Famiglia

Meno palazzoni, più fantasia

Parla Fabio Terragni, agente per lo sviluppo, presidente di Milano Metropoli

di Redazione

Immaginazione: secondo Fabio Terragni, presidente di Milano Metropoli Agenzia di sviluppo (www.asnm.com), è questo l?ingrediente necessario per rispondere al bisogno di casa. «Il problema dell?abitare ormai è anche una zavorra allo sviluppo economico: è interesse dell?intera comunità pensare a politiche che mixino l?intervento pubblico con quello privato», spiega Terragni.

Vita: Può chiarire il concetto?

Fabio Terragni: La scintilla per innescare lo sviluppo economico di un territorio è la capacità di attrazione dei talenti. Se mancano le case a prezzi accessibili, nessuno studente italiano o straniero deciderà di stabilirsi a Milano. Questo a prescindere dalla qualità delle università. Sono appena rientrato da un viaggio a San Francisco. Per gli amministratori la priorità è l?accoglienza non solo degli studenti, ma anche dei giovani lavoratori specializzati provenienti dall?India e da altri paesi poveri. Per questo il problema della casa è in cima ai loro pensieri. Al contrario di quanto avviene in Italia.

Vita: Ha qualche suggerimento da offrire?

Terragni: Prima vorrei introdurre un altro elemento: i costi ambientali. Milano conta una popolazione pari a quella degli anni 50, un milione 300mila abitanti. Anche la corona dei comuni limitrofi sta perdendo abitanti. I giovani scappano sempre più lontano, ma poi vengono a lavorare in città, dove ci sono gli uffici. Questo produce un flusso migratorio quotidiano di oltre un milione di persone. E di conseguenza trasporti congestionati, traffico e danni alla salute.

Vita: Il quadro è preoccupante. Come se ne esce? Crede che sia riproponibile un ?piano casa? sul modello di quello che lanciò Fanfani nel 1963 ?

Terragni: No, non abbiamo bisogno di ricoprire il territorio di palazzoni. Dobbiamo immaginare sistemi originali, nuovi. Non penso che bisogni utilizzare i fondi pubblici per costruire abitazioni, se non per la fascia di sofferenza sociale più acuta. Negli altri casi, che sono la maggioranza, auspico una cooperazione pubblico-privato. I contributi pubblici devono servire ad abbattere le barriere di investimento dei privati. Per esempio attraverso la creazione di fondi-paracadute contro l?insolvenza degli inquilini a garanzia degli investitori. In cambio i privati dovrebbero aprirsi a un approccio non meramente speculativo, con rendite sicure, ma non esorbitanti. Il mercato immobiliare non è fatto solo dai Ricucci, ci sono anche le banche, le assicurazioni, le imprese e soggetti come Pirelli Re e i fondi di housing sociale. Anche perché, in molti casi, non è vero che i soldi manchino. Una persona con uno stipendio di 1.500 euro al mese è disposta a metterne 500 in un affitto o in un leasing immobiliare. Certo, se gliene chiedono mille, non gli resta che la fuga.

Vita: Meccanismi di questo tipo generalmente sono considerati come tappabuchi. L?emergenza casa ha numeri molto più elevati?

Terragni: La sua è un?obiezione che non sta in piedi. Con questo modello a San Francisco in pochi anni hanno costruito 10mila abitazioni.

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