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Migranti, come accoglierli con InteGreat

Aiesec Italia ha lanciato nel 2015 il progetto Integreat, per accogliere e integrare richiedenti asilo e rifugiati sul territorio nazionale. Da due anni il progetto è supportato dallo Sprar. Intervista ad Anna Conforti, operatrice Sprar e responsabile a livello locale dell’attivazione del progetto in collaborazione con l'organizzazione studentesca

di Sara Alessi

Accoglienza e integrazione dei rifugiati sono in Italia tematiche all’ordine del giorno, in seguito a recenti episodi di cronaca e alla chiusura di alcuni porti italiani. Tra chi è più favorevole e chi meno, Aiesec Italia prende una posizione, e propone un progetto di scambio culturale, di confronto, dove le diverse nazionalità, religioni ed etnie non sono una barriera bensì un’occasione di imparare e trasmettere conoscenze, valori, emozioni: InteGreat. Progetto Aiesec nato nel 2015 che si impegna sulla tematica dell'integrazione in tutta Europa, in Italia è ospitato da cooperative e centri di accoglienza per migranti. In particolare, da due anni a questa parte, il progetto è supportato dal Servizio Centrale Sprar (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) tramite un protocollo d'intesa che affida ad enti già titolari o attuatori di progetti Sprar l'iniziativa, dando la possibilità a giovani provenienti da tutto il mondo di vivere a stretto contatto con i migranti; il progetto crea occasioni di confronto, crescita e integrazione, tramite l’organizzazione di attività ricreative e di condivisione degli aspetti caratteristici delle diverse culture e percorsi personali.

Nel 2018 sono arrivati in Italia più di 13 mila migranti; l’Italia ha bisogno di cambiamento, che si può garantire sostenendo iniziative come InteGreat, promuovendo una realtà basata sulla interculturalità e sulla collaborazione. Protagonisti del cambiamento sono soprattutto piccoli centri sparsi su tutto il territorio italiano, come ad esempio quello di San Giorgio Albanese, un comune calabrese di circa 1000 abitanti nella provincia di Cosenza.

Il comune di San Giorgio Albanese ha avviato una collaborazione con Aiesec che vedrà arrivare 40 volontari internazionali nella cittadina calabrese nel giro di un anno. I progetti hanno una durata di sei settimane, accogliendo nella struttura quattro volontari per volta. Nel mese di Luglio sono arrivati i primi quattro: Ioana Ban, 23 anni dalla Romania, Ana Isakadze, Ana Dvali e Salome Kavelashvili, 22 anni dalla Georgia.

Sara Alessi, external relations manager di Aiesec Italia, ha incontrato Anna Conforti, operatrice Sprar e responsabile a livello locale dell’attivazione del progetto in collaborazione con Aiesec Italia e l’assessore alla cultura, avvocato Sergio Esposito.

Vede qualche differenza tra il prima e il dopo progetto?
Anche se hanno iniziato pochi giorni fa vedo già molta differenza tra il prima e il durante. Le ragazze sono riuscite subito a creare una forte connessione con le persone che lavorano nei centri, ma soprattutto con i ragazzi a cui stanno facendo i corsi di inglese. Ana, Salome, Ioana e Ana tengono corsi di inglese a bambini stranieri dai 7 anni in su e workshop per sviluppare competenze trasversali e facilitare l’integrazione ad adulti fino ai 80 anni. Vedo già che i genitori sono molto soddisfatti delle lezioni di inglese ai propri ragazzi e contenti di questa iniziativa; la cosa più bella è che ora anche loro vogliono partecipare.

Quali erano le sue aspettative e preoccupazioni prima dell’inizio del progetto?
Avevo il timore che le ragazze si sarebbero trovate male in un paesino come San Giorgio Albanese per il fatto che vengono da grandi città. Alla fine la nostra è una piccola comunità e per chi viene da realtà così grandi la paura è sempre che le persone restino insoddisfatte o annoiate. Per fortuna non è stato così.

Basandosi su quello che sta accadendo ora in Italia e considerando le recenti decisioni del Ministero degli Interni, cosa significa secondo lei diversità e quale pensa possa essere il valore aggiunto di questo progetto?
Tenendo in considerazione le varie decisioni prese da questo governo, penso vengano messe in crisi quelle che all’inizio erano delle certezze sulla diversità e l’integrazione: ora il “diverso” viene visto come qualcosa di negativo e non più come un’opportunità. Oggigiorno tendiamo a fermarci alla superficie delle informazioni che ci vengono date sui migranti, le campagne politiche premono su quella che è la nostra ignoranza in materia, non riusciamo a capire che c’è molto di più di quello che ci viene detto. Inoltre, le persone non cercano più di capire che ogni persona che arriva in Italia ha una storia alle spalle, una motivazione che l’ha spinta a lasciare la sua vita precedente e ad imbarcarsi in questo viaggio, e vive ogni giorno nel nostro Paese tante difficoltà in quanto deve imparare a fidarsi di nuove persone, conoscere una realtà nuova e imparare una nuova lingua. Loro sono persone come noi con un lavoro e un’attività, che si sono ritrovate ad affrontare questa situazione, più o meno volontariamente.

Come vede il ruolo dell’integrazione in Italia tra 5 anni? Secondo lei la diversità verrà accettata o meno?
Desidero un’Italia in cui ognuno abbia un lavoro e sia soddisfatto di quello che fa. Se così fosse, nessuno dovrebbe temere che qualcuno arrivi da un Paese più povero per “rubargli” il lavoro.

Quale pensa possa essere il ruolo dei giovani nel favorire la diversità?
La cosa fondamentale, a mio parere, è l’interscambio a livello culturale: io dò qualcosa a te e tu a me, ma cresciamo insieme. I giovani sono molto più aperti nell’accettare quello che è diverso, e lo dimostra il fatto che quattro ragazze di 22 anni, più altri ragazzi che arriveranno nei prossimi mesi per prendere parte al progetto, siano così attivi su questa tematica così delicata.

È possibile aderire a InteGreat compilando il form sul sito di Aiesec Italia

*Sara Alessi è external relations manager di Aiesec Italia

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