Ed eccoci all’ultima tendenza del momento: andare a vino sfuso. Ma non solo in campagna, come facevano i nostri padri che si munivano di taniche e di damigiane e andavano nella campagna alla ricerca del produttore bravo, ma anche in città dove stanno prendendo piede le enoteche che vendono il bottiglione di una volta, quello con la chiusura a macchinetta, che garantiva il consumo del vino quotidiano. Poi tutto questo era sparito, come certe cose che ricordavano il passato. E nella testa delle ultime generazioni il vino sfuso è stato sostituito dalla bottiglia griffata. Adesso ritorna ed è migliore di tanti anni fa. Eh sì, perché le cantine, anche le cantine sociali, fanno un vino decisamente straordinario, con selezione delle uve ed enotecnici capaci: così al di sotto dei tre euro al litro si trovano una serie di produttori di vino che danno soddisfazione. Nelle scorse settimane siamo stati nel Monferrato. E proprio qui, per la prima volta, abbiamo assistito alla presa d’assalto delle cantine che vendevano il vino sfuso.
L’apice del fenomeno è in una zona che si è conservata nel tempo, dove la famiglia di San Giovanni Bosco aveva la vigna. Il paese è Moncucco Torinese, che ha un castello medievale ristrutturato di recente, con dentro il museo del gesso, giacché a Montiglio Monferrato, sede di un altro bel castello, c’è una delle più importanti cave di gesso del Piemonte. Ebbene qui nacque la prima bottega del vino, ossia un luogo dove si può andare a degustare il vino e poi si prende l’indirizzo del produttore che più è piaciuto e si va direttamente sull’aia con la propria auto. A quel punto si può chiedere se vende il vino sfuso o solo in bottiglia. Una volta tutti lo facevano, oggi, che sarebbe d’attualità, dobbiamo aspettare la lentezza del mondo contadino che si riconverta a questi contenitori. Ma intanto, se andate sul sito www.golosaria.it e cercate i riferimenti dei bed&breakfast, delle trattorie e delle cantine, compresa la bottega del vino di Moncucco, potete organizzare un week end da sogno.
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