Una buona pratica talmente riuscita da venire esportata in tutta Italia. È “Microcredito per l’Abruzzo”, il progetto di credito pensato e messo in campo da Etimos Foundation, onlus specializzata, da circa 20 anni, in formazione, interventi post emergenza e appunto microcredito. «In realtà la storia parte da più lontano. Il primo tentativo lo abbiamo fatto su richiesta delle Protezione civile che ci invitò per l’intervento nello Sri Lanka colpito dallo tsunami», spiega Marco Santori, presidente della fondazione, «visti i risultati conseguiti, il dipartimento ci propose di ripetere l’esperienza in Abruzzo».
Due le direttrici su cui si muove il progetto. «Ci chiesero di recuperare le esperienze che già esistevano sul territorio e lavorare col sistema bancario controllando che non ci fossero speculazioni». Etimos così coinvolge Abi, la Federazione delle Bcc di Abruzzo e Molise e singoli istituti di credito tra cui Banca popolare etica. Uno sforzo che permette di coprire l’85% degli sportelli del territorio. Insieme creano un fondo di garanzia ed elaborano le proposte finanziarie. «La vera novità che abbiamo messo in campo però è un’altra», sottolinea Santori, «è noto infatti che di esperienze finanziarie simili ce ne sono tante in Italia. Quello che è unico è l’approccio. Il tutoraggio e il sistema di collegamento tra il cittadino e la banca». A fare da ponte infatti si è prestato il terzo settore. Il meccanismo prevede tre player. Da una parte il blocco bancario, dall’altro i possibili beneficiari e in mezzo le associazioni. «Le onlus ci hanno indicato le criticità e i problemi, ci hanno aiutato a formulare i prodotti creditizi nel modo più funzionale e utile. La nostra forza è stata proprio l’accompagnamento e la credibilità degli attori sociali che hanno fatto il filtro. La qualità del prodotto proposto viene di conseguenza», aggiunge il presidente. Un’esperienza che, alla luce dei risultati, si è deciso di esportare.
«Siamo già in pista», spiega Santori, che però sottolinea che, «perché l’iniziativa sia efficace si deve necessariamente partire dal presupposto che ogni territorio abbia bisogno del suo progetto». Tecnicamente quindi serve lavorare per cluster territoriali, a macchia di leopardo, studiando una soluzione adatta per ogni singola situazione. «Ma soprattutto», aggiunge il presidente, «è fondamentale che il costo del credito non sia esclusivamente a carico del beneficiario ma equamente suddiviso tra gli attori». Quindi a pagare devono essere da una parte le banche, dall’altra il finanziato e infine il territorio. «Questo perché quello del microcredito è un sistema virtuoso da cui tutti traggono vantaggio: gli istituti bancari risolvono un problema cui non riescono a dare risposte, il cittadino riceve i finanziamenti di cui ha bisogno e il territorio accresce il proprio tessuto economico», chiarisce il presidente. Per questo è nata Mxit – Microcredito per l’Italia, l’impresa sociale che sarà deputata ad esportare il modello abruzzese. Santori chiarisce i prossimi passi del credito targato Etimos: «Siamo in dirittura d’arrivo con le proposte dedicate a Sardegna, Veneto e Toscana mentre per quello che riguarda l’Emilia Romagna stiamo ancora studiando con le cooperative la proposta più adeguata». I capitali per costituire i fondi di garanzia verranno sia dai partner locali, sia dai fondi sociali messi a disposizione dalla Comunità europea, sia da una raccolta interna a fondo perduto tra i soci della stessa fondazione Etimos. L’ammontare finale dipenderà dal contributo di questi tre canali. «Siamo in attesa della necessaria autorizzazione dalla Banca d’Italia, che potrebbe arrivare all’inizio o nel corso dell’estate. A quel punto saremo pronti a partire», conclude Santori.
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