In quattro mesi, 3.700 confratelli e consorelle delle Misericordie hanno prestato servizio volontario in Abruzzo. Sono ancora lì, su turni di 60 volontari a settimana. Resteranno almeno fino alla fine di settembre, nei cinque campi che gestiscono: Tempera San Biagio, San Sisto, il piccolo Lilletta di Bagno, il campo dell’Università, a Coppito, e infine Bazzano, il più grande, «nella zona dove sta sorgendo il mega villaggio», dice Gabriele Brunini, il presidente nazionale. «Forniamo assistenza sanitaria anche a chi lavora nei cantieri». In più le Misericordie gestiscono due posti medici, a Bazzano e Onna, e tre cucine.
Vita: Che impressione ha, presidente? Come si è evoluta la situazione?
Gabriele Brunini: Posso risponderle come vicepresidente di una piccola Misericordia, che gestisce il campo di Lilletta di Bagni: il clima è sereno. Certo con le solite piccole beghe tra una tenda e l’altra, di persone costrette a vivere insieme? Il caldo c’è, l’escursione termica anche e vivere in una tendopoli non è agevole per nessuno, neanche per un boy scout.
Vita: Alcuni lamentano l’inedia e il mancato coinvolgimento nella gestione della quotidianità?
Brunini: Noi cerchiamo di farlo, però non c’era in quelle comunità una grossa abitudine al volontariato. Chi ha manifestato una disponibilità è stato coinvolto, almeno nei nostri campi. A Lilletta stiamo iscrivendo persone di lì nei nostri registri del volontariato, in modo da garantire la copertura assicurativa. Sono pochi, qualche decina, ma è un inizio: mi auguro che queste persone possano essere, domani, i confratelli della Misericordia dell’Aquila.
Vita: Cosa fanno queste persone?
Brunini: Partecipano alla distribuzione dei pasti, a piccoli viaggi con i nostri mezzi, all’organizzazione logistica dei campi. Nella popolazione c’è l’aspettativa di essere assistita, è una delle condizioni psicologiche che si creano, e che non cambiano da un giorno all’altro.
Vita: Avete mandato figure specifiche, per esempio animatori di comunità?
Brunini: Abbiamo cercato di qualificare la nostra presenza con queste figure, soprattutto nelle prime settimane: il coordinamento della Versilia, per esempio, ha mandato quasi solo psicologi. Fin dai primi giorni abbiamo aperto nei campi ludoteche per i ragazzi, tutte gestite con persone specializzate. Quanto al fare assemblee e coinvolgere gli abitanti, direi che è prassi quotidiana: i nostri capi campo sono formati a gestire anche la dimensione sociale, di relazioni comunitarie, nelle emergenze. Magari non hanno tutti il diploma che li qualifica come animatori di comunità, ma il lavoro che svolgono è quello.
Vita: I campi hanno regole precise, volute dal dipartimento di Protezione civile. Un’organizzazione di volontariato non si sente stretta?
Brunini: È chiaro che noi alle regole imposte dal dipartimento ci dobbiamo adeguare, però facciamo un’opera di umanizzazione, le addolciamo, perché ne rispondiamo e allora l’importante è far sì che l’organizzazione funzioni.
Vita: In che senso?
Brunini: Ci assumiamo la responsabilità di qualche diversa concessione. Se uno a pranzo non ha mangiato perché il piatto non gli piaceva e alle quattro del pomeriggio viene in cucina a chiedere qualcosa da mangiare, glielo diamo.
Vita: Che succede dopo il 30 settembre?
Brunini: Valuteremo possibili interventi, ma è evidente che il “dopo” sarà collegato alla concretizzazione di tutti i miracoli che il governo ha promesso.
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