informazioni, si tratterebbe di lavoratori di nazionalità algerina. Le truppe francesi, intanto, oggi, hanno ingaggiato il primo scontro sul terreno con i guerriglieri jihadisti, presenti nel Mali. La battaglia, definita “difficile” dal ministero della difesa francese, è avvenuta nella cittadina di Diabaly, a circa 400 chilometri da Bamako. Per quanto riguarda, invece, i soldati dell’Ecowas/Cedeao, il blocco dei Paesi dell’Africa occidentale, arriveranno in Mali “il prima possibile”, ha assicurato il presidente della Costa d’Avorio e presidente di turno dell’organismo, Alassane Ouattara. Il presidente ivoriano ha parlato ai giornalisti, durante una missione diplomatica a Berlino, invocando “il sostegno di tutti i Paesi europei”. Un’Europa che, com’è noto, si mobilita fornendo soprattutto appoggio logistico, ma che manca di una politica estera davvero unitaria. Una cosa è certa: la partita maliana è ancora un’incognita e a pagare il prezzo più alto, per il momento, sono i civili. Ma sarà mai possibile che nessuno a Bruxelles si chieda chi c’è davvero dietro ai ribelli jihadisti? Che razza d’intelligence hanno gli occidentali? Le armi e le munizioni di questi fanatici, a detta delle mie fonti, non vengono foraggiate solo dall’ex arsenale libico, ma soprattutto dai salafiti, di matrice saudita, che operano impunemente nel Nord Africa; mentre i soldi sono forniti dal mercato degli stupefacenti che provengono dai Caraibi. Povero Mali!

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