La Giornata dell'Europa
Noi giovani ambasciatori d’Europa nel nome di Antonio Megalizzi
A 75 anni dalla dichiarazione Schuman vi raccontiamo il progetto della Fondazione Antonio Megalizzi che porta i gli studenti dalle elementari alle superiori a scoprire la storia, i valori e le opportunità della Ue. A guidarli giovani universitari che aderiscono a una call annuale. Ecco come partecipare

Perché l’Unione europea? «Perché lo dice la storia: le alternative sono inimmaginabili ed essenzialmente tragiche». Antonio Megalizzi ne era convinto. Nato nel 1989, è morto nel 2018 in un attentato a Strasburgo. Non era lì per caso: reporter «innamorato dell’Ue», come si definiva, era nella città francese per seguire l’ultima assemblea plenaria dell’anno del Parlamento europeo. Ricordare oggi, 9 maggio, queste parole è importante non solo perché è la Giornata dell’Europa – 75 anni fa, lanciando l’idea della Comunità europea del carbone e dell’acciaio il ministro degli Esteri francese Robert Schuman dava il via al percorso di integrazione continentale – ma anche perché l’esistenza, la ragion d’essere dell’Ue appare sempre più minacciata dal suo interno, basti pensare alle pulsioni sovraniste di un Viktor Orbán o di un Robert Fico, di un Matteo Salvini o di un Giuseppe Conte.
C’è chi, però, cerca di tenere vivo il sogno europeo che fu di Schuman, Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer e prima di loro di Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi. Un sogno fatto proprio da Megalizzi e, dopo la sua scomparsa, dalla Fondazione che porta il suo nome. Tra le attività concrete che questa promuove c’è il Progetto Ambasciatori, rivolto a 30 studenti universitari o neolaureati che avranno la missione di spiegare a bambini e adolescenti cos’è l’Ue: dalla sua storia ai suoi valori, dalla sua organizzazione alla sua economia.
Giunto alla sua quinta edizione, finora ha permesso a circa 11mila studenti – di quarta e quinta elementare, seconda e terza media e al triennio delle superiori – di incontrare l’Europa a scuola, cosa che non sempre accade. «Non siamo europeisti ingenui: comprendiamo che l’Ue ha tanti limiti, ma ci rendiamo anche conto che di fronte alle sfide globali del nostro tempo è impossibile pensare di procedere da soli», spiega a VITA Caterina Moser, referente del Progetto. «L’Ue ci ha dato tante opportunità. Ai ragazzi spieghiamo che non è un ente distaccato, estraneo alla nostra vita, ma anzi che è una cosa di cui possiamo essere parte attiva».
L’obiettivo, insomma, è quello di far «innamorare», proprio come Antonio Megalizzi, le nuove generazioni. Come? «Un buon modo credo possa essere far capire quanto sia importante per noi, in quanto giovani, la presenza dell’Ue e quante opportunità ci offra. Penso, banalmente, ai progetti Erasmus», ci racconta Edoardo Alberto Di Domizi, ambasciatore per l’anno 2024/25. Ovviamente, il metodo di ingaggio cambia a seconda che ci si trovi di fronte a dei bambini di 9 anni o a un ragazzino di 18. Di Domizi, originario di Campobasso trapiantato a Torino, dove si è appena laureato in Scienze internazionali e studi europei, si interfaccia con le scuole superiori. «Avendo pochi anni di differenza sono riuscito a trovare degli esempi o delle modalità di spiegazione adatti. Per spiegare le conseguenze pratiche della Brexit ho usato l’esempio di un sito di abbigliamento che avendo sede a Londra ha dovuto alzare i prezzi di spedizione. Oppure li ho fatti riflettere sull’assenza di controlli alla frontiera quando ci si muove tra Stati membri, che è una cosa che dobbiamo all’Ue».

Il riscontro, dice Di Domizi, è stato più che positivo. «Mi ha colpito quanto fossero interessati, soprattutto quando abbiamo affrontato il tema della propaganda anti-europeista». A spingerlo a rispondere alla call-to-action dell’anno scorso è stata la voglia di dare agli altri un’opportunità che lui non aveva avuto ma che reputa fondamentale. «Nella mia carriera scolastica ho avuto pochissime possibilità di relazionarmi con l’Ue, di fatto è successo solo all’università. È questa mancanza che mi ha motivato ad applicare per il Progetto, ma anche la volontà di provare a dare un contributo reale, concreto alla società».
Marta Marson, anche lei ambasciatrice, sottoscrive in pieno. Oggi studia Scienze internazionali tra Gorizia e Trieste, ma fino all’università aveva trovato poche tracce di Europa lungo il suo percorso. «Io non ho avuto questa possibilità, ma penso che sia importante spiegare cos’è l’Ue e che impatto può avere sulle nostre vite, ma anche quale impatto possiamo avere noi su di essa». Marson si rivolge alle scuole elementari. «Nella sua difficoltà è molto bello, perché i bambini fanno le domande più basilari ma che sono anche le più interessanti. Confrontarmi con loro mi aiuta a cambiare prospettiva». Anche lei ha riscontrato un coinvolgimento positivo da parte dei bambini, che si appassionano soprattutto in attività pratiche come la simulazione del processo legislativo europeo, in cui Marson li divide in Commissione, Consiglio e Parlamento.

«Nella mia esperienza quello che ha fatto innamorare i bambini è stato molto spesso l’idea stessa del sogno europeo, soprattutto quando poi ho affrontato il Manifesto di Ventotene e la contrapposizione tra l’esperienza che stavano vivendo Spinelli, Rossi e Colorni in quel momento e l’idea del sogno europeo. Li ha colpiti, cioè, l’idea di poter immaginare qualcosa di diverso per sé e per la propria comunità», spiega Marson.
Per rispondere alla call di Fondazione Antonio Megalizzi clicca qui.
In apertura: gli ambasciatori di Fondazione Megalizzi per l’anno 2024/25 (foto della Fondazione)
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