Cultura

Microsoft,un bilancio troppo soft

Il documento della multinazionale di Bill Gates brilla per spirito autoassolutorio. Poteva dar prova di maggior libertà. Paolo D’Anselmi

di Redazione

Scivola pulito dalla stampante nelle sue 80 pagine il Citizenship Report 2004 della Microsoft – Ms. Ma va subito al tappeto per via della prefazione a firma Gates e Ballmer che chiude con un insieme in puro stile Follini: insieme possiamo cambiare il mondo. Formula rituale, parallela di quell?avere una chance che è al centro dell?Oscar di Eastwood. E paga pegno pure alla retorica del people, siamo nel business della gente. Siamo tutti nel business della gente: a forza di generalizzare le imprese sembrano degli ashram. Il linguaggio non sobrio funesta tanta comunicazione aziendale.
Riprende quota all?indice dei contenuti perché risolve in modo piano il riferimento alle linee guida della Gri, indicando per ogni sezione del report i codici dei corrispondenti indicatori Gri. (La Global Reporting Initiative è la non profit globale che fa gli standard del quarto modello di bilancio sociale, il triple bottom line; i primi tre sono riassunti in Comunicare la responsabilità sociale. Teorie, modelli, strumenti e casi d?eccellenza, Nicoletta Cerana/Ferpi, FrancoAngeli, 2004). Solo che l?indice non si legge bene per via di un colorino che in bianco e nero viene una schifezza. Prima area di miglioramento (la litote consulenziale è di rigore): nel prossimo report, i riferimenti saranno inseriti anche all?interno del testo e con lo stile grafico della Gri in modo che chi fa la fatica di studiare quelle linee guida può meglio valutare l?aderenza allo standard. Il coltello va subito alla piaga: ma parla delle cause antitrust subite? Sì, ne parla e fa pure un rinvio al sito web per dettagli. Inutile a questo punto infierire per sapere se ha patteggiato – cioè ha ammesso il torto – o ha vinto. E di Linux? Neanche l?ombra, il competitor viene ignorato.

Un temino un po? presuntuoso
Ha pochi numeri il bilancio sociale della Microsoft e se lo dice da sé. Cosa sobria. Un bilancio sociale potrebbe andare sul tecnologico più di un bilancio contabile, specie nella corretta sezione Responsible Business Practices, che è la prima ed è dedicata alla disclosure di merito aziendale. Niente buonismo qui. Manca però un riscontro agli utenti e non dice – per esempio – quante segnalazioni riceve per quel dannato bug di Word che ogni tanto mi chiede se voglio inviare il messaggio alla casa madre.
Più di moda la faccenda di governance: confessa di non avere avuto il bilancio sociale tra i compiti del top management e di essersi adeguata subito inserendolo tra i compiti di un certo Committee. Difficile valutare perché si rischia di chiedere sempre più dati, d?altra parte si corre il rischio di annuire al lip service e basta.
Ma perché andare a disturbare l?universo col bilancio sociale della Microsoft? Bisogna avere dei modelli e Microsoft è paradigmatica, ha successo e può fregarsene, può parlare delle proprie grane con sicurezza. Il primo della classe può permettersi un sette in condotta. Se il bilancio sociale di Microsoft ha quel senso di tema in classe scritto largo e con l?aggettivo di troppo che a certi giornalisti fa ritenere bullshit il bilancio sociale e che la fatica dell?azienda sta nel pagare qualcuno per farlo: in questo caso vuol davvero dire che stiamo ancora aspettando il Fra Luca che inventi la partita doppia del sociale.
Un bilancio sociale non va valutato per i risultati brillanti, ma per la condivisione di certi tesori nascosti per centralismo democratico, per malinteso spirito di corpo e ignavia. Va valutato per la brutalità di ammissione delle cose che non vanno. Se Union Carbide scrive di aver fatto scempio di Bhopal, fa un grande bilancio sociale. Scrivere il bilancio sociale deve far male. Un esame di coscienza che non fa male non è un esame di coscienza.

Mister bond- Fazio ha un compagno di vacanze
Il suggeritore di Nord-Est.
La battaglia è dall?esito incerto. Quel che è sicuro è il nome del suggeritore che ha convinto il governatore della Banca d?Italia, Antonio Fazio a sostenere la Popolare di Lodi di Fiorani nella marcia di avvicinamento all?Antonveneta. Si tratta di un trentino 54enne di Castel Condino, grande amico di Fazio (con il quale trascorre le vacanze estive) e di Fiorani: il vicepresidente dei senatori Udc, Ivo Tarolli. Ha un grande vantaggio: se l?operazione avrà successo gran parte del merito sarà suo, in caso contrario peserà tutta sulle spalle di Fazio.
La buona azione. C?è una società pubblica i cui manager si stanno arricchendo grazie alle stock option che l?amministratore delegato sta elargendo a piene mani, da sé in giù. All?Enel di Paolo Scaroni incassare 50mila euro grazie all?esercizio di una stock option è ormai un gioco da ragazzi e man mano che si sale nella scala gerarchica i guadagni sono molto, ma molto più consistenti. C?è un?altra società, questa volta privata, dove i dirigenti sono stati invitati per quest?anno a non esercitare le stock option detenute, rinviando l?incasso ai prossimi anni «per dare un messaggio rassicurante al mercato»: è Banca Intesa dell?ad Corrado Passera.
Profumo di crauti. Mentre tanti banchieri guardano all?estero con tremore (per il rischio di essere fagocitati) e timore (per gli strali di via Nazionale), c?è chi si muove con disinvoltura. Alessandro Profumo di Unicredito parla sempre più spesso il tedesco con tanto di beneplacito, udite udite, di Fazio.

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