Welfare

Miserere

Miserere è Armida Miserere. Dura: «Per me il carcere deve essere un carcere e i detenuti devono fare il loro mestiere»

di Redazione

Miserere
di Cristina Zagaria,
Dario Flaccovio Editore, pp. 309, euro 14,50

Miserere è Armida Miserere. Dura: «Per me il carcere deve essere un carcere e i detenuti devono fare il loro mestiere. Io non faccio il direttore del Jolly Hotel, ma dirigo un luogo di condanna per efferati delitti», si legge sulla quarta di copertina. È fumatrice incallita. L?ultima sigaretta l?accende il 19 aprile 2003, pochi istanti prima di togliersi la vita con un colpo di pistola alla testa. La Miserere dirigeva il carcere di Sulmona, il ?carcere dei suicidi?. La storia che racconta Cristina Zagaria, giornalista di cronaca nera di Repubblica, parte da Parma il primo febbraio 1984 quando Armida, figlia di un militare, assume la carica di vicedirettore del carcere emiliano. Poi ci sarà Voghera, con le irriducibili del terrorismo, Pianosa fra i boss mafiosi e l?Ucciardone, prima dell?ultima destinazione abruzzese. In mezzo anche la storia d?amore con Umberto, educatore del carcere di Opera, morto assassinato nel 1990. Otto colpi di pistola. «Un avvertimento», spiegarono gli inquirenti.

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