Non profit

Nella regione-laboratoriole coop B cercano il rilancio

Friuli Venezia Giulia Bilanci e prospettive a un anno dalla nuova legge

di Redazione

L’eredità di Basaglia è forte in Friuli Venezia Giulia. Qui le cooperative di tipo B hanno ancora un peso maggiore che nel resto d’Italia, sia per fatturato sia per numero di occupati. Oggi però attraversano una fase di stallo, che si cerca di superare anche grazie agli incentivi offerti dalla legge regionale 20 del 2006, frutto di tre anni di lavoro che hanno coinvolto Legacoopsociali e Confcooperative in un percorso di elaborazione dal basso, che ha portato a una norma condivisa (vedi box accanto).

I numeri
In Friuli Venezia Giulia le cooperative di tipo B sono il 30% delle oltre 200 iscritte all’albo regionale, mentre in base ai dati Istat nel resto della penisola la percentuale è del 20%. Su 8.400 occupati, circa 2.500 lo sono in cooperative di tipo B. Di questi lavoratori, più di 900 sono soggetti svantaggiati, superando la soglia del 30% stabilita dalla legge 381 del 1991 per poter definire una cooperativa di tipo B. Il fatturato è di 53 milioni di euro. Oltre il 25% deriva da committenti privati, non solo da enti pubblici. Voglia di ripartire
«Negli ultimi anni in Friuli Venezia Giulia sono cresciute molto le cooperative di tipo A, che hanno anche fatto molti investimenti. Quelle di tipo B invece sono rimaste ferme», spiega Enore Casanova, direttore di Finreco, finanziaria regionale della cooperazione. «Oggi le norme ci danno la possibilità di rilanciare questo settore. Da gennaio come Legacoopsociali abbiamo organizzato moltissimi incontri nelle varie realtà territoriali, coinvolgendo le amministrazioni pubbliche e spiegando quali sono le nuove norme e possibilità in tema di cooperazione. Abbiamo un’ottima legge, ma bisogna che venga messa in pratica», spiega Gigi Bettoli, presidente di Legacoopsociali Friuli Venezia Giulia. Aggiunge che con Confcooperative si è lavorato assieme e la legge 20 del 2006 è frutto di un percorso condiviso.«Non vogliamo continuare a essere solo quelli che fanno le pulizie. Possiamo e vogliamo fare anche altro. Gli esempi ci sono già. Da anni a Trieste esiste Radio Fragola, con sede nell’ex Opp. Ci sono pure realtà che sperimentano la produzione di energia alternativa. E c’è chi offre servizi in ambito informatico. Questo apre una serie di opportunità anche per i disabili fisici», dice Bettoli e, assieme a Casanova, sottolinea la forte valenza sociale dell’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati. «Invece che bisognosi di assistenza, diventano produttori di ricchezza, pagano le tasse».

Nuovi strumenti
Per Casanova rivalutare le cooperative di tipo B richiede uno sforzo culturale: «Bisogna pensare a strumenti adatti a favorire una crescita di tipo imprenditoriale. Ma nel frattempo si deve anche trovare il giusto equilibrio tra quest’esigenza di fare impresa e la valenza sociale dell’inserimento di soggetti svantaggiati».Tra gli strumenti che Finreco sta mettendo a punto per il rilancio delle cooperative di tipo B, c’è l’istituzione di un fondo che non guardi tanto al risultato economico quanto al ritorno di lungo periodo in termini di vantaggio per la comunità. «Stiamo lavorando anche a un sistema di valutazione innovativo sull’affidabilità delle imprese. L’obiettivo è superare gli indicatori freddi che usano di solito le banche. Sicuramente teniamo conto del bilancio, ma non ci interessa solo l’utile in quanto tale. L’importante è lo scopo della cooperativa, il modo di operare contribuendo a una crescita sociale».

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