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Noi sì che siamo civili!

di Gianfranco Marocchi

Questo post in realtà l’avevo scritto per il mio blog personale qualche mese, fa all’epoca dei fatti. Ma ritorna attuale, visto che a quanto pare la Ferrari apporrà sulle proprie vetture nel prossimo GP di Formula 1 la bandiera della Marina italiana per ricordare i due marò detenuti in India solo per avere sparato su due pescatori di passaggio uccidendoli.

Dunque, a quanto pare gli indiani, quando qualcuno gli spara addosso e li ammazza, ritengono addirittura di doverlo processare per verificare se per caso abbia fatto qualcosa di male. Ripenso a Maroni (non è futile archeologia, considerate che il soggetto potrebbe fare ancora strada). Certo che deve sembrarci strano, a noi italiani, che quando i libici sparavano ad altezza d’uomo addosso a un nostro peschereccio, li giustificavamo nel modo più ovvio (“avranno pensato fossero clandestini“, pacificava il ministro Maroni, che trovava quindi del tutto normale abbattere migranti di passaggio, e poi hanno – addirittura! – chiesto scusa). A maggior ragione, che male c’è ad andare in India e sparare su due persone se si pensa che potrebbero essere terroristi?

Noi ora cavilliamo di diritto, di acque internazionali, di immunità funzionale. Gli indiani, questi incivili pezzenti fachiri mezzi nudi (copyright Churchill), invece niente, proprio convinti che chi spara su due poveracci inermi debba essere chiamato a risponderne.

Mica come nei paesi civili, dove protetti dalla divisa di un Paese potente si possono tranquillamente far fuori una ventina di persone e cavarsela con una sgridata!


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