Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Media, Arte, Cultura

Manager con ramazza

Sorprese. La storia di Francesco Cesario, amministratore della Timberland e volontario

di Roberto Beccaria

Ingredienti per un cocktail di successo: prendete un ex sergente istruttore della Folgore, un mito americano come Nathan Swartz (fondatore della Timberland), un rampante manager che a soli 44 anni è amministratore delegato dell?azienda che ha fornito le calzature a tutti i paninari degli anni Ottanta. Aggiungete la fedeltà alle dure leggi del mercato e la gestione di profitti di miliardi. Shakerate con forza e otterrete Francesco Cesario, il cocktail suggerito a tutti gli imprenditori d?Italia e non solo. Un uomo da sempre dedito alla gestione del personale e all?amministrazione di grandi aziende: dalla Norman Craig Kummel, alla Samsonite, alla Delsey e finalmente alla Timberland. Un uomo che, a leggerne il curriculum, ha sempre avuto come scopo il profitto, l?espansione del mercato, la ricerca di nuove risorse umane, come si dice in gergo aziendale. Ma allora che cosa c?entra un personaggio di questo genere con il volontariato, con l?impegno sociale? Un salto al parco Sempione di Milano al sabato mattina e lo si capisce subito. La Timberland italiana ha stanziato 400 milioni per un progetto della Nathan Swartz Foundation – creata nel 1995 da Sydney Swartz, nipote del fondatore della casa produttrice di scarpe e abbigliamento sportivo – che ha come scopo unico la formazione professionale di giovani disoccupati. Ma non solo formazione professionale. Gruppi di otto ragazzi stanno pulendo il parco più grande di Milano. E per Cesario anche questo è lavoro, anche questa è formazione. Al mattino i giovani seguono corsi di inglese e di informatica, al pomeriggio si impegnano in lavori socialmente utili. Niente di meglio per occupare giornate che, altrimenti, sarebbero vuote e noiose. Se poi si viene a sapere che il tutto è anche retribuito 700 mila lire al mese, verrebbe voglia di fare subito una bella firma in calce al contratto proposto dalla fondazione e sponsorizzato dalla Timberland. Ma andiamo con ordine. Cesario ha studiato negli Stati Uniti. E un giorno del 1979, durante una lezione all?università di New York, l?illuminazione. «Il docente di ?Responsabilità sociale delle corporation?», ricorda Cesario, «insegnava che una parte del profitto delle aziende deve ritornare alla comunità in cui l?azienda agisce». Non solo strutture per i dipendenti, dunque. Ma un vero e proprio impegno nei confronti di tutta la società. Una volta diventato amministratore delegato Timberland, Cesario ha trovato il terreno fertile per applicare ciò che aveva imparato negli Usa. «Abbiamo sia un dovere morale, sia un ritorno economico da questo nostro impegno. Perché come persona posso anche essere semplicemente filantropo. Ma come amministratore delegato devo garantire all?azienda un guadagno economico». Ritorno economico dal volontariato? Sembra arabo per noi italiani. Eppure Cesario è convincente: «Le aziende che oggi si impegnano nel sociale, saranno quelle che sopravviveranno domani. Tutte le altre sono destinate a morire. Perché i clienti impareranno sempre più a scegliere i prodotti, oltre che per la loro qualità, anche per il fatto che li produce un?azienda che, come nel nostro caso, ripulisce un parco cittadino o assiste gli anziani e gli handicappati». Non è fantascienza. Negli Stati Uniti, patria del capitalismo e del liberismo, avviene già così: il progetto statunitense City Year, per esempio, coinvolge circa duemila persone, con investimenti che sfiorano i 5 milioni di dollari in tre anni (circa 8,5 miliardi di lire). «L?importante è realizzare profitti per sé e lavoro per gli altri». È questa la filosofia Timberland. E così, da ottobre a oggi, ben otto ragazzi sono stati formati da Cesario, e quattro hanno già trovato un impiego. Oltre che aver assistito anziani e disabili e aver avuto uno stipendio fisso al mese. «Gli altri quattro hanno rifiutato il lavoro che avevamo loro offerto», precisa Cesario. «Il lavoro c?è per tutti, anche per gli extracomunitari che sono i più interessati quando ci vedono pulire il parco Sempione». Ma non c?è nessun vincolo per entrare a far parte della squadra? Di solito le aziende si scelgono accuratamente il loro personale. «In verità sì: occorre avere un?età compresa tra i 18 e i 25 anni, almeno un diploma, rispetto per i superiori, pulizia e puntualità, proprio come nel mondo del lavoro. E poi cortesia, gentilezza e soprattutto mano ferma quando si stringe quella del datore di lavoro». E ora l?iniziativa di Timberland sta piano, piano coinvolgendo altre importanti aziende italiane. Infatti sono ormai cosa fatta gli accordi con imprese del calibro di Giochi preziosi, Ast computer e Mondadori informatica. E il rapporto con il mondo politico? Per Cesario non c?è nessun problema: è possibile collaborare con qualsiasi partito dello schieramento italiano. «Milano è governata dal Polo e noi abbiamo trovato un ottimo appoggio dalla nuova giunta. Cosa che non si può dire della precedente, quella leghista. Ma abbiamo anche un progetto in via di realizzazione con il comune di Cattolica, dove il sindaco è dell?Ulivo. Siamo aperti a tutti, indistintamente, purché ci lascino la possibilità di organizzare compiutamente il volontariato che finora in Italia è sempre stato delegato all?iniziativa della singola persona», conclude Cesario. Nel frattempo gli otto ragazzi vestiti di rosso Timberland, si concedono una pausa nel lavoro. Si dirigono verso uno dei baracchini delle bibite che invadono il parco Sempione nei fine settimana: è passato mezzogiorno e il sole inizia a farsi sentire. Mentre i ragazzi si dissetano, Cesario monta in bicicletta e torna verso casa. Un ultimo gesto di rispetto nei confronti dell?alberello che capeggiava sulle scarpe degli anni Ottanta. La fondazione Nel nome di Swartz La Nathan Swartz Foundation, che prende il nome dal fondatore della Timberland, nasce nel 1995. Il suo scopo è quello di convogliare risorse economiche e umane nell?impegno sociale a vantaggio della comunità. Non ha fine di lucro e svolge compiti di assistenza a indigenti ed emarginati, di sostegno alla ricerca medica e organizza convegni. Per il 1997 la Nathan Swartz Foundation prevede la realizzazione di cinque progetti. Il primo si chiama ?Nathan Swartz Care Force?, nel servizio a lato. Il secondo era il convegno ?Il nuovo ruolo del capitalismo nella società post-industriale? , svoltosi a maggio. Il terzo realizzerà una ?Discoteca sana?: 50 milioni per una discoteca senza sballo gestita da don Mazzi. Il quarto è un altro convegno dal titolo ?Tolleranza religiosa e razziale?, da organizzare. Il quinto è ?La scuola di formazione artigianale della calzatura?, in cui si insegnerà un vero mestiere. Per ulteriori informazioni: tel. 0549/ 905969, fax 0549/908828.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA