Terzo settore & Progetto di vita
Marco Zanisi: «Siamo davvero pronti a dare dignità ai desideri delle persone?»
La riforma della disabilità, introdotta dal decreto legge n. 62/2024, ha imposto una profonda e articolata riflessione al Terzo settore, chiamato a trovare nuove soluzioni a questioni solo in parte nuove, per rispondere ai bisogni e ai desideri delle singole persone con disabilità, con flessibilità e innovazione

qual è il ruolo del Terzo settore – associazioni, cooperative, enti gestori – nel cambiamento disegnato dalla riforma della disabilità e dal decreto legislativo 62/2024? A quali sfide è chiamato? In cosa deve cambiare? Quale contributo può portare? Su VITA comincia un racconto a più voci per guardare dentro il cambiamento in atto, con le sue opportunità e le criticità da affrontare. Ne abbiamo parlato con Marco Zanisi, presidente della cooperativa sociale Serena di Lainate (Mi), aderente a Legacoopsociali, per il quale a fare la differenza nella dinamicità richiesta e nella complessità della situazione saranno principalmente la motivazione e la volontà di «dare dignità ai desideri delle persone».
Qual è il ruolo del Terzo Settore oggi, in questo momento dinamico e cruciale per il mondo della disabilità?
Nella speranza di non essere frainteso, ritengo che il Terzo settore oggi sia chiamato a dimostrare, con i fatti, la propria centralità nel sistema di programmazione dei sostegni che permetteranno alle persone con disabilità di raggiungere i propri obiettivi esistenziali. Associazioni, cooperative, enti gestori, hanno vissuto e vivono tutt’ora in una sorta di “presupposto di esistenza” che non mette in discussione la loro necessità: “esistono le persone con disabilità-servono strutture a loro dedicate-non si può fare a meno di noi che le progettiamo e gestiamo”. Condizione naturale per tutti noi, operatori sociali di oggi, come per quelli che ci hanno preceduto della seconda metà del secolo scorso. Condizione già messa in discussione dalla pochezza delle risorse a disposizione che deve, oggi (ma anche l’altro ieri, quando sono state pubblicate le prime linee guida sulla costruzione dei progetti di vita – Airim 2010) essere totalmente rivista da parte del Terzo settore, prima che dall’esterno giungano istanze che potrebbero forzare i tempi. Il dl 62/24 cambia il presupposto sopra indicato, avviando il processo non più dalla condizione di disabilità ma da quella della desiderabilità. Che cosa è importane per quella persona? Da cosa è costituita la sua qualità della vita? Di cosa ha bisogno per realizzare questi obiettivi? Dove si trovano i sostegni per permettere tutto questo? Il Terzo settore dovrà compiere questo fondamentale cambiamento (a dire il vero già in atto in molte realtà): non credersi indispensabili costruttori di proposte, ma diventare capace di accogliere domande e cocostruire risposte.
A quali cambiamenti sarà chiamato il Terzo settore?
Il Terzo settore è chiamato a cambiare il proprio assetto nel mondo delle risposte alle aspettative, ai diritti ed ai bisogni delle persone con disabilità. Credo si stia esaurendo il tempo dei “tavoli”, evolvendosi nella dimensione che il professor Croce anni fa definiva come quella del “torpedone”. Un luogo dinamico, capace di adattarsi ai bisogni e ai contesti, dove non importa chi sia alla guida, ma che la direzione (nella quale il Progetto di Vita trova compimento) sia scelta dalla persona con disabilità. Uno spazio che raccolga e valorizzi le posizioni e le competenze di tutti, orientandole nella direzione comune che il Progetto di Vita deve indicare chiaramente.
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