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Nepal, quarantadue esiliati tibetani arrestati alla frontiera.
Stavano tentando di rientrare in patria. E Asianews fa sapere che un sacerdote salesiano indiano è stato ucciso nel paese.
di Redazione
Quarantadue esiliati tibetani, tra i quali numerosi monaci, sono stati arrestati in Nepal mentre tentavano di passare il confine per rientrare in patria e protestare contro le repressioni cinesi. Lo ha riferito la polizia nepalese, precisando che gli arresti sono avvenuti nei pressi del villaggio di Chaku, a circa 10 chilometri dalla frontiera con la Cina. Le proteste degli esiliati tibetani sono proseguite quasi giornalmente dallo scorso 10 marzo a Kathmandu, la capitale del Nepal, ma questo è stato il loro primo tentativo di oltrepassare il confine per rientrare in patria
Intanto l’agenzia Asianews del Pime fa sapere che un sacerdote cattolico, il salesiano John Prakash, è stato ucciso la notte scorsa a Sirsiya (distretto di Morang), nella parte est del Nepal. Si tratta del primo sacerdote che viene ucciso nel Paese.
La polizia ha aperto un’inchiesta e sospetta che gli autori dell’assassinio siano un gruppo di terroristi. Padre John Prakash, 62 anni, indiano del Kerala, lavorava in Nepal da 10 anni. Era il preside della Don Bosco School e viveva con altri due salesiani nella residenza vicino alla scuola.
Padre George Kalangara, il vicario parrocchiale, ha dichiarato ad Asianews che durante la notte un gruppo di armati è entrato nella residenza dei sacerdoti e ha immobilizzato padre Matthew, appena arrivato in comunità dall’India.
Il gruppo ha poi affrontato padre Prakash domandandogli denaro. «Poi non sappiamo cosa è successo» dice padre Kalangara «sappiamo solo che è scoppiata una bomba. Quando la polizia è arrivata abbiamo visto segni di lotta».
La polizia ha confermato che la bomba ha causato danni a tutto l’edificio, inaugurato solo un anno fa. Nella stanza del delitto mobili e ventilatori erano rotti.
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