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Accoglienza diffusa vs gestione emergenziale: scopri le differenze

Il sistema di accoglienza prevede due livelli: Uno è quello che gestisce gli arrivi e le “emergenze” (Cas); l'altro, detto “ordinario”, è il Sistema accoglienza integrazione-Sai: governance dei Comuni affiancati da enti non profit, attività di integrazione sociale e lavorativa, rendicontazione dei fondi pubblici, équipes multidisciplinari. Un modello che andrebbe rafforzato e che invece il Governo ha smontato. Senza per altro rendere noti i numeri

di Gabriella Debora Giorgione

Il cruscotto del Viminale aggiornato al 15 settembre 2023 riferisce numeri di persone migranti sbarcate sulle coste italiane che superano sia quelle del 2021 che quelle del 2022: è ormai chiaro il fallimento degli “accordi di Tunisi” e di tutta la gestione “zero arrivi” che il governo aveva promesso in campagna elettorale.

Il risultato di questa estate “di fuoco”, tra barchini, barconi, sbarchi è che Lampedusa (ma non solo) è al collasso e in moltissimi Comuni italiani i sindaci stanno gestendo arrivi di migranti “in emergenza”. Senza alcuna programmazione, ma soprattutto senza alcuna gestione del processo di integrazione che deve seguire a quello dell’accoglienza perché aprire appartamenti o, peggio, ex caserme o ex alberghi e fornire un letto e un piatto caldo non basta. Servono cure, assistenza, tutela, progettazione sulla persona e sul territorio in cui i migranti arrivano: serve un progetto complessivo, insomma, che prenda in carico anche chi accoglie perché si abbia vera integrazione. Serve un “sistema”, dunque, e non solo una “accoglienza straordinaria” che, lo dice l’aggettivo, può solo tamponare un momento di emergenza. E invece in Italia il governo Meloni, ma ancor prima il governo Conte con Matteo Salvini alla guida del Viminale, ha scelto – ricorrendo sempre a provvedimenti d’urgenza – di alzare il livello dell’emergenzialità restringendo le maglie di accesso al Sistema accoglienza integrazione-Sai a tutto vantaggio dei Centri di accoglienza straordinaria-Cas. Vediamone le differenze.

Regime giuridico e finanziamento

Il Sai è un sistema ordinario di accoglienza pubblico finanziato da soldi pubblici che provengono dal Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, nel quale confluiscono sia risorse nazionali, sia assegnazioni annuali del Fondo europeo per i rifugiati.
Il Cas è un sistema straordinario di accoglienza a natura contrattualistica privata finanziato dal Fondo asilo, migrazione e integrazione. Ai Cas si dovrebbe ricorrere solo nei casi di gestione straordinaria di numeri di migranti che il sistema ordinario non riesce ad assorbire.

Modalità di attivazione

Sai: il Comune, Ente pubblico titolare del progetto, presenta, per il tramite del Sistema centrale “Rete Sai”, un progetto di durata generalmente triennale per il quale elabora un Piano finanziario preventivo-Pfp (qui un esempio). Nel Pfp sono indicate nel dettaglio tutte le voci di spesa che si sosterranno nella gestione del progetto e che coincidono con le attività previste dal Manuale di rendicontazione Sai che il gestore deve rispettare puntualmente nella gestione e nella rendicontazione. Il gestore del progetto Sai è un ente non profit a cui il Comune affida la conduzione del progetto Sai o in fase di co-progettazione oppure con una gara successiva.
Cas: la Prefettura emana un disciplinare di gara al quale partecipano sia soggetti profit che non profit. Nel disciplinare ogni Prefettura indica i servizi oggetto della gara: qui uno schema di capitolato dei servizi accoglienza del Viminale. Ogni Prefettura può variare la base d’asta, quindi variano anche i servizi richiesti.

Accoglienza

Sai: i migranti, nel numero che stabilisce il Comune e secondo una proporzione rispetto al numero di abitanti, sono accolti in abitazioni situate al centro e non lontano dai servizi essenziali e ben serviti da collegamenti di trasporto pubblico. L’ente gestore del progetto stipula con i proprietari degli appartamenti un regolare contratto di locazione. Il Sai prevede accoglienza anche per persone con disabilità che, se presenti, richiedono nell’équipe la presenza di un’ulteriore figura professionale.
Cas: i migranti, spesso chiamati “stranieri”, sono accolti in singole unità abitative con capacità ricettiva fino ad un massimo di 50 posti complessivi oppure in centri collettivi, cioè una struttura immobiliare o un complesso di strutture non aventi le caratteristiche dell’unità abitativa che possono arrivare ad ospitare anche 300 persone.

Integrazione

Sai: nel Pfp, come detto, devono essere indicate tutte le attività che si devono svolgere nell’ambito del progetto (qui un esempio di Pfp per i Minori stranieri non accompagnati-Msna). Si va dalle lezioni di italiano all’assistenza sanitaria, dai tirocini all’assistenza legale, dall’orientamento al territorio al lavoro sulla interazione territoriali per l’integrazione.
Cas: In molti appalti sono state eliminate le voci dello psicologo e della tutela legale, restano quasi sempre solo poche ore di lingua italiana. Complessivamente siamo intorno ai 25,00 euro al massimo pro-capite al giorno che devono servire a coprire le spese per vitto, alloggio, pocket money al migrante di euro 2,50 euro al giorno, spese del personale: le voci dell’integrazione naturalmente sono eliminate.
Molte manifestazioni di interesse della Prefettura negli ultimi tempi prevedono addirittura soltanto vitto e alloggio. Agli inizi, nei Cas erano previsti circa 46,00 euro al giorno, negli anni il governo ha impresso una contrazione progressiva della somma pro-capite. Pertanto, il sistema Cas risponde ad una economia di scala: più persone metti dentro più hai margine di guadagno. Questo spiega perché, in moltissimi casi, le cooperative non profit che prima gestivano i Cas oggi non rispondono neanche più alle gare d’appalto delle Prefetture.

Non è dato sapere quanti posti liberi in realtà abbia il sistema Sai. Se è vero che il sistema straordinario si attiva solo quando il sistema ordinario è saturo, la mancanza di dati certi sui posti disponibili nei Sai rappresenta un vulnus inspiegabile

Presenze e controlli

Sai: Le persone migranti sono assegnate dal servizio centrale, quindi c’è un registro generale che controlla chi e dove è accolto. Tutti gli ingressi, le uscite e gli eventuali trasferimenti devono essere autorizzati dal Servizio centrale. Il sindaco ha potere di controllo sul Sai, essendone l’Ente attuatore.
Cas: La Prefettura può disporre controlli. Il Sindaco del Comune dove ha sede il Cas, invece, non ha potere di controllo sulla struttura, anzi in molti casi non è neanche informato su quello che accade in Cas o su come viene gestito. Le presenze sono annotate su un registro. Quanto alla rendicontazione, dai siti di alcune Prefetture non emerge moltissimo, se non alcune schede riassuntive di spese bimestrali e, peraltro, anche molto datate.


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Queste dunque le principali macro-differenze, ma nelle pieghe degli appalti a contrattazione privata naturalmente la distanza tra l’accoglienza ordinaria e quella straordinaria si allarga anche perché dipende non solo dai capitolati, ma anche dalla corretta gestione che avviene realmente. Ci sono Cas in cui il gestore, pur tra mille difficoltà economiche, cerca di assicurare un minimo di integrazione e di assistenza, ma esistono anche Cas in cui l’economia di scala rappresenta il vero unico interesse di chi vince un appalto. E d’altra parte, soltanto le due parole “appalto” (per i Cas) e “progetto” (per il Sai) spiegano chiaramente la differenza del punto di partenza del modo in cui si accoglie.

Dati del Viminale

Restano due nodi belli grossi, però. Il primo è che in Italia, alla data del 31 agosto 2023, i progetti Sai attivati sono 925 (671 ordinari, 213 minori, 41 per persone con disabilità), per un totale di 43.449 posti finanziati distribuiti su 785 tra Comuni, Province, Unioni di Comuni ed altri Enti. Ma i comuni italiani sono circa 8mila, quindi c’è una potenzialità di accoglienza che non viene utilizzata. Il secondo nodo è che non è dato sapere quanti posti liberi in realtà abbia il sistema Sai. Se è vero che il sistema straordinario si attiva solo quando il sistema ordinario è saturo, la mancanza di dati certi sui posti disponibili nei Sai rappresenta un vulnus inspiegabile.

Foto: archivio VITA


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