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Mecenate 90 fa venti e scommette su Letta

di Redazione

Gianni Letta è il nuovo presidente onorario di Mecenate 90. La nomina è stata ufficializzata nell’assemblea dell’associazione convocata, in occasione del ventennale, per una valutazione dell’attività e per fare il punto su una iniziativa specifica, lanciata 20 mesi fa, il manifesto «Italia, Paese della cultura e della bellezza». Alain Elkann e Ledo Prato, rispettivamente presidente e segretario generale del sodalizio (per iniziativa del quale nel 2003 è nata Fondazione CittàItalia), hanno presentato alcuni dei progetti in corso: dalla promozione della casa ecologica in collaborazione con il ministero dell’Ambiente, al progetto «Alla scoperta del tuo Paese» (in collaborazione con l’Istruzione) per arrivare alla proposta di legge a favore delle città d’arte. «Il testo è stato presentato identico dai senatori della maggioranza e da quelli dell’opposizione, ma giace da un anno in commissione», spiega Prato, che sottolinea come un’altra iniziativa, per la promozione dei 44 siti Unesco dell’Italia, meriterebbe più attenzione.
Non mancano motivi di soddisfazione, come il maggior coordinamento tra ministeri (degli Esteri e dei Beni culturali) per la promozione dei beni culturali italiani. «La piccola fiamma che abbiamo acceso 20 anni fa», ha detto Giuseppe De Rita, presidente del Censis, «è cresciuta e si è sviluppata: quando tutti pensavano che le politiche culturali fossero solo ministeriali, Mecenate 90 ha saputo rilanciare l’idea del policentrismo, impegnandosi al contempo perché le strutture pubbliche esercitino le loro funzioni di coordinamento». Un altro riconoscimento è giunto dal neopresidente onorario, il sottosegretario Letta, secondo il quale l’associazione «ha il merito di voler parlare alla politica e non alle parti politiche», sollecitando tutti a lavorare per la valorizzazione del nostro patrimonio artistico. «L’arte e la cultura italiana hanno bisogno di strutture come Mecenate 90 che favoriscono la collaborazione tra il sistema pubblico e quello privato, ma anche stimolano il sistema pubblico». «In occasione di drammatici avvenimenti come il terremoto dell’Aquila o quello di Haiti», ha concluso Letta, «ci accorgiamo come oltre le perdite di vite umane, il dissolversi del patrimonio culturale lasci intere comunità al rischio di perdere identità e radici». (M. R.)

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