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Olimpiadi: allarme terrorismo
Rassegna stampa a cura della redazione di Vita. Sintesi di Franco Bomprezzi
di Redazione

Tensione, paura, attesa: Pechino e i Giochi stanno conquistando stabilmente le prime pagine dei giornali
La Stampa dedica un primo piano all’attacco terroristico della minoranza turcofona uigura in Cina, «il più grave della storia della repubblica popolare cinese» scrive da Pechino Francesco Sisci. Gli uomini dell’Etim, organizzazione che è nell’elenco americano di quelle terroristiche a impronta islamica, chiedono l’indipendenza del Xinjiang, regione della Cina che considerano il loro Turkestan orientale. Negli ultimi anni in questa regione ha preso piede il fondamentalismo islamico, le donne hanno cominciato a portare il velo nero più rigido, simile al burqa, una novità nel centro Asia, che aveva una tradizione di islam moderato. Dalla seconda metà degli anni 90 ci sono uiguri nei campi di addestramento dei talebani in Afghanistan.
A raccontare l’altro lato della medaglia, la repressione da parte del governo di Pechino nella regione abitata dagli Uiguri, dal periodo della rivoluzione culturale in poi, è l’imprenditrice Rebiya Kaderr, di cui La Stampa pubblica il ritratto e l’intervista. Quattro volte candidata al nobel per la pace, membro del parlamento cinese, poi imprigionata per le sue denunce dell’oppressione del suo popolo.
Madre di undici figli, presidente del World Uyghur congress, oggi vive a Washington. In Turkestan orientale, come lo definisce, c’è stato lo stesso tipo di repressione culturale che in Tibet: “cinesizzazione” attraverso l’immigrazione favorita da Pechino di milioni di cinesi di etnia han, deportazione di intere famiglie uiguri che si rifiutavano di abbadonare la propria tradizione culturale e la propria religione, massacri contro i manifestanti (il più tragico, con la morte di 400 persone, è avvenuto nel ’97). Una vicenda, quella degli Uiguri, di cui si sa poco o niente perché, dice la Kaderr, a differenza del Tibet, la terra degli uiguiri non ha un Dalai Lama, una figura carismatica riconosciuta a livello internazionale. E la religione è quella musulmana, più facile da
collegare al terrorismo.
L’azione dei separatisti musulmani occupa l’apertura anche del Corriere della Sera. Un camion bomba nella regione dell’estremo ovest della Cina è esploso provocando la morte di 16 poliziotti e decine di feriti. Sotto accusa la minoranza degli uiguri. Due attentatori sono stati arrestati. La provincia dello Xinjiang è la culla dell’opposizione uigura musulmana, etnia turcofona che rappresenta il 44% dei 20 milioni di abitanti della regione. Adesso su Pechino è piombata l’ombra dell’11 agosto, la data che celebra il 20esimo compleanno di Al Qaeda, il movimento fondamentalista islamico fondato nel 1988 da Bin Laden. L’analisi dettagliata è di Guido Olimpio, esperto di terrorismo internazionale del Corriere.
Luciano Gulli su il Giornale da Pechino considera: “le bombe irridentiste contro la stazione di Kashgar che sono costate 16 morti servono a far sapere al mondo che non c’è solo il problema Tibet, ma anche lo Xinjiang regione a maggioranza islamica”. Poi Gulli va oltre: “non è qui tra le montagne del Pamir e il Karakorum che Osama (ammesso sia vivo) avrebbe stabilito il suo comando?”. Poi in Cina: “la regione, grande come l’Alaska, custodisce il 30 % delle riserve petrolifere, oltre a ricchi giacimenti di metano e oro”. E la colonizzazione forzata avviata da Mao è riuscita a portare gli uiguri ad essere una minoranza dal 90% della popolazione che erano.
Stenio Solinas vede le Olimpiadi dal punto di vista del governo cinese. La partita la Cina la sta giocando internamente: “I giochi sono uno show che serve a esaltare i cinesi. Il messaggio della classe dirigente è: «guardate dove vi ho portato» per questo non devono fallire perchè il partito non può perdere la faccia”. Solinas poi cita le considerazioni di alcuni studiosi sul cambiamento della società: “non si tratta di riforme verticistiche, piuttosto sono gli infiniti atti di disobbedienza del singolo che determinano le grandi trasformazioni”. Un dato: dal 1974 al 2004 le persone coinvolte in proteste pubbliche è passato da 700mila a 4milioni, gli scioperi da mille a oltre 20mila, gli scioperanti da 70mila a 800mila.
Il manifesto riserva un box in prima pagina e mette la notizia alla 9°, ma come spalla di un articolo sulla scomparsa dei quartieri tradizionali di Pechino. Il giornale ricorda come dagli anni ’90 la forte immigrazione nella regione dello Xinjiang di cinesi di etnia han stia facendo infuriare gli uiguri che si vedono cancellare la propria lingua e il diritto a professare la religione musulmana. La recente scoperta di petrolio e minerali ha reso la regione molto preziosa, e delicata, per Pechino.
La Repubblica apre così: “Cina, incubo terrorismo”. A pagina 2 e tre la cronaca. Federico Rampini: “Cina, incubo terrorismo sui Giochi nello Xinjiang uccisi 16 agenti”. Una delle offensive più violente che la repubblica cinese abbia mai subito. Rampini sottolinea che si tratta di una escalation: attentato esplosivo sventato su un aereo, 5 morti per le bombe sugli autobus, voci di piani per rapire gli atleti… Pechino è presidiata: 110mila poliziotti e 500mila volontari, le autorità fanno di tutto per non sembrare fragili. Ma l’attentato impressiona: i due attentatori si sono gettati dal camion in corsa e poi scagliati contro gli agenti assalendoli con granate e con pugnalate. Sono stati catturati vivi. La città dove è accaduto, Kashgar, è abitata per il 70% da uiguri, etnia musulmana (e turbolenze con il potere centrale sono da tempo frequenti). Non si esclude quindi che i musulmani intendano sfruttare il palco offerto dai giochi olimpici.
Nella pagina accanto l’inviato Maurizio Crosetti racconta l’attesa olimpica: “La prima medaglia è non rischiare la pelle”: così la 21enne Alessia Filippi sintetizza la situazione di assediata nel villaggio (fuori 34mila soldati). Più efficace Max Rosolino: “da quando hanno assegnato i giochi alla Cina c’è da tremare, e mica possiamo cavarcela dicendo che i morti non sono a Pechino. Che significa? I morti sono di tutti… Se mi sento sicuro? Certo, finché non succede qualcosa di brutto. Le nostre famiglie sono spaventate, ci chiamano da casa però noi ne sappiamo meno di loro”. D’altra parte, i dirigenti del Coni gettano acqua sul fuoco, sottolineando che le misure di sicurezza sono imponenti…In basso il quotidiano pubblica l’appello di 4 Nobel – André Glucksmann, Vaclav Havel, Desmond Tutu, Wei Jingsheng – perché la Cina rispetti i diritti umani e gli atleti ne parlino liberamente.
Il Sole 24 Ore titola: “Strage a quattro giorni dai Giochi”. Luca Vinciguerra ricorda come duecento anni fa gli imperatori Qing chiamarono lo Xinjiang “nuova frontiera” e da quel giorno Pechino ha sempre inviato soldati nella turbolenta regione. Con Mao è seguita una forte colonizzazione, con molti civili di etnia han (quella tipica cinese) che sono andati a ripopolare la zona. Nella capitale Urumqi ogni traccia del nomadismo uiguro è stata spazzata via per fare spazio alla modernizzazione cinese.
La Cina è il titolo di apertura anche di Avvenire. “Cina, strage e paura alla vigilia dei Giochi”. A pagina 5 il servizio di Luca Miele. La provincia dello Xinjinag, ricca di petrolio e risorse naturali, è paragonata al Tibet: stessa «colonizzazione massiccia e insinuante da parte dell’etnia han cinese». Nella provincia prima del 1949 abitavano 300mila cinesi, oggi sono 6 milioni secondo le fonti ufficiali e 15 milioni secondo fonti indipendenti: la prova di una «assimilazione culturale” e di una minoranza turcofona «schiacciata dal “genocidio”». Boxino dal titolo allarmistico: «città a rischio, potrebbe trattarsi solo dell’inizio». Il pronostico è di Li Wei, professore dell’istituto per le Relazioni Internazionali contemporanee, massimo esperto di terrorismo della Cina. Secondo lui l’attentato di ieri non è tipico degli uiguri, ma del terrorismo islamico internazionale. Sono 5 a suo parere i gruppi che potrebbero colpire durante i Giochi. La risposta della Cina? 34mila agenti in più nella sola Pechino.
E inoltre sui quotidiani di oggi:
Corriere della Sera – A pag10 e 11 focus dedicato all’edilizia sostenibile. La nuova frontiera del settore è in Trentino, dove l’attenzione non è solo verso l’efficienza energetica, ma anche verso la scelta dei materiali e dei progetti. Il bello è che oltre a risparmiare sulle bollette di acqua, gas ed elettricità, gli edifici che ricevono il “marchio” vedono crescere il loro valore di mercato sino a punte del 7,5%.
Il Sole 24 Ore – Primo piano tutto sulle ultime decisioni del governo. Citando la manovra estiva su cui oggi la Camera vota la fiducia si parla delle liberalizzazioni frenate per i servizi locali, specie gas e trasporti locali (per cui non ci sono state gare di assegnazione, o se ci sono state le ha vinte il vecchio gestore). Solo per l’acqua il mercato si è aperto e continua a farlo. Editoriale di Angelo Rughetti (segretario Anci) che spiega come alle gare si possano sostituire gli affidamenti diretti, ma denuncia la possibilità che questi monopoli passino direttamente in mano ai privati, senza una concorrenza nel mercato, perché nella nuova proposta del Governo manca la disciplina dei poteri di regolamentazione degli enti locali.
Il Giornale – Pendolari della salute. Alle pagine 10 e 11 un viaggio al Nord per curare anche una frattura, ad esempio in Lombardia l’anno scorso sono stati curati 500mila malati “fuori sede”. secondo la tabella le regioni a più alta mobilità sono: Lazio, Campania, Puglia, Sicilia, Calabria.
Il caso di Lampedusa dove la mancanza di una firma non fa attivare l’apparecchiatura per le dialisi. gli abitanti sono costretti all’esilio dall’isola.
La Repubblica – “Sangue: i donatori contro Brunetta”. Il decreto legge 112 ha tolto la possibilità di assentarsi (remunerati) per andare a donare il sangue. Le associazioni sono sul piede di guerra e chiedono sia cambiato l’articolo relativo: non è giusto – dicono – che chi fa del bene sia penalizzato. Questo il parere di Andrea Tieghi, presidente Avis.
Avvenire – Sul caso Englaro e collateralmente alla querelle interna a Scienza&Vita interviene mons. Rino Fisichella, presidente da poco della Pontificia accademia per la vita. Molto più possibilista rispetto a una legge. Eluana ha portato a galla «una questione con la quale presto o tardi avremmo dovuto confrontarci, sia dal punto di vista bioetico sia giuridico» e ci ha fatto ricordare gli altri 2mila casi che ci sono: «dobbiamo riscoprire la vicinanza a queste persone e alle loro famiglie». Sempre sulla legge, Fisichella fa riferimento alla scorsa legislatura, non a quella precedente dove con Tomassini si era giunti a un accordo su posizioni di destra e quindi più vicine quelle tradizionali della chiesa: «Il parlamento non parte da zero. Nella scorsa legislatura sono stati presentati nove progetti di legge, c’è il pronunciamento del Cnb… Insomma, penso si possa legiferare con più facilità. Certamente quando si legifera su un tema così delicato c’è anche da parte nostra un grande timore, che deriva dal non sapere con esattezza cosa il legislatore porrà all’interno della legge. Testamento biologico è un’espressione di per sé vuota, bisogna capire di che contenuti viene riempita».
Corriere della Sera – Scienza e Vita corregge il tiro per la seconda volta in pochi giorni sul testamento biologico. Dopo la parziale apertura riferita ieri dal Corriere oggi la presidenza ha fatto marcia indietro: «mai una legge sul testamento biologico; prendiamo atto del disappunto di alcuni membri del consiglio, ma confermiamo la nostra posizione: netto rifiuto a un’ipotesi di legge». Firmato dai presidenti Bruno Dallapiccola e Maria Luisa Di Pietro.
Il manifesto – p.10 dedicata alla conferenza mondiale sull’Aids a città del Messico in cui si riportano tutti gli interventi dei personaggi illustri, da Ban Ki Moon al presidente della società internazionale dell’Aids, Pedro Cahn. In fondo anche la denuncia di Medici senza Frontiere, secondo cui manca il personale sanitario per curare i malati, e le parole del presidente messicano Felipe Calderon sull’acquisto di preservativi, definite “retorica”. Ma non viene citata la promessa apertura del Messico ai medicinali generici.
Italia Oggi – A pagina 13 speciale scuola: dal 2009 i supplenti saranno scelti con assunzione diretta da parte del preside. Lo prevede il disegno di legge approvato nell’ultimo consiglio dei ministri e proposta dal ministro Gelmini. I contratti saranno biennali, ma i sindacati criticano la scelta da parte dei dirigenti scolastici, perché temono sia l’anticamera per il reclutamento diretto anche a tempo indeterminato. Sempre nello stesso pezzo la notizia che dal 2009 gli esami di riparazione potranno essere fatti a settembre e non ad agosto come oggi. A pagina18 indagine di Cittadinanzattiva, secondo cui solo il 6% dei bambini trova posto negli asili comunali. Colpa del caro rette e delle liste di attesa. Sono solo 3.000 le strutture, contro le 3.800 previste già nel 1976. Peggio di noi solo Spagna (5%) e Grecia (3%). In Danimarca si arriva al 64%.
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