Welfare

Milano, gli abitanti di via Gola riqualificano il quartiere

Il quartiere popolare sul Naviglio, una "periferia dentro la città", è da troppo tempo in stato di abbandono e degrado. Case occupate, spaccio di droga. Ma gli abitanti non ci stanno e si sono organizzati da soli per realizzare attività culturali e sociali per riqualificare la zona. Adesso quello che chiedono è la condivisione di una road map che preveda la sottoscrizione di un protocollo tra istituzioni e organizzazioni sociali nel quale sancire i reciproci impegni per la rigenerazione del quartiere di edilizia pubblica

di Anna Spena

A Milano esiste una “periferia dentro la città”. E proprio perché sta in mezzo alla città nessuno la riconosce come tale, solo chi ci vive. Via Gola, via Pichi e via Borsi, praticamente attaccate ad uno dei navigli di Milano, tra i simboli della movida della città, sono da anni in stato di – quasi – abbandono. Il quasi è d’obbligo, perché se qui le istituzioni sono state assenti, ad essere presenti invece, a fare squadra ci sono le associazioni dei cittadini nate dal basso e le cooperative sociali che le supportano nelle attività. Tra loro la cooperativa sociale Spazio Aperto Servizi e OCCUPIAMOci di via Gola, Amapola, Bei Navigli – MuMi Ecomuseo Milano Sud, Fondazione Elio Quercioli, La Casa delle Artiste, La Grande Fabbrica delle Parole.

In questo isolato ci sono 533 unità abitative di proprietà di Aler, azienda lombarda per l’edilizia residenziale, e dovrebbero essere 234 quelle occupate. Lo spaccio di droga è diventato uno dei problemi più preoccupati della zona.

Lo scorso 31 dicembre alcuni abitanti del quartiere hanno appiccato un incendio e poi accerchiato i vigili del fuoco. Ma i gravi fatti accaduti sono soltanto l’ultimo episodio di degrado e illegalità non più tollerabili. «Io uno spacciatore ce l’avevo nel mio condominio», racconta Luisa, presidente di OCCUPIAMOci di via Gola, che si è costituita come associazione nel 2019 ma già dal 2016 aveva dato il via alle attività grazie all’impegno dei cittadini.

Qui non è una lotta alle case occupate come racconta Teresa: «rivendicare il diritto alla casa è giusto. Il problema è che il quartiere è stato totalmente abbandonato. E così non possiamo andare avanti».

Per questo motivo hanno chiesto alle istituzioni di condividere un progetto complessivo di rigenerazione del quartiere consapevoli che questa potrà essere la soluzione efficace e duratura ai problemi che da troppo tempo impattano sulla vita delle persone. Insieme hanno già creato un presidio socioculturale, hanno sviluppato servizi e attività sociali, di animazione e promozione culturale, di cittadinanza attiva e protagonismo, di sensibilizzazione al miglioramento del quartiere e alla rigenerazione urbana. Molte le iniziative realizzate: dal servizio di custodia sociale e lo sviluppo del presidio sociale nella ex portineria di via Borsi 10 al servizio di doposcuola attivato nello stesso luogo e in ex Fornace, dal cinema nei cortili alle feste di quartiere.

«Il nostro ruolo», racconta Maria Grazia Campese, presidente della cooperativa Spazio Aperto Servizi, «è quello di ricucire le relazioni all’interno del quartiere. Abbiamo costruito in tutti questi anni un patrimonio di relazioni basato proprio sulla prossimità che le istituzioni non possono avere, perciò dobbiamo lavorare insieme». «Dobbiamo essere», continua, «connessione, traino. Questo è un quartiere popolare che non vuole perdere la sua identità».

«A queste attività», dicono i cittadini, «partecipano in tanti. Ed è un modo per stare più insieme, fare squadra. Ma da soli non ce la facciamo». Gli abitanti più attivi, quelli da cui è nato OCCUPIAMOci di via Gola si incontrano una volta alla settimana per coordinare le attività. Queste realtà hanno scelto di guardare allo sviluppo dell’intero quartiere, lavorando in rete ad un percorso di promozione della riqualificazione del territorio che non può e non vuole prescindere dall’interlocuzione con le istituzioni alle quali si continua a ribadire – come chiesto in decine di incontri e assemblee da centinaia di abitanti delle case Aler e da residenti del quartiere – la necessità di un progetto di riqualificazione ragionevole e sostenibile, in grado di preservare la natura pubblica degli immobili e la destinazione di edilizia sociale/popolare. Un progetto capace di contrastare ogni fenomeno criminale e al contempo di valorizzare le importanti risorse sociali come opportunità di promuovere uno sviluppo delle forme di collaborazione e compartecipazione degli abitanti, nella logica di contribuire ciascuno e insieme a migliorare la convivenza e la qualità della vita.

In concreto, quello che le associazioni chiedono è la condivisione di una road map che preveda la sottoscrizione di un protocollo tra istituzioni e organizzazioni sociali nel quale sancire i reciproci impegni per la rigenerazione del quartiere di edilizia pubblica di via Gola, via Pichi e via Borsi; poi la progettazione degli interventi di manutenzione straordinaria e delle azioni di accompagnamento alla riqualificazione delle case e degli spazi comuni con la collaborazione dei cittadini e dei presidi sociali del quartiere; la realizzazione della riqualificazione del quartiere, garantendo informazione e accountability su modi, tempi e impatti dei cantieri; infine l’avvio della gestione del nuovo quartiere in condizione di mix sociale e abitativo e la promozione di nuove attività culturali e sociali.

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