Immigrazione
Mediterranea a processo: «Alle accuse rispondiamo con una nuova nave per salvare vite»
Per la prima volta in Italia un'organizzazione non governativa, impegnata nel soccorso di migranti in mare, affronterà un processo. Il capo missione Luca Casarini: «Saremo noi a chiamare come testimoni i ministri e le autorità che hanno deciso di lasciare alla deriva, in mezzo al mare, 27 esseri umani per 38 giorni. Al male rispondiamo con il doppio del bene: abbiamo una nuova nave da portare in mare»
di Anna Spena

«Noi rispondiamo con un sorriso a questo rinvio a giudizio». Sono queste le prime parole che Luca Casarini, capo missione di Mediterranea Saving Humans, ong che salva i migranti nel Mediterraneo, affida ad un video pubblicato sulle pagine social dell’ong, dopo la notizia del rinvio a giudizio.
Su richiesta della procura, infatti, la giudice delle indagini preliminari del tribunale di Ragusa ha deciso di rinviare a giudizio sei attivisti di Mediterranea Saving Humans con l’accusa di “favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina”. La decisione si riferisce a quanto accaduto l’11 settembre 2020, quando la nave Mare Jonio intervenne per soccorrere 27 persone migranti che da 38 giorni si trovavano a bordo della petroliera danese Maersk Etienne, a cui poi per più di un mese era stato negato il permesso di sbarco in diversi paesi. La società armatrice Maersk Tankers, proprietaria della nave Etienne, ha dichiarato che le autorità maltesi avevano inizialmente richiesto alla nave di prestare soccorso ai migranti, per poi negare l’autorizzazione allo sbarco nel proprio territorio. Malta ha respinto questo affermazione, sostenendo di non aver mai fatto la richiesta all’Etienne e che il salvataggio era avvenuto al di fuori delle sue acque territoriali.
Sarà la prima volta che in Italia un’organizzazione non governativa e l’equipaggio di una nave impegnata nel soccorso di migranti nel Mediterraneo affronteranno un processo penale in relazione a un’operazione di salvataggio. Diverse ong erano già state oggetto di indagini per fatti analoghi, ma nessuna aveva mai affrontato la fase dibattimentale, che in questa situazione specifica inizierà nel mese di ottobre. «Mediterranea», scrivono dall’ong, «ha scelto ancora una volta, di stare dalla parte della vita, portando in salvo quelle persone nel porto di Pozzallo, dove sbarcarono con l’autorizzazione delle Autorità italiane. Tre mesi dopo la compagnia Maersk Tankers fece una trasparente donazione a sostegno delle attività di soccorso civile in mare. Su questa vicenda è stata costruita una montatura politico-giudiziaria, che siamo pronti a smantellare in sede di processo».
Processo che «diventerà l’occasione di un dibattito pubblico», continua Casarini. «Saremo noi a chiamare come testimoni i ministri e le autorità che hanno deciso di lasciare alla deriva, in mezzo al mare, 27 esseri umani per 38 giorni. Tra cui una donna violentata dalle guardie libiche nei lager. È stato il più lungo abbandono della storia del Mediterraneo».
Oggi l’ong a questo tentativo di criminalizzare la solidarietà, «risponde con i fatti», spiegano. «Mediterranea Saving Humans ha una nuova, grande e meravigliosa nave pronta a salpare. Questa nuova nave continuerà a soccorrere chi chiede aiuto in mare. È la risposta più forte e concreta che possiamo dare a chi, nel governo italiano e nelle istituzioni europee, lavora con accanimento per impedire che le vite delle persone migranti vengano salvate. Noi facciamo parte della flotta civile di soccorso. Ci impegniamo insieme per salvare vite, mentre altri tramano per respingerle, causando ogni giorno sofferenze e morte. La nuova nave nasce da una convinzione profonda: in un mare Mediterraneo trasformato in una gigantesca fossa comune, contro i campi di prigionia finanziati dall’Ue in Libia, contro gli accordi con dittatori e trafficanti, noi rilanciamo raddoppiando la solidarietà e l’impegno. Grazie alla cooperazione tra Sea-Eye e Mediterranea, questa nave è anche un simbolo: dimostra che un altro Mediterraneo è possibile, che un altro mondo è possibile. Non ci fermeranno con la diffamazione, lo spionaggio, i processi. Ci hanno definito una “minaccia alla sicurezza nazionale”, tentano di calunniarci, d’isolarci, d’intimidirci. Ma non ci riusciranno. La forza di chi salva vite è più grande del potere di chi le lascia morire. Ci vorrebbero silenziosi e impauriti. Ci trovano più determinati, più felici, più vivi che mai».
«Al male rispondiamo con il doppio del bene», chiosa Casarini. «e questo è possibile perché siamo tanti e tante che lavorano per soccorrere vite in mare, per liberare prigionieri dei lager, per aiutare nel deserto: questa nave è il segno che faremo molto più di prima».
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