Welfare

Nonno ha tre mogli. Ho trovato un film per lui…

È divertente. Fa la parodia di un modello sociale marocchino che non ha più ragion d’essere. Ma mi sono accorto che lui mentre lo guardava era pieno di nostalgia... (di Imane Barmaki).

di Redazione

Ho visto il film A la recherche du mari de ma femme, una simpatica parodia sulla poligamia. L?ho visto con mio nonno, un imam marocchino che ha tre mogli. Il protagonista, un certo Hadj Ahmed Ben Moussa, commette l?errore di ripudiare la terza volta una delle sue tre mogli. Rammaricandosi di questa decisione, Hadj consulterà un giudice per sentirsi dire ciò che conosce già: in base alla sharia, quando un uomo ripudia la moglie per la terza volta, ella non potrà più lecitamente tornare da lui a meno che non sposi un altro uomo dal quale poi dovrà divorziare. Hadj, allora, comincia la ricerca di questo marito provvisorio che permetterebbe a lui di risposarsi con la moglie ripudiata. Semplice no?Questo film ha il potere di riportarmi indietro nel tempo, alla mia infanzia. Le vicende di Hadj mi hanno fatto ricordare le immagine di un lontano harem felice in cui donne, figlie e nipoti hanno condiviso gioie, dispiaceri e conflitti tipici di una famiglia ?troppo? allargata.E mentre guardavo il film percepivo come mio nonno si pregiava di identificarsi con il protagonista, con il valore della poligamia, con certi valori conservatori della società marocchina che spero tramontino il prima possibile; mio nonno, infatti, vedeva in Hadj un modello da esportare anche alle nuove generazioni. Per mio nonno, il personaggio di Hadj rappresenta il testimonial mediatico giusto per dare senso e continuità a questo tipo di valori e cultura. A volte, un prodotto mediatico come un film in dvd, da puro entertainment può diventare un?esperienza in grado di far riflettere sulla propria identità in maniera positiva ma anche contribuire ai conflitti intergenerazionali e culturali tra genitori e figli. Emigrando da un Paese all?altro, le famiglie tendono a portare con sé valori e credenze che fanno parte del loro patrimonio culturale e che definiscono la propria identità. È del tutto naturale che i figli rigettino alcuni di quei valori e costumi. I mezzi di comunicazione giocano in questo contesto un certo peso. Non solo entrano nelle case degli immigrati ma influiscono anche su quelle dinamiche private tra genitori e figli che cercano di trovare un giusto compromesso tra la cultura di origine e il Paese di adozione e non sempre ci riescono. Guardando certi film arabi, alcuni figli giudicano quei valori promossi dai genitori come lontani sia nello spazio che nel tempo. I genitori a loro volta, da come i figli reagiscono davanti a film del Paese di origine, capiscono che i modelli e i valori della società italiana sono quelli su cui i figli vivono il loro presente e costruiranno il loro futuro. A parte il conflitto generazionale, se penso a film come East is East o Sognando Beckman, mi accorgo che quelle fiction sono diventate la mia realtà. Quando vedo quei film dove i figli di pakistani o indiani conservatori rigettano parte della loro cultura e rivendicano quella britannica di adozione, mi sento come se stessi recitando con loro oppure come se loro stessero interpretando in video le dinamiche che vivo in prima persona. Io sono nata in Marocco ma vivo in Italia da 10 anni. La cosa bella è che, nonostante un nonno poligamo e i conflitti generazionali con la mia famiglia spesso fomentati dai prodotti mediatici, sono io a scrivere la sceneggiatura della mia vita. E quando ci sarà da scegliere il resto del cast, invece di quattro comparse, mi accontenterò di un solo marito.

Imane Barmaki

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