Cultura
Mediterraneo: da Roma le politiche di sviluppo per l’area
E' quanto ha annunciato oggi il presidente di Legacoop Poletti, chiudendo il convegno "L'impresa cooperativa, l'Europa e le regioni del Mediterraneo"
di Redazione
La Citta’ Eterna diventa la sede permanente di confronto tra le cooperative per lo sviluppo dell’area mediterranea. Il tutto inteso in chiave di promozione dei processi economico-sociali, nel rispetto delle capacita’ produttive di ogni singolo Paese. E’ quanto ha annunciato oggi il presidente di Legacoop, Giuliano Poletti, chiudendo la due giorni di lavori del convegno ‘L’impresa cooperativa, l’Europa e le regioni del Mediterraneo’, organizzato dalla stessa centrale cooperativa in collaborazione con la Camera di Commercio di Roma, e che ha visto la partecipazione di numerosi esponenti istituzionali e del mondo delle cooperative dei Paesi del Sud del Mediterraneo. Dopo aver incassato il sostegno al progetto di una parte significativa delle istituzioni, tra cui il presidente della Regione Lazio, il presidente della Camera di Commercio di Roma, il ministro delle Politiche Agricole e il viceministro per le Attivita’ Produttive, ”Legacoop – ha annunciato Poletti – si impegna a promuovere una sede permanente di confronto e di promozione delle opportunita’ di collaborazione economica e imprenditoriale fra le imprese cooperative italiane e dei Paesi del Mediterraneo”. A tal fine, ha annunciato tra gli applausi degli addetti ai lavori, per lo piu’ stranieri, ”Legacoop assume l’impegno di convocare un incontro specifico fra le organizzazioni cooperative e le imprese ad esse aderenti interessate a questo progetto, con l’obiettivo di arrivare a proposte operative condivise”. Nel frattempo un altro placet importante e atteso, dopo quelli archiviati nella giornata di ieri, e’ arrivato stamani dal sindaco di Roma Valter Veltroni: ”quella di diffondere il modello cooperativo nella sponda Sud del Mediterraneo – ha osservato – e’ una grande idea. Altrettanto apprezzabile e significativa e’ la scelta di Roma, che cosi’, grazie alla sua provata vocazione, potra’ diventare luogo permanente di scambio e di promozione di un progetto tanto utile quanto concreto. Infatti – ha spiegato, facendo riferimento al terrorismo internazionale – molta parte del futuro degli equilibri mondiali e’ legata alla capacita’ di pensarsi Mediterraneo”. Giudizio positivo anche dal ministro delle Politiche Agricole Gianni Alemanno, che ha affrontato il tema sotto il profilo delle produzioni agroalimentari, settore principe degli scambi con e tra i Paesi dell’Area del Mediterraneo. In vista dell’entrata in funzione dell’Area di Libero di Scambio, ha avvertito, ”lo sviluppo rurale non puo’ non vedere nello strumento delle cooperative una risorsa essenziale, e cio’ perche’ esse sono in grado di mantenere le imprese su dimensioni contenute, anche al fine di concentrare l’offerta”. Il tutto con il fine di favorire gli scambi verso il mercato interno, ”cioe’ Sud-Sud e non piu’ Sud Nord”, e questo anche perche’ le produzioni agroalimentari dei Paesi del Mediterraneo ”non possono integrare quelle dell’Ue”. La validita’ del modello di sviluppo delle cooperative e’ stata confermata da piu’ di un addetto ai lavori delle delegazioni straniere. Dal 1995 al 2004, ha ricordato la marocchina Boutaina Idrissi, responsabile nazionale dello Sviluppo della Cooperazione, ”le cooperative marocchine sono passate da 145 a quasi 5 mila; un sistema imprenditoriale governato da 30 associazioni e che vede il suo fiore all’occhiello proprio nell’agroalimentare, nel cui ambito operano ora piu’ di 3 mila imprese”. Di rilievo anche la testimonianza di Amos Rabin, patron dell’Associazione delle imprese dei Kibbutz, secondo il quale il sistema delle cooperative ”puo’ essere utile anche alla coesione dei popoli: non a caso – ha sottolineato – la mia organizzazione ha avviato diversi progetti, soprattutto nell’ambito dell’agricoltura, nella striscia di Gaza e in Cisgiordania”. Incoraggiante anche il parere di Kamal Abdoul Kier, presidente dell’Unione delle cooperative agricole dell’Egitto, secondo il quale ”il modello cooperativo si adatta meglio di altri alla realta’ di sviluppo del mio Paese”. Interessante infine l’esperienza della ‘Mediterranean Fruit Company’ (Mfc), Spa consortile varata dalla cooperativa italiana ‘Apofruit’, promossa nel 2002 per avviare il processo di internazionalizzazione della filiera ortofrutticola in Egitto, Turchia e Tunisia.
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