Fundraising

Michela Gaffo è la nuova presidente di Assif: «Ripartiamo dalla partecipazione»

Dopo le dimissioni di Andrea Romboli e di altri tre consiglieri, il direttivo di Assif ha scelto Michela Gaffo come nuova presidente. Traghetterà l'associazione dei fundraiser italiani verso la nuova Assemblea dei soci, nella primavera 2025. «Nessun conflitto, ma il cuore di Assif è la partecipazione attiva di ogni singolo fundraiser», dice

di Sara De Carli

Michela Gaffo, presidente di Assif

La nuova presidente di Assif è Michela Gaffo. L’ha nominata nella serata del 5 novembre il Consiglio Direttivo, dopo le dimissioni di Andrea Romboli – arrivate il 30 ottobre – e di altri tre consiglieri (leggi qui). «Confermiamo il nostro impegno nel garantire continuità e solidità all’Associazione», dice il comunicato su sito. «Assif resta un luogo unico, seppur imperfetto, di confronto e partecipazione per tutti i professionisti del fundraising. Per questo vi invitiamo a continuare a far parte attivamente della nostra comune associazione, portando le vostre idee, osservazioni e proposte. Non chiediamo di seguirci, ma di navigare insieme perché “il più bello dei mari è quello che non navigammo”».

Cominciamo dalle presentazioni. Fundraiser in Fondazione Tender to Nave Italia, socia Assif dal 2015, è al secondo mandato da consigliera. Partirei però dal suo profilo Instagram, dove si definisce “coltivatrice di dubbi e di basilico”.

Da genovese, il basilico non può mai mancare. Coltivatrice di dubbi perché sono abituata a farmi tante domande, cerco di non essere mai troppo certa delle mie convinzioni per aprirmi sempre al confronto con gli altri, perché tanto dipende da quello. Credo davvero molto nel dialogo e nel confronto.

Al fundraising come è arrivata?

Io vengo dal volontariato e dall’attivismo, all’Università scelsi Scienze Politiche perché credevo in certi valori e in un certo modello di sviluppo equo e sostenibile per il pianeta e per le persone. Dopo la laurea mi sono ritrovata a lavorare nel marketing, ma poi ho capito che potevo coniugare ciò che sapevo fare con i valori in cui credevo. Faccio la fundraiser da ormai 25 anni, ho iniziato in Aism e poi ho fatto altre esperienze, da un anno e mezzo sono in Fondazione Tender to Nave Italia, una fondazione in parte operativa e in parte erogativa. Abbiamo questo grande brigantino, Nave Italia, che diventa il luogo per sviluppare progetti educativi e riabilitativi per persone con disabilità, malattie o disagio personale o sociale. Attraverso il “sail training”, ossia la metodologia di educazione attraverso la vita di mare, aiutiamo le persone a scoprire capacità
nascoste, a relazionarsi con gli altri, ad accrescere la propria autostima. Offriamo circa 20/24 settimane di navigazione all’anno, con una ventina di ospiti l’una, per un totale di circa 350 persone: ogni progetto è pensato su misura per quei partecipanti specifici, che salgono a bordo tramite un bando rivolto alle organizzazioni non profit. L’equipaggio è della Marina Militare, che è anche nel CdA della Fondazione: un mix unico.

La cosa più bella del suo lavoro?

Dal punto di vista tecnico, trovo incredibilmente appassionante il mix di competenze che si devono mettere in gioco, soprattutto lavorando in una realtà piccola: gestione delle relazioni, digital, marketing… Ma la cosa più bella, di cui sono convinta da sempre ma che ho appena sentito dire con forza all’ultimo IFC di Amsterdam è che i fundraiser dentro le associazioni sono i veri changemaker, perché hanno la “vista lunga” sulle trasformazioni che servono alle organizzazioni per crescere e per far crescere le loro cause.

Romboli ha indicato come ragione delle sue dimissioni proprio la divergenza sulle strategie per far crescere Assif. Qual è il punto?

Intanto vorrei dire che dentro il consiglio in questi mesi ci sono stati discussioni e dibattiti, d’altronde siamo nove persone molto diverse, ma non c’è stato mai conflitto. La mail con le dimissioni di Romboli, dopo il direttivo del 30 ottobre, ci ha francamente colto di sorpresa: sono state dimissioni improvvise e inaspettate. Anche il tema della crescita di Assif non è mai stato in discussione, fa parte del piano strategico che insieme abbiamo scritto e approvato. Questa consigliatura – la mia seconda – è stata particolare, perché è partita in un momento in cui Assif stava cambiando pelle, con una serie di novità nella sua offerta di servizi ai soci. Lato visione, non vedo una rottura o un cambiamento: la crescita di Assif, l’esigenza di coinvolgere più soci, la necessità di avere una sostenibilità non sono in discussione. Per esempio c’è un comitato scientifico appena nato, che ancora non è del tutto partito dal punto di vista operativo: certamente andrà avanti, perché dare un supporto scientifico a ciò che facciamo come fundraiser è fondamentale. È una strada ancora da scrivere, vedremo insieme lungo quali direttrici, ma non è certamente una cosa che mettiamo in discussione. Crescita però cosa significa? Crescita di servizi, sì, ma io credo anche crescita di partecipazione.

Partecipazione quindi è un po’ la parola-guida della sua presidenza?

La presidenza e il direttivo, in un’associazione che è l’associazione dei fundraiser, devono essere al servizio dei soci. Siamo primus inter pares. In Assif tutti i fundraiser hanno diritto di parola, diritto di portare le proprie idee e proposte. Più che un evento o un servizio offerto credo sia questo che ci contraddistingue e che rende Assif indistruttibile: la partecipazione attiva e democratica dei soci è fondamentale. È lo spirito che ci contraddistingue e che vogliamo rafforzare al massimo: mettere al centro i socie e renderli sempre piò partecipi anche attarvero il ruolo dei referenti territoriali. Proprio il 30 ottobre per esempio abbiamo avviato un percorso di ri-coinvolgimento dei territori: al direttivo erano presenti anche i referenti regionali, che avevano chiesto di partecipare all’incontro. Sono stati presenti anche il 5 novembre e d’ora in poi ci saranno sempre. È un percorso che ci accompagnerà alla primavera 2025, quando l’assemblea dei soci di Assif sceglierà il nuovo direttivo. È ovvio che le dimissioni di 4 consiglieri su 9 è una cosa che ci colpisce: sentiamo la necessità di rimettere ai soci le decisioni in merito a chi li deve guidare. In Assif l’assemblea è sovrana, non il presidente e non il direttivo. La partecipazione dei singoli è il cuore di Assif, se perdiamo l’aderenza con i soci e non li consultiamo non solo dopo ma anche prima, per capire di che cosa hanno bisogno loro, perdiamo il senso della realtà.

È mancata la partecipazione?

Forse nell’ultimo periodo abbiamo un po’ perso il polso dei territori. Può succedere. Però alla luce nostra esperienza ci rendiamo conto che il coinvolgimento attivo della base non solo è giusto e doveroso, ma fa funzionare meglio le cose. Noi siamo qui per ripartire, a servizio dei soci.

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