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Cooperazione & Relazioni internazionali

Marchesi: «Serve una lobby dei diritti umani»

Parla il neo-presidente Antonio Marchesi: «Immigrazione clandestina, omofobia, tortura: tre provvedimenti da approvare subito». «Bonino e Kyenge interlocutori importanti».

di Silvano Rubino

 

 

Antonio Marchesi torna alla presidenza di Amnesty  Italia. E lo fa sotto il segno dell'attenzione alle cose italiane. Marchesi, che insegna Diritto internazionale nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Teramo, è stato eletto presidente di Amnesty International Italia dalla XXVIII Assemblea generale dell'associazione  alla quale hanno preso parte oltre 350 iscritti, tra delegati e soci singoli.  Succede a Christine Weise, che ha fatto due mandati. Marchesi è iscritto ad Amnesty International Italia dal 1977 e ne è stato presidente dal 1990 al 1994. Dopo quella data, spiega a Vita.it. «non ho mai smesso di collaborarare con Amnesty, la nostra è una storia continuativa sin dalla fine degli anni 70». È stato consulente del Segretariato internazionale di Amnesty International (soprattutto sulla pena di morte e la giustizia penale internazionale) e ha svolto missioni negli Stati Uniti, in Uganda, in Algeria e in Tunisia e, nel 1998, ha fatto parte della delegazione alla Conferenza istitutiva della Corte penale internazionale.

Un ritorno che però, spiega, non è una replica: «In questi anni è cambiato tutto: è cambiato il mondo ma anche Amnesty, quella che affronto è una sfida completamente nuova».

Nuova, a cominciare da un'attenzione sempre più marcata all'Italia e ai problemi di diritti umani dentro i nostri confini: «Voglio che Amnesty sia», spiega, «sempre più parte integrante della società italiana, visibile e presente, un interlocuture di tutti. Sono molti orientato alla crescita della  cosiddetta "local relevance"».

«Continuerà», aggiunge, «la campagna "Ricordati che devi rispondere" e il lavoro sui dieci punti, sui diritti umani in Italia. La volontà dell'associazione  è di far capire che c'è un insieme organico di questioni che rigurdano i diritti umani in Italia che vanno adeguatamente evidenziati».

Gli interlocutori istituzionali, ora, ci sono e sono pienamente operativi. Appena insediatosi, il Governo Letta ha ricevuto una lettera da Amnesty che auspica un impegno sin dall'avvio delle attività di governo in favore dei diritti umani.

Sono tre le emergenze principali, secondo Marchesi, «L'introduzione de reato di tortura, l'abolizione del reato di immigrazione clandestina, la legge sull'aggravante di omofobia. Sono obiettivi di carattere legislativo, molto concreti. Non si tratta di fare un programma a lungo termine o di lavorare per introdurre una cultura diffusa dei diritti umani, ma di fare delle norme, attuabili in tempi rapidi».

L'oggettiva anomalia della maggioranza che regge questo governo, di cui fanno parte  gli stessi partiti che, per esempio, contribuirono a introdurre il reato di immigrazione clandestina o gli stessi che affossarono nella scorsa legislatura la legge sull'omofobia, non scoraggia affatto Marchesi: «Noi non ci fermiamo mai. La battaglia sull'introduzione del reato di tortura la portiamo avanti dal 1988. Persino sull'abolizione della pena di morte dal codice di guerra ci sono volute 4 legislature. Sappiamo che su certi temi ci sono resistenze più trasversali. Ma noi  andiamo avanti ugualmente. Nessuna battaglia è veramente facile».

E si va avanti cercando di creare, all'interno del Parlamento, una sorta di lobby trasversale dei diritti umani: «La campagna "Ricordati che devi rispondere"», conferma Marchesi, «serviva a costruire alleanze che non fossero dete dal colore politico ma dalla volontà di impegnarsi dei singoli parlamentari su questi temi».

Quanto al Governo, Marchesi si astiene, come da tradizione di Amnesty, da dare giudizi politici di alcun tipo. Ma è evidente che ci sono alcune personalità su cui Amnesty può scommettere con più facilità: «Siamo contenti che nel governo siano entrate persone  come Cécile Kyenge  ed Emma Bonino che fanno pensare a una buona risposta alle sollecitazioni di Amnesty. Sicuramente che ci sia un ministro dell'integrazione di origine africane è positivo e le cose che ha detto sulla cittadinanza ci hanno fatto piacere».

Quanto a Emma Bonino agli Esteri, Marchesi spera che serva a superare un approccio di sola «sola realpolitik con la sponda Sud del Mediterraneo». Una delle principali campagne di Amnesty riguarda proprio il tema dei diritti umani nei vecchi e nuovi regimi dei paesi arabi e mediterranei. «Bonino sa di cosa parliamo, sono temi su cui ha sempre mostrato di essere sensibile. E Medio Oriente e Nord Africa continueranno continueranno a essere una priorità per Amnesty»..


 


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