Welfare

Mustapha, un eroe in “Erasmus”

migranti L'ex clandestino grazie a un'impresa sociale avrà una casa e un lavoro

di Redazione

AMoustapha l’essere stato eroe per caso a 17 anni, quel giorno tragico di febbraio in cui a Milano ha soccorso i feriti del tram investito da un Suv, ha garantito solo un giorno di fama. La possibilità di uscire dalla condizione di clandestino, trovando un alloggio e un lavoro, gli è arrivata solo con il progetto Erasmus. Che non ha nulla a che vedere con il celebre scambio universitario europeo, ma che in qualche modo lo rievoca: il programma, infatti, permette ai minori stranieri non accompagnati di avere un alloggio in città e, nello stesso tempo, portare avanti gli studi e la ricerca di un lavoro. Si tratta di un progetto pioniere, nato a fine 2007, pensato in tandem dal Comune di Milano e dalla cooperativa sociale La Cordata, attiva dal 1989 nell’inclusione di minori disagiati.
«Siamo ancora nella fase sperimentale del progetto: a oggi sono otto i ragazzi dai 16 ai 18 anni che vivono nei due appartamenti comunali di corso Lodi messi a disposizione», spiega Silvia Bartellini, 39 anni, responsabile dell’area educativa della Cordata, «ma le richieste di inserimento, che ci arrivano dai servizi sociali, sono già una trentina. Per questo, se il modello funziona, si può replicare». Un bilancio dei primi mesi? «Sta andando molto bene, i ragazzi sono responsabili e autonomi». Tra gli otto c’è lo stesso Moustapha, «che ora sta per iniziare un corso serale che gli garantirà il diploma di terza media e un altro corso di formazione per lavorare come falegname, il suo sogno», prosegue la responsabile.
L’arrivo del ragazzo senegalese, però, è un caso sui generis. «Ci è stato chiesto di inserirlo sull’onda della solidarietà dopo l’incidente del tram», aggiunge Bartellini, «la prassi per scegliere gli utenti, invece, vuole che essi provengano già da un percorso, ad esempio l’essere stato ospite di una comunità di accoglienza per minori. Nella selezione ci aiuta poi il Ceas – Centro ambrosiano di solidarietà». Nella vita quotidiana, i giovani inquilini sono affiancati durante il giorno da un coordinatore, due educatori e un mediatore culturale. Il progetto prevede che i ragazzi (al momento oltre a Moustapha ci sono minori marocchini, sudamericani e un albanese) rimangano al massimo nove mesi nell’appartamento, che abbandonano una volta trovato lavoro. «Uno di loro è già stato assunto come imbianchino, e trasloca proprio in questi giorni». La validità di Erasmus, per la responsabile educativa della coop, sta anche nell’inedito impegno istituzionale. «A differenza di altri casi, almeno una volta al mese ci si trova con Comune, Regione e Tribunale per confrontarsi sui passi successivi».

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