La campagna
Ministero della Pace? Più che un’utopia, una necessità
Presentata a Roma la proposta dell’istituzione di un dicastero, per la realizzazione di azioni di prevenzione dei conflitti, rafforzamento del diritto umanitario, la tutela dei diritti, la ricostruzione post bellica. Con un ruolo importante per i Corpi civili di Pace. Gli interventi di Matteo Fadda (Associazione Papa Giovanni XXIII), Giuseppe Notarstefano (Azione Cattolica), Emiliano Manfredonia (Acli)

«Le regole della convivenza umana stanno saltando: c’è bisogno di costruire una grande alleanza per la pace, a partire dai territori, perché le persone non vogliono la guerra»: così Francesco Occhetta, segretario generale della Fondazione Fratelli Tutti, ha aperto l’incontro di ieri a Roma, dedicato alla presentazione della proposta di un ministero della Pace, promossa dalla Campagna “Ministero della Pace”. Una proposta che «non è un’utopia frutto di un pacifismo decontestualizzato dalla storia – ha precisato Occhetta – ma un’urgenza concreta, che si basa azioni come la mediazione, la diplomazia preventiva, il rafforzamento del diritto umanitario, la tutela dei diritti, la ricostruzione post bellica. Questi sono i pilastri del ministero che abbiamo in mente. Non basta ridurre le armi, dobbiamo disarmare gli spiriti, i cuori, le parole e le scelte che facciamo ogni giorno per arginare la psicosi bellica, la quale ci fa considerare la guerra una soluzione inevitabile. Insieme ad Anci – ha aggiunto – abbiamo costruito un’intesa che chiede agli amministratori comunali di costruire la pace a partire dai comuni, perché la gente non vuole la guerra. Dai territori si può ricostruire grande alleanza per la pace».

Un’alleanza più che mai urgente, nel momento in cui “registriamo il numero più alto di conflitti – 59 – dalla seconda guerra mondiale – ha detto Laila Simoncelli, coordinatrice nazionale della Campagna “Ministero della Pace”- La deterrenza militare evidentemente ha fallito: non garantiva e non garantisce pace. Eppure, si continua ad affidare a questa la sicurezza, mentre mancano politiche pubbliche che favoriscano la prevenzione dei conflitti. Oggi facciamo un piccolo controvertice: mentre a L’Aja si discute di alzare al 5% del Pil la spesa destinata alla difesa, noi proponiamo un ministero capace di dare struttura all’impegno per la pace. E abbiamo già confezionato un disegno di legge a questo scopo. Chiediamo una difesa civile non armata nazionale, che sia riconosciuta e dotata di funzione strategica nel sistema di sicurezza nazionale. Chiediamo che l’educazione alla pace diventi parte del curriculum scolastico. Chiediamo che la pace abbia una casa politica, per opporsi alle derive a cui stiamo assistendo: la pace non è un ideale o una dichiarazione, deve diventare una scelta di governo. Il ministero della Pace sarebbe la risposta politica a questa necessità: non basta desiderare la pace, bisogna organizzarla”.
Questo impegno diventa particolarmente necessario nel momento in cui «vediamo una regressione nelle relazioni internazionali a prima dell’emergere del diritto umanitario, fino a prima della Convenzione di Ginevra, che si impegnava a risparmiare vite umane – ha denunciato con forza Michele Nicoletti, docente di Filosofia politica all’Università degli Studi di Trento – Oggi non abbiamo dichiarazioni di guerra, ma bombardamenti di notte, che uccidono migliaia di bambini. Ma cosa c’entrano i bambini? Siamo di fronte alla negazione dell’uguaglianza tra tutti i popoli e alla riduzione degli individui a carne da macello. Il nostro Paese deve impegnarsi per riaffermare con forza diritti e dignità, anche rafforzando la cornice interna, a partire da migranti, richiedenti asilo, persone detenute, nei confronti dei quali avvengono persistenti violazioni. Se vogliamo costruire relazioni internazionali di pace, dobbiamo rispettare i diritti delle persone, ma l’Italia è l’unico Paese Ue che non abbia un’autorità indipendente per i diritti umani, nonostante obbligo. L’iniziativa di oggi ci costringe a parlare di politica internazionale e a rimettere al centro il diritto e il dovere della Pace».
Ad articolare le ragioni e i contenuti della proposta, sono intervenuti i presidenti delle tre associazioni promotrici: Matteo Fadda (Associazione Papa Giovanni XXIII), Giuseppe Notarstefano (Azione Cattolica), Emiliano Manfredonia (Acli).
Vuoi accedere all'archivio di VITA?
Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.