Volontariato

Migliaia di schiavi lavorano in Africa per le telerie cinesi

Le multinazionali hanno aperto aziende tessili in Lesotho perche' il costo del lavoro e' basso. Il risultato e' che migliaia di lavoratori sgobbano come schiavi

di Gabriella Meroni

Due collaboratrici del centro olandese di ricerca sulle multinazionali (Somo) hanno scoperto che la schiavitù, abolita nell’800 nel resto del mondo, alligna, viceversa, sempre più viva nell’industria tessile taiwanese in Lesotho. Lo riporta la redazione di Africanews.

La direttrice del gruppo di ricerca del SOMO, Esther De Haan, ha detto che il Lesotho non ricava gran che’ da questi investimenti delle aziende taiwanesi, dal momento che solo una piccola parte dei profitti prodotti si ferma nel paese. Il grosso, al contrario, prende la strada di Taiwan insieme alle laute paghe dei supervisori taiwanesi. La De Haan ha poi spiegato che le condizioni di lavoro nelle fabbriche tessili in Lesotho sono a livello di schiavitù, per tutta una serie di gravi motivi. Straordinari obbligatori, restrizione della liberta’ dei lavoratori di lasciare le fabbriche, impedimenti alla sindacalizzazione ed, infine, paghe che non sono sufficienti neanche a vivere dignitosamente, per non parlare di poter fare qualche minimo risparmio.

La ricercatrice Vivian Schipper prevede che tempo 10 anni, quando le aziende se ne saranno andate, avranno lasciato un paese pieno di invalidi e malati, capaci, nel migliore dei casi, di cucire e nient’altro. Infatti, queste aziende prima o poi se ne andranno, perche’ questa genere di industria e’ assai mobile e si sposta dove più le conviene e, non avendo bisogno di molti investimenti di capitale, le risulta molto facile spostarsi di paese in paese alla ricerca delle condizioni più favorevoli. Le analiste hanno tracciato i movimenti che l’industria tessile e di confezionamento ha compiuto, spostandosi negli anni settanta dall’Europa al Sud Est Asiatico per poi muoversi verso paesi dal costo del lavoro assai basso, come il Bangladesh e le Filippine. Spostandosi ancora, si e’ poi piazzata in Cambogia, Laos e più tardi Mauritius, ma, essendo quest’ultimo troppo caro, finendo in Madagascar ed in altri paesi dell’Africa dove ora si trova.

Le analiste ritengono che questa industria sarebbe un buon investimento per il paese a condizione che il governo, i sindacati ed i lavoratori riuscissero a imporre un miglioramento di norme e condizioni di lavoro. Se l’unico vantaggio derivante dall’ingresso di investitori stranieri e se l’unico modo per far lavorare la gente e’ sottometterla a condizioni di schiavitù appare allora chiaro a chiunque che il governo deve subito ripensare la propria politica del lavoro.
Sebbene la legge sul lavoro preveda gli straordinari, infatti, non viene rispettata. La gente lavora sabati e domeniche, senza un giorno di riposo, molti perfino durante la pausa pranzo.

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