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Education & Scuola

No alle scuole speciali Dateci più insegnanti

La Fish contesta il disegno di legge che assegna fondi agli istituti per disabili e avanza una proposta per cambiarli. In centri di ricerca e di formazione dei docenti

di Mariateresa Marino

Una nuova spada di Damocle incombe sul processo, già difficile e lento, di integrazione scolastica degli alunni portatori di handicap nelle scuole italiane. Si tratta di un disegno di legge, discusso e approvato in questi giorni dal Senato, che prevede finanziamenti di circa 60 miliardi di lire in tre anni solo per gli istituti statali speciali per ciechi e sordi. Un ritorno alle “scuole speciali” e a un passato da archiviare? La Fish, Federazione italiana superamento handicap, ne è convinta e lancia l’allarme. «Da qualche tempo a questa parte stiamo assistendo a continui tentativi di far passare in sordina finanziamenti finalizzati alla riapertura delle scuole speciali», afferma Pietro Barbieri, presidente della Federazione, «si stanziano soldi per istituti che in realtà dovrebbero essere eliminati e la cui destinazione ancora è tutta da chiarire». Alla protesta, la Fish unisce la proposta, con precisi emendamenti al testo di legge, che vanno in due direzioni: da una parte richiamare l’attenzione sulla fetta di alunni disabilì che stanno ancora aspettando che il processo di integrazione vera sia finalmente avviato e dall’altra sottolineare la necessità di “deviare” le risorse economiche verso una riqualificazione radicale degli istituti speciali. Come? «Per esempio, trasformandoli in strutture finalizzate allo svolgimento di attività scientifiche, di studio e ricerca», continua Barbieri, «o potrebbero servire da centri di elaborazione di progetti mirati e di formazione ai docenti curriculari». Una sorta di figura di insegnante di sostegno, se si vuole, ancora più specializzata e maggiormente qualificata. Insomma, l’unica strada da percorrere è quella della formazione di insegnanti con il compito di integrare nelle aule normali gli alunni non vedenti e non udenti e non quella di rinchiuderli in scuole speciali. Dunque, la battaglia continua, e si combatte senza esclusione di colpi all’interno dell’Osservatorio permanente per l’integrazione scolastica presso il ministero della Pubblica Istruzione In attesa che il disegno di legge passi all’esame della Camera. Mariateresa Marino


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