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Nepal: dopo un anno dal sisma ancora 600mila famiglie sfollate
A lanciare l’allarme è un rapporto di Save the Children, «sono ancora senza un alloggio e le comunità più marginalizzate sono rimaste escluse dagli aiuti»
di Redazione
A un anno dal terremoto che ha devastato il Nepal, nel quale 9.000 persone hanno perso la vita, 600.000 famiglie sfollate vivono ancora in alloggi temporanei coperti da teloni, sotto ponti o in edifici non sicuri perché non hanno un alloggio permanente. Lo afferma Save the Children, in un nuovo rapporto traccia il bilancio di dodici mesi di assistenza umanitaria in risposta al disastro.
La ong è entrata in azione in meno di 24 ore dal violentissimo terremoto, fornendo materiali di soccorso alle popolazioni colpite, distribuendo acqua e cibo e garantendo loro accesso all’assistenza sanitaria, ai servizi igienici, agli alloggi temporanei e all’istruzione. L’Organizzazione ha finora raggiunto oltre 580.000 persone colpite, la metà delle quali sono bambini, e continua a lavorare nella regione offrendo il maggior supporto possibile.
Durante l’emergenza, Save the Children ha costruito 586 Centri temporanei di apprendimento, distribuito più di 27.000 kit igienici e riparato 238 impianti idrici, il 46% dei quali era stato danneggiato dalle forti scosse. Grazie all’Organizzazione, più di 190.000 bambini sono riusciti a tornare a scuola.
Nonostante gli importanti risultati raggiunti rispondendo ai bisogni urgenti della popolazione nella fase acuta dell’emergenza, la priorità è ora cominciare il processo formale di ricostruzione. Molte comunità vivono ancora in alloggi di fortuna o nei rifugi temporanei forniti mesi fa dalle organizzazioni di aiuto e, dopo un inverno molto rigido, si preparano ad affrontare la prossima stagione dei monsoni, che inizierà a giugno.
«Il programma di ricostruzione deve iniziare il prima possibile. Save the Children ha pronto da mesi un progetto dedicato, che comprende la formazione di 6.000 muratori per ricostruire rispettando i criteri di sicurezza e la distribuzione di sovvenzioni in denaro a 6.000 famiglie vulnerabili, per un valore di 12 milioni di dollari, che permetterà loro di cominciare a ricostruire le loro abitazioni. Appena avremo il via libera, saremo pronti a partire», spiega Delailah Borja, direttore di Save the Children in Nepal.
Il rapporto, presentato da Save the Children, “Did the humanitarian response to the Nepal earthquake ensure no one was left behind?” (“La risposta umanitaria al terremoto in Nepal è riuscita a far sì che nessuno venisse dimenticato?”), analizza l’efficacia della risposta all’emergenza e, in particolare, come la distribuzione degli aiuti abbia raggiunto i gruppi più vulnerabili nel Paese.
Secondo quanto risulta dal rapporto, fin dai primi momenti, il programma di intervento all’emergenza ha dovuto fare fronte a profonde difficoltà logistiche, conseguenza inevitabile di un disastro di queste proporzioni in una regione prevalentemente montagnosa. La conformazione geografica del Nepal, le cattive condizioni delle strade e la carenza di carburante hanno contribuito a rendere ancora più difficile raggiungere le comunità più isolate e vulnerabili.
«Raggiungere le zone più remote, spesso gravemente colpite dal terremoto, era quasi impossibile a causa delle frane che avevano bloccato le strade, mentre molti villaggi erano raggiungibili solo a piedi», spiega Borja. «Molte organizzazioni umanitarie, tra cui Save the Children, hanno usato degli elicotteri per fornire gli aiuti necessari ma si potevano solo raggiungere luoghi in cui fosse possibile l’atterraggio, per cui spesso chi aveva bisogno di aiuto ha dovuto camminare per ore per raggiungere quei punti».
«Non dobbiamo dimenticare che la portata del disastro è enorme. Sono otto milioni le persone colpite. Il Nepal non affrontava una sfida come questa da decenni», conclude Borja.
L’intervento di Save the Children è stato reso possibile grazie alla generosità di migliaia di italiani e a quella di alcune aziende che hanno voluto essere al fianco dell’Organizzazione per portare aiuto al popolo nepalese: tra queste un posto di primaria importanza meritano Bulgari, ma anche Bonelli Erede – Studio Legale, OVS, Ferrero e Unicredit, e ancora Moncler, H3G, L’Oreal, Community srl e 3M Italy srl.
Tutte le foto sono di Save the children
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