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Morcone: «La stretta sui migranti? È pura demagogia che aumenterà l’insicurezza»

Un Centro per il rimpatrio-Cpr per ogni regione, velocizzazione del riconoscimento dei minori ed estensione del trattenimento fino a 18 mesi, il massimo consentito dall'Unione Europea. Questa la svolta annunciata dalla premier Giorgia Meloni. Intervista all'assessore regionale campano alla Sicurezza, legalità e immigrazione

di Gabriella Debora Giorgione

il Consiglio dei ministri approva i “punti strategici” dell’ennesimo “Pacchetto sicurezza”. Il governo ha deliberato alcune modifiche e integrazioni al decreto legge per il rafforzamento economico del Mezzogiorno. Le integrazioni riguardano, tra l’altro, norme relative al contrasto all’immigrazione illegale.
«In particolare», si legge nella nota diffusa da palazzo Chigi, «si estende – come consentito dalla normativa eurounitaria – a 18 mesi (6 mesi iniziali, seguiti da proroghe trimestrali) il limite massimo di permanenza nei Centri per il rimpatrio degli stranieri non richiedenti asilo, per i quali sussistano esigenze specifiche (se lo straniero non collabora al suo allontanamento o per i ritardi nell’ottenimento della necessaria documentazione da parte dei Paesi terzi). Il limite attuale è di 3 mesi, con una possibile proroga di 45 giorni». Inoltre, prosegue la nota, «si prevede l’approvazione, con decreto del presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro della difesa, di un piano per la costruzione, da parte del Genio militare, di ulteriori Cpr, da realizzare in zone scarsamente popolate e facilmente sorvegliabili».
I Cpr sono luoghi di trattenimento del cittadino straniero in attesa di esecuzione di provvedimenti di espulsione. L’articolo 14 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 prevede che «quando non è possibile eseguire con immediatezza l’espulsione mediante accompagnamento alla frontiera o il respingimento, il questore dispone che lo straniero sia trattenuto per il tempo strettamente necessario presso il centro di permanenza per i rimpatri più vicino».

Con questa nuova stretta, dunque, non solo il trattenimento può arrivare fino a 18 mesi, ma nascerà un Cpr in ogni regione italiana, con grande sorpresa degli stessi amministratori locali: «Non darò l’ok a nessun Cpr in Toscana. Si stanno prendendo in giro gli italiani perché il problema dell’immigrazione è come farli entrare e accoglierli, non come buttarli fuori», ha detto il governatore toscano Eugenio Giani. Attualmente, in Italia i Cpr si trovano, secondo il dato del Viminale, a: Bari, Brindisi, Caltanissetta, Gradisca d’Isonzo, Macomer, Palazzo San Gervasio, Roma, Torino, Trapani. Cosa succederà adesso è presto per dirlo, ma di sicuro nei territori e tra gli amministratori il clima è agitato. Ne parliamo con Mario Morcone, assessore regionale campano alla Sicurezza, legalità e immigrazione e, tra il 2014 e il 2017, capo di Gabinetto e consigliere del ministro dell’Interno.

I Cpr sono pura crudeltà nei confronti delle persone e i rimpatri sono pura demagogia

– Mario Morcone

Assessore Morcone, ha letto le decisioni del governo sui Cpr?

Che dirle, un po’ ce lo aspettavamo, hanno l’ansia di mostrarsi inutilmente cattivi e facendo un danno al Paese. Intanto queste cose hanno tempi lunghissimi per realizzarsi, ma di fatto si tratta di un ulteriore blocco sui diritti di quelle persone che invece potrebbero darci davvero una mano in un momento di sviluppo economico in cui abbiamo grande necessità di forza lavoro. Essere irregolarmente in Italia non può determinare una sorta di reato che ti condanna a 18 mesi di reclusione. Spero solo che tutto questo non si realizzi. I Cpr non hanno mai funzionato, sono stati sempre solo dei momenti di crudeltà nei confronti delle persone. I rimpatri sono pura demagogia, si riescono a fare solo se il Paese di origine di quel migrante riconosce la nazionalità di quella persona, molti Paese non ce lo consentono perché per loro è anche un problema politico. Saremo al punto di prima, con un po’ di cattiveria in più e sventolando le bandiere della nostra presunta severità che danneggia solo il Paese.

Nel senso che crea insicurezza maggiore?

Ma certo! La marginalità delle persone che si vedono in condizioni di non potersi costruire un futuro, le spinge verso condizioni di illegalità che ci indebolisce. C’è ancora chi, avvelenato da una narrazione aberrante di questi anni, crede che questo sia un bene.

La strada è solo una mobilitazione delle persone perbene. Anche se alcune aree della sinistra hanno atteggiamenti puramente ideologici e poco concreti.

– Mario Morcone

Ma intanto nei territori stanno per arrivare i “campi” di trattenimento…

Ma lei ha idea di cosa voglia dire «nel più breve tempo possibile» per il ministero della Difesa? Significa anni!

E c’è il problema del finanziamento di questi nuovi Cpr…

Sì, il rischio è che si rinunci, ad esempio, ai 300 milioni per il riuso dei beni confiscati alla criminalità organizzata o che si sacrifichi il Pnrr per fare questi lager. Mi auguro che non si penalizzi solo il Sud perché c’è da aspettarsi le resistenze del Veneto, della Toscana e dell’Emilia Romagna, ma posso dirle anche della Campania.


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Però allora come affrontiamo questa gridata emergenza?

Intanto non è un’emergenza perché basta guardare i dati del 2015: abbiamo accolto i numeri più alti di persone di quelle che stiamo accogliendo adesso. Siamo arrivati a 155mila e poi a 180mila persone nel 2016 e non abbiamo fatto tutto questa gran cassa e questo teatro a cui stiamo assistendo in questi giorni. Ancora, in questo clima di paura, di pregiudizio e presunta severità, sul primo anno dell’arrivo di queste persone dobbiamo accettare l’idea, modificando la Bossi-Fini, che le persone che possono mostrare allo sportello immigrazione un contratto di lavoro ricevano un permesso di soggiorno almeno temporaneo e che si rinnova nel tempo solo se continui ad avere un contratto di lavoro perché altrimenti noi lasciamo sul territorio fasce infinite di irregolari. È un omicidio colposo per chi non ha fatto nulla se non trovarsi irregolarmente sul territorio italiano.

Asessore, ma cosa sta succedendo alla seconda accoglienza virtuosa, quella del Sistema accoglienza integrazione-Sai?

Sta succedendo che non si stanno finanziando i Sai con un ampliamento dei posti. È più comodo tenere tutto in emergenza con tariffe per i servizi bassi e ridotti all’osso. Ma questo è un percorso che non aiuta né inclusione né l’integrazione e crea frustrazione e ogni forma di marginalità. In questo momento, la strada è solo una mobilitazione delle persone perbene. Anche se alcune aree della sinistra hanno atteggiamenti puramente ideologici e poco concreti.

la foto di copertina è di Gabriella Debora Giorgione


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