Welfare
Meno anziani in ospedale più sostegni alle famiglie
Alberto Ripamonti (Fondazione don Gnocchi)
di Redazione

Uno degli obiettivi del Libro Bianco cui ci sentiamo più vicini è quello di potenziare le reti di cura e assistenza per ridurre l’ospedalizzazione degli anziani e creare supporti alle famiglie. In quest’ottica vorrei richiamare un’esperienza che ottenne buoni risultati e che sarebbe da riconsiderare: i custodi sociali sociosanitari.
Queste figure vennero da noi proposte al ministero della Salute nel 2004 e trovarono applicazione concreta in alcune regioni, tra cui la Lombardia. Furono sperimentazioni locali di diversa portata, che rappresentarono però un valore perché costituivano una risposta pratica alle difficoltà di tante famiglie spesso lasciate sole a prendersi cura degli anziani, e nel contempo contribuivano a raggiungere obiettivi di risparmio significativi su costi che altrimenti sarebbero stati coperti dal sistema sanitario pubblico. Si era progettato di rendere queste figure stabili nel sistema sociosanitario, ma poi, nonostante l’interesse di alcuni amministratori locali, non se ne è fatto più nulla. Perché non recuperare gli aspetti positivi di questa esperienza?
Un altro tema che ci sta a cuore è quello del volontariato. Si sente spesso parlare della scuola e del ruolo che dovrebbe avere nella formazione globale dei giovani. A scuola si parla di lavori socialmente utili e di volontariato soltanto quando si ha a che fare con soggetti “difficili”, che vengono inviati a svolgere attività sociali quasi fossero una punizione. Credo invece che sarebbe opportuno valorizzare le esperienze di felice contaminazione tra scuola e volontariato e dare contributi a quegli istituti che volessero investire in percorsi formativi per gli studenti nel volontariato. Il volontariato è un’esperienza di crescita e formazione importante per i giovani, che tra l’altro spesso sono attratti da altri valori più effimeri, e li aiuta ad orientarsi nella scelta della professione futura verso percorsi ormai non molto popolari. Lo vediamo nella nostra esperienza quotidiana: molti dei lavoratori della Fondazione don Gnocchi sono ex volontari. Forse non avrebbero mai intrapreso la loro professione se non avessero toccato con mano le ricchezze di questo mondo, i suoi bisogni, ma anche le soddisfazioni che può dare.
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