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In Africa

Niger, il cooperante italiano: «Si rischia la crisi alimentare»

Lo spiega il comasco Andrea Veronelli, esperto di sviluppo rurale, rientrato in Italia da poche ore. Con lui facciamo il punto sulla situazione umanitaria nel Paese africano, dopo il golpe di inizio agosto

di Alessio Nisi

Il colpo di stato in Niger, con la destituzione del presidente Mohamed Bazoum, democraticamente eletto due anni fa, rischia di annullare gli sforzi di sviluppo del paese (al terz’ultimo posto tra i paesi al mondo per “indice di sviluppo umano”) e di far esplodere una crisi alimentare che potrebbe coinvolgere fino a 3 milioni di persone (popolazione complessiva del paese, 21 milioni al 2021). È l’allarme lanciato da Andrea Veronelli, 38 anni, comasco, esperto in sviluppo rurale dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo – Aics : due anni trascorsi nella capitale Niamey. 

Niger

La bomba alimentare in Niger

Veronelli adesso è in Italia ed è appena tornato con il primo volo (e al momento unico) organizzato dal Governo per il rientro degli italiani minacciati dal colpo di stato. Il Boeing KC 767 è atterrato mercoledì all’alba a Ciampino (Roma) con a bordo 36 italiani,  21 statunitensi, quattro bulgari, due austriaci, un nigeriano, un ungherese e un senegalese. Il giorno dopo il golpe, spiega l’esperto, «si sarebbe dovuto tenere un incontro importante nell’ufficio del primo ministro del Dispositivo nazionale per la Risposta alle Crisi Alimentari per affrontare l’emergenza della stagione 2022/2023 il cui picco è atteso questo agosto e quella che si sta prefigurando per il 2023/2024 dal momento che l’attuale stagione delle piogge è stata irregolare e insufficiente in molte zone». A ora, chiarisce, «si stanno consumando le ultime riserve».

Tornerò presto

Lucido, equilibrato, come solo chi ha una visione chiara e senza preconcetti, Veronelli («Tornerò presto, lì ho lasciato tutto, lì c’è la mia casa», dice) è arrivato in Niger tre mesi dopo l’elezione di Bazoum a presidente. «Mi occupo – spiega – di iniziative di cooperazione bilaterale, che intercorrono tra il governo nigeriano e quello italiano e che sono inerenti allo sviluppo rurale». Un quadro in cui rientrano anche programmi di accesso al credito, quelli legati ai finanziamenti agricoli e che comprendono perfino le iniziative di elettrificazione rurale. 

Prima del colpo di Stato

Spiega che fino ad una settimana fa, prima cioè della destituzione di Bazoum, il paese era avviato su una linea di sviluppo, «soprattutto», precisa, «per quanto riguarda le prospettive di mia competenza». C’era la volontà di «impegnarsi su più fronti per creare un contesto favorevole agli investimenti esteri e ad uno sviluppo di medio lungo termine. C’era una pianificazione». Tra gli esempi virtuosi, Veronelli cita il programma “I nigerini nutrono i nigerini”, iniziativa del governo per affrontare i problemi delle costanti crisi alimentari che affliggono l’area e la dipendenza dalle importazioni di beni alimentari (riso e olio in particolare) e che «mirava alla creazione di veri e propri poli industriali e quindi valore aggiunto», precisa il cooperante. «Queste e altre iniziative, legate anche al grande carisma del presidente Bazoum, rischiano di essere azzerate e possono saltare, minando le ambizioni di sviluppo del Niger». 

Il giorno del golpe e le Ong italiane sul posto

Il giorno della destituzione del presidente, a stare al racconto di Veronelli, pochi sapevano. «La mattina – racconta – mi hanno chiamato dall’ambasciata dicendo che c’erano voci in questo senso, di fare attenzione, accennando al golpe. A quel punto ho iniziato a coordinarmi con l’ambasciata per fare chiarezza sul numero del personale delle ong in quel momento presenti in Niger». Al momento sono circa 15 le organizzazioni non governative italiane che operano sul posto.

In apertura e nel testo foto per gentile concessione di Andrea Veronelli


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