Cultura
Milano, come la guardano gli adolescenti di periferia
Un viaggio dentro le periferie di Giambellino, Barona, San Siro e Ponte Lambro per raccontarne la vita quotidiana. I ragazzi e le ragazze hanno paura di non essere ascoltati eppure è da loro che bisogna ripartire. Hanno idee e progetti per i loro quartieri
di Anna Spena
C’è il tram 14 – quello che collega Lorenteggio al centro della città. Una linea importante per chi vive nel quartiere di Giambellino. C’è lo stadio Giuseppe Meazza, conosciuto da tutti come stadio San Siro, prende il nome dal quartiere che lo ospita. O ancora l’Esselunga di viale Famagosta, nel quartiere Barona.
Quello che ha fatto l’organizzazione umanitaria WeWorld con il progetto “Dentro le periferie LAB” è un vero viaggio ai margini di Milano. L’iniziativa ha avuto il sostegno di Fondazione Cariplo e ha coinvolto oltre venti adolescenti dei quartieri di Giambellino, Barona, San Siro e Ponte Lambro. Attraverso una serie di incontri e workshop, i giovani partecipanti hanno potuto esplorare e raccontare, dal loro punto di vista, la vita quotidiana nelle periferie. Dai loro occhi sono nati dei lavori di poster Art, che rappresentano la loro visione dei quartieri, realizzati in collaborazione con l’artista Mosa One. Oggi 26 settembre alle 17.00 a Base Milano (Via Bergognone 34) ci sarà l’evento finale del progetto dove saranno esposti i poster realizzati dai ragazzi e dalle ragazze.
«Quello che abbiamo scoperto», racconta Andrea Comollo, responsabile comunicazione dell’organizzazione umanitaria WeWorld, «è che non esiste una sola periferia, ma esistono tante periferie, e non sono per forza tutte geografiche. Ma se c’è una cosa che accomuna i ragazzi e le ragazze che abbiamo incontrato nelle periferie di Milano è la paura di non essere ascoltati».
In un’epoca in cui le periferie sono spesso ridotte a stereotipi legati a emergenze e violenza, “Dentro le periferie LAB” vuole sfidare queste narrazioni semplicistiche. A Milano, la gentrificazione sta cambiando il volto dei quartieri, spingendo le comunità storiche ancora più ai margini. In questo contesto, è fondamentale ridare voce a chi abita questi luoghi e costruire una nuova narrazione che ponga al centro le esperienze delle persone che vivono nelle periferie.
Alex Majoli è il fotoreporter che ha seguito l’inizio del progetto con gli adolescenti e le adolescenti che hanno partecipato. Alla parte fotografica è seguita quella artistica insieme a Mosa One. «Un mix di sguardi, linguaggi e racconti e dimensioni urbane diverse», dice Comollo. «Mi ha colpito questa dimensione fisica del quartiere molto presente. Questo credo significhi che per i ragazzi e le ragazze lo spazio esterno ha una grande importanza rispetto a quelli che possono essere gli spazi chiusi».
Il numero di VITA di settembre “Milano double – face” racconta le due facce della città: quella dei grandi investimenti immobiliari, della finanza, della moda e delle weeks da un lato e dall’altro quella degli affitti impossibili, delle giovani coppie con figli che se ne devono andare, dei tanti anziani soli, dei giovani, delle povertà e dei migranti. Una città che è diventata sempre più esclusiva ed escludente. «Anche i quattro quartieri coinvolti nel progetto», racconta Comollo, «marciano a un ritmo impressionante. Ma se si vuole ambire a una città che sia realmente abitata, vissuta e animata dalle persone, non si può prescindere dal benessere della persona stessa e dai giovani. Se noi continuiamo a costruire una città che non tiene conto di questo, che non tiene conto dei giovani, inevitabilmente manderemo via queste persone. Con il rischio enorme che la città diventi un grande luogo turistico da un lato e un grande luogo di privilegio dall’altro. Ascoltare gli adolescenti è fondamentale. Se guardo ai loro lavori emergono con chiarezza le idee e le soluzioni che hanno per i loro quartieri: vogliono più cura, più possibilità di occupare davvero quello spazio, più possibilità di viverlo».
In questo momento: «è necessario rileggere le periferie delle città, le periferie di Milano. Questa lettura può essere fatta solo da chi questi luoghi li abita». L’obiettivo di “Dentro le periferie LAB” è di esplorare le periferie delle grandi città italiane: da Bologna a Roma, da Napoli a catania, da Torino a Cosenza. «Vogliamo rispondere alla domanda», dice Comollo, «”come sono le periferie oggi?”. Ma non può essere solo una lettura post – covid: in Italia sono cambiati il sistema sociale e il sistema economico. A Milano questa trasformazione è solo più evidente».
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