Non profit
Medvedev: dopo Kosovo, “obbligato” riconoscere Ossezia-Abkhazia
Il presidente russo in un articolo inviato al Financial Times
di Redazione
Dopo che l’Occidente ha riconosciuto l’indipendenza del Kosovo, come avrebbe potuto la Russia dire no alle aspirazioni d’indipendenza dell’Abkhazia e dell’Ossezia del sud, considerato anche l’attacco che stavano subendo dalla Georgia? Dmitri Medvedev, il presidente russo che ieri ha riconosciuto le due repubbliche indipendentiste caucasiche, in uno sforzo per spiegare ai media internazionali la sua scelta, ha inviato un articolo al Financial Times in cui, tra le altre motivazioni, sottolinea il parallelismo con la provincia balcanica indipendente dalla Serbia da febbraio.
“Ignorando gli avvertimenti della Russia, i paesi occidentali hanno fatto a gara per riconoscere l’illegale dichiarazione d’indipendenza dalla Serbia del Kosovo”, ricorda Medvedev. “Noi abbiamo argomentato – aggiunge – a ragione che sarebbe stato impossibile, dopo tutto quel che era accaduto, dire agli abkazi e agli osseti (e a decine di altri gruppi nel mondo) che quel che era giusto per gli albanesi kosovari non lo era per loro. Nelle relazioni internazionali non si possono avere delle regole per alcuni e regole diverse per altri”. Il presidente russo nell’articolo afferma anche che Mosca ha tentato di persuadere il presidente georgiano Mikhail Saakashvili di firmare un accordo sul non uso della forza, ma il capo dello stato di Tbilisi ha rifiutato. “Abbiamo scoperto il perché solo nella notte tra il sette e l’otto agosto”, con l’attacco all’Ossezia del sud, sostiene Medvedev, per il quale “solo un pazzo avrebbe potuto fare un simile azzardo”. La Russia, insomma, per Medvedev è stata costretta a reagire alla Georgia.
“Non avevamo – dice il presidente russo – altre scelte che schiacciare l’attacco per salvare vite. Non è stata una guerra che abbiamo scelto. Non abbiamo piani per il territorio georgiano. Le nostre truppe sono entrate in Georgia per distruggere le basi da cui era stato lanciato l’attacco”.
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