Mondo

Obama über alles

Rassegna stampa a cura della redazione di Vita

di Redazione

A tenere banco sui quotidiani di oggi è il cominzio di Barack Obama a Berlino. Alcune testate poi danno conto degliu sviluppi del caso Eluana. Su questi due temi incentriamo la rassegna stampa di oggi.

Obama

Il comizio di Obama dà l’apertura al Corriere della sera: “Obama, folla da star a Berlino: «Ora abbatiamo tutti i muri». Uno stralcio del discorso è pubblicato in prima in corsivo con rimando a pag3 sotto il titolo: “Europa e America, torniamo alleati”. Oltre 200mila persone sono arrivate a Belrino da tutta la Germania per ascoltarlo e hanno intonato il suo slogan “Yes, we can”. Le interviste in appoggio sono allo storico tedesco Jan Techau (“Nel complesso, tra kennedy e Obama ci sono più differenze che identità. Ma c’è una similitudine portentosa, che in questo momento oscura il resto, come Kennedy, Obama è un simbolo nel quale la gente è pronta, spontaneamente a riporre le propie speranze. Non contano le posizioni politiche, ma le aspettative che suscita: è qualcosa di straordinario». Secondo lo storico del comunismo Richard Pipes invece Obama «è più Reagan che Kennedy, ma con meno carisma». E ancora: «Molti in America e soprattutto in Europa lo considerano carismatico, io lo trovo professorale, a volte sembra che faccia la lezione all’elettorato. Reagan era più comunicativoe trasparente, “simpatico” come dite voi in Italia. Per me rimane possibile che McCain vinca le elezioni».

Repubblica, al contrario del Corriere, apre con Berlusconi sul lodo Alfano: «Il minimo per la democrazia». Il comizio di Obama è di spalla in prima pagina sotto il titolo “Obama infiamma Berlino: «Abbattere gli ultimi muri». I toni del servizio sono trionfalistici come dimostra anche l’intervista allo storico tedesco Peter Schneider che dice: “Un evento storico. Da ragazzo vidi Jfk, oggi ho riascoltato l’America che amiamo. Obama ha saputo creare i toni giusti, un’emozione di massa. è stato anche abile, evitando il contrasto con i pacifisti. Lui che pacifista non è».

Obama a Berlino: «Ponti, non muri» riporta il Sole 24 Ore. Bello slogan. Secondo il Sole, che oltre al pezzo gli dedica anche un corsivo agiografico, il Nostro «corre per la presidenza americana, ma anche per quella del mondo», ed è «alla testa di una campagna davvero senza confini. Si è presentato, ha detto, da cittadino. Ma da nuovo cittadino globale (…) capace di non di scimmiottare bensì di reinventare (…) tanto il sogno della nuova frontiera kennediana che quello dell’abbattimento dei muri di reaganiana memoria. Agli occhi di molti, la distanza dal rivale John McCain (…) non è mai parsa così evidente. Adesso a Obama non resta che dimostrarsi all’altezza delle promesse».

«Quando la politica diventa spettacolo»: così inizia su Avvenire il pezzo di Vincenzo Savignano. A pagina 4, sotto un titolo tranquillo «Obama a Berlino: Usa e Ue per abbattere i muri» e un occhiello che definisce la visita di ieri a Berlino una «prova da presidente». Una «scenografia perfetta», un pubblico multiculturale, ed ecco che nella luce del tramonto «compare lui, sicuro di sé, sorridente e vincente, così come deve esserela nuova Superstar della politica americana e mondiale». E sottolinea come i socialdemocratici tedeschi per Obama avessero chiesto un evento sotto la Porta di Brandeburgo, suscitando le proteste dei cristiano democratici e della stessa Merkel: «come ha poi scritto il Washington Post solo i granndi presidenti degli Stati Uniti hanno avuto l’onore di parlare di fronte a quella porta, e Obama si deve ancora guadagnare questo diritto». Ripresi i passaggi chiave del suo discorso, sul fare ponti e il “prosciugare il pozzo dell’estremismo”. E McCain? «Dopo una settimana disastrosa dal punto di vista dell’esposizione mediatica, rincorre Obama incntrado oggi il Dalai Lama».

Per il Giornale Obama vale la copertina con rimando a pag. 12. la cronaca è affidata a Salvo Mazzolini. Obama annuncia: «nuovi rapporti con l’Europa e presto verrò in Italia”. Di spalla un commento di R. A. Segre . « se la circoscrizione elettorale fosse l’Europa, l’Africa o l’America latina Obama sarebbe eletto per acclamazione». Così pure in Israele: «dove è stato ricevuto con gli onori presidenziali. Prima tappa del tour extra States che sarà decisiva per l’elezione di novembre».

Fotona gigantesca di Obama in prima pagina davanti alla Colonna della Vittoria sulla Stampa. Dentro è un panegirico: titoli come «un corpo da elfo che seduce tutti», «maestro di retorica, ha colpito al cuore» ecc. ecc.
Nell’apertura si sottolinea l’innamoramento delle folle berlinesi per Obama e l’America (tra bandierine ovunque, gagliardetti e distintivi), e di Obama per Berlino, «cui tutti i popolo del mondo dovrebbero guardare» perché è qui che acdde il Muro nel 1989 ed è da qui che occorre ripartire per abbattere gli altri muri nel mondo. Comunque è nel pezzo sulla «fisicità» di Maria Giulia Minetti che si toccano vette mai prima raggiunte: «Corpo etereo, che non evoca la puzza di sudore, la fatica che gonfia i piedi e confonde lo sguardo, corpo asessuato perfino (…) Un narcisista? L’accusa è ricorrente», ma, conclude, «lo slancio del suo corpo rende tutto credibile».

Al candidato democratico alla presidenza Usa Il Manifesto dedica un articolo molto critico a p.3 dopo la visita in Israele. Titolo: “L’espediente Palestina”. “Obama sacrifica i palestinesi per avere l’appoggio della comunità ebraica Usa iperfiloisraeliana”. Scrive Luciana Castellina: «il candidato democratico si rivela ancor apiù acriticamente subordinato alla politica israeliana di ogni altro presidente degli Stati Uniti, i due Bush e Ronald Regan compresi. Nessuno prima d’ora si era infatti mai azzardato a dichiarare che Gerusalemme doveva diventare tutta intera capitale di Israele, in violazione di ogni delibera dell’Onu e del più elementare senso della giustizia storica». Unilateralismo per compiacere la comunità ebraica Usa o ignoranza sul Medioriente? si chiede nel pezzo la giornalista. Il problema non è Obama, conlcude, ma i meccanismi che hanno portato a questa dichiarazione, ovvero la disparità di trattamento delle popolazioni israeliana e palestinese da parte dei “potenti” della comunità internazionale.


Eluana

A pag17 il Corriere ospita le ultime dichiarazioni del padre di Eluana, Beppino Englaro: «Eluana morirà in silenzio, come le è dovuto e come lei avrebbe voluto. La sentenza della Corte d’appello verrà eseguita, deve essere portata a compimento, sarebbe assurdo non essere all’altezza dei giudici che l’hanno emessa. Bisogna agire nel rispetto del decreto, stiamo lavorando per questo». Il corsera deduca che Eluana ne ne andrà in silenzio e che la sua morte sarà annunciato solo dopo. La pagina è corredata da una lettera aperta di don Luigi Verzè: «Il paziente in stato vegetativo non è un vegetale, la scienza insegna che esistono casi di recupero parziale di contatto con il mondo…Chi stabilisce quali sono i parametri minimi di qualità di una vita? Con questa decisione, la Magistratura, non paga di invadere l’azione politica distruggendone la cultura, pretende oggi di avere anche il dominio sulla vita…Questo, a mio avviso, è lo scandalo intollerabile.
Intanto sul testamento biologico Il Pdl presenta due mozioni che si fronteggiano. Da una parte 14 firmatari guidati da Benedetto Della Vedova che sostengono un documento a difesa della libertà terapeutica. Dall’altra Isabella Bertolini, sostenuta da 80 colleghi, che chiede al governo “di vietare qualunque atto che legittimi pratiche eutanasiche”.

«Ore cruciali, spuntano nuovi testimoni»: Eluana su Avvenire è sempre in prima pagina. Paolo Ferrerio scova una ex compagna di liceo, Laura Magistris e due ex insegnanti di Eluana che danno una versione opposta rispetto alle testimonianze delle tre amiche raccolte dalla curatrice Franca Alessio e inserite – con tanto peso – nella sentenza della Corte d’Appello. «Non l’ho mai sentita fare discorsi di questo genere, non ricordo una sua posizione così ferma e decisa su questi argomenti che, come è facilmente intuibile, non erano al centro dei pensieri di ragazze nemmeno ventenni», dice la Magistris. Non ricorda nemmeno la citata discussione in classe sul caso di Rosanna Benzi e si dice pronta a testimoniare – con i bigliettini scambiati fra i banchi, che conserva – che Eluana «amava l’esistenza e non credo assolutamente che se potesse decidere sceglierebbe di morire». Dell’episodio della Benzi si ricorda invece sr Rina Gatti, docente di lettere, che ha propsto l’argomento ma – dice – lòe cose sono andate diversamente da come hanno raccontato: «nessuna ragazza, tantomeno Eluana, ha detto di preferire la morte a una condizionje del genere».

Sul Foglio a pag 2 “Il caso Englaro dimostra che il tragico non fa più parte di noi” in cui Alfonso Berardinelli dice che “la volontù di esssere privati della vita, se espresssa in passato, non possiamo considerarla una volontù comunque attualmente valida”, ma solo “la volontà di quel momento”. “Sia una scelta che quella opposta possono perpetuarli [il male e il dolore] e accrescerli” Secondo Berardinelli nessuno, né cattolici, né laici, accetta più il “tragico”, che non fa più parte della nost cultura. Comunque nessuno può mettersi al posto di Eluana, anche se un incidente l’ha privata della sua coscienza.


Somalia e altro

A p. 17 di Avvenire, il governo ribadisce il silenzio stampa. Lo dice Fabrizio Romano, nuovo capo dell’unità di crisi della Farnesina. «Sono vivi, i contatti sono in corso» è tutto quel che si riesce a sapere dei due cooperanti italiani rapiti in Somalia da più di due mesi. Intanto resta drammatica la situazione in Somalia: anche ieri nove morti fra i civili mentre il nuovo leader dell’opposizione Ars, Sceikh Hassan Dahir Aweys ha dichiarato che il suo movimento tutelerà le ong presenti nel paese, accusando i duri del governo di essere dietro le imboscate ai cooperanti stranieri, per impedire il dialogo fra le parti.

40 anni dell’Humanae Vitae: Avvenire chiaramente la difende come “profetica difesa della dignità della persona e della sua partecipazione alla creazione divina, di fronte alle derive del dominio tecnico”. Sul Corriere, per esempio, mezza pagina di pubblicità a pagamento di varie associazioni cristiane (non cattoliche) contro l’encinclica.

Due pagine sulla Stampa dal titolo eloquente: «Il poltronificio dei parchi», riprendendo un’affermazione della Prestigiacomo. Tesi: molti direttori di parco di ambiente e tutele non capiscono un’acca, basti pensare che il direttore dello Stelvio è cacciatore, ma sono stati messi lì per puri giochi politici, senza riguardo per il curriculum. Tuttavia, se si guarda al personale, è scarso (in media 4 dipendenti per ogni area protetta, che salgono a 45 per i grandi parchi), e anche gli stipendi non sono faraonici: il direttore, quello che guadagna di più in assoluto, prende 3000 euro al mese, niente a che vedere con qualunque carica direttiva in qualunque Asl. E allora? Fulco Pratesi: i parchi non sono un poltronificio, la gente lavora, l’unico errore sarebbe privatizzarli.

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