Minori
Oltre la pena, se anche il calcio diventa un ponte per il futuro
Il progetto Play the future punta ad arricchire i percorsi di messa alla prova dei giovani inseriti nei circuiti penali con percorsi di educazione sportiva ed orientamento professionale. Nata nel 2023, da questa edizione l’iniziativa è sostenuta anche dalla Federazione italiana giuoco Calcio - Figc, oltreché da Fondazione Milan e Fondazione Cassa depositi e prestiti - Cdp, in collaborazione con il ministero della Giustizia. Per Giovanni Gorno Tempini, presidente di Fondazione Cdp e di Cassa Depositi e Prestiti, il progetto Play for the Future rappresenta «un’iniziativa ad alto impatto sociale, che unisce sport e formazione per aprire nuove vie di inclusione a giovani che stanno vivendo momenti di difficoltà»
di Alessio Nisi

Favorire il reinserimento sociale dei giovani coinvolti nei circuiti penali attraverso percorsi di educazione sportiva e di orientamento professionale. Questo l’obiettivo di Play for the Future, progetto promosso da Fondazione Milan e Fondazione Cassa depositi e prestiti – Cdp, in collaborazione con il ministero della Giustizia.
Nata nel 2023, l’iniziativa si è arricchita in questa edizione del contributo di un ulteriore partner strategico, la Federazione italiana giuoco Calcio – Figc, che, attraverso il Settore giovanile scolastico, si occuperà dell’organizzazione del programma didattico rivolto ai giovani partecipanti al percorso educativo e nel rilascio degli attestati partecipativi.
100 ragazzi tra Napoli, Bari, Catania e Palermo
La prima edizione del progetto si è conclusa a luglio 2024, raggiungendo complessivamente, tra attività di educazione sportiva e di orientamento e avviamento al lavoro, circa 100 ragazzi sottoposti alla misura penale della messa alla prova a Napoli, Bari, Catania e Palermo.
Anche i ragazzi negli Istituti penali per i minorenni
In seguito agli ottimi risultati ottenuti nella prima edizione, a novembre 2024 è stato avviato il secondo ciclo del progetto che avrà durata triennale. L’iniziativa si è arricchita di importanti novità: oltre ai minori e giovani adulti sottoposti a misure penali esterne, come la messa alla prova o misure di comunità, si rivolge ora anche a ragazzi detenuti negli Istituti penali per i minorenni. Il progetto si amplia e include alla rete di tre città già attive, Napoli, Catania e Palermo, anche Milano e Airola (provincia di Benevento).
Ogni anno, nelle sedi del progetto vengono attivati due percorsi paralleli: uno per 20 ragazzi detenuti negli istituti penali per i Minorenni di Milano Cesare Beccaria, di Airola, di Palermo Malaspina e di Catania Bicocca e uno per 15 giovani in area penale esterna negli uffici di servizio sociale per i minorenni di Milano, Napoli, Palermo e Catania.
I numeri. Il rinnovo per un periodo di tre anni nasce dalla volontà di garantire continuità e solidità a un percorso che risponde a un’esigenza urgente: nel 2024, in Italia, oltre 13mila minori autori di reato risultano in carico agli Uffici di servizio sociale per i minorenni, di cui 2.649 inseriti in percorsi di messa alla prova.
Di questi, il 95% è di sesso maschile. La maggior parte dei minori è sottoposta a misure alternative da eseguire in area penale esterna, confermando come la detenzione, per i minori, rappresenti una misura residuale, sostituita da percorsi sanzionatori di tipo educativo e riparativo.
Costruire basi concrete per il futuro. Il progetto si inserisce proprio in questo contesto, con attività che si svolgono nell’ambito dell’area penale esterna e che includono formazione, orientamento al lavoro e incontri con allenatori e formatori di club sportivi. Tali attività offrono ai giovani coinvolti l’opportunità di costruire basi concrete per il proprio futuro, andando oltre la sanzione penale.
Play for the future è realizzato in collaborazione con i funzionari dell’area pedagogica degli Istituti penali per i minorenni e con quelli dell’area di Servizio sociale degli uffici di servizio sociale per i minorenni del ministero della Giustizia – Dipartimento giustizia minorile e di comunità. Sono loro a occuparsi dell’individuazione dei beneficiari da coinvolgere nelle attività di progetto e a monitorare l’andamento degli inserimenti.
Le competenze del calcio
All’interno degli Istituti penali per i minorenni, i beneficiari dei corsi hanno l’opportunità di apprendere i concetti base del gioco del calcio e acquisire le competenze necessarie per assistere un istruttore nella programmazione, conduzione e gestione delle attività sportive.
Al termine del corso, i ragazzi riceveranno un attestato di frequenza Corso grassroots livello e – Social football. Successivamente, potranno mettere in pratica quanto appreso, prima all’interno della struttura detentiva e, in seguito, presso le società sportive esterne, una volta conclusa la misura penale.
Come nella prima edizione, per i minori e i giovani adulti sottoposti a misure di esecuzione penale esterna, il progetto prevede anche l’avvio di percorsi di educazione sportiva e di orientamento lavorativo, nell’ambito del quale ogni partecipante sarà seguito personalmente per redigere un bilancio delle proprie competenze e avviare un iter di accompagnamento all’inclusione lavorativa.
Verranno coinvolte le aziende, i centri sportivi e le società dilettantistiche del territorio, e saranno organizzati corsi di aiuto allenatore. Al termine della fase di orientamento, due beneficiari per ogni presidio saranno inseriti in un percorso di stage presso le associazioni e società sportive locali, per acquisire una prima esperienza di inserimento lavorativo.
Percorsi sportivi ed esperienze di crescita
L’iniziativa intende arricchire i percorsi sportivi e i laboratori all’interno degli Istituti penali per i minorenni, traducendoli in esperienze di crescita, approfondimento e orientamento per il futuro. Le attività, che includono anche un laboratorio valoriale, utilizzeranno il campo da gioco e il pallone come strumenti educativi. Ogni sessione si focalizzerà su tematiche quali inclusione, coraggio, impegno, condivisione, lealtà, rispetto, fantasia, umiltà, identità, sacrificio.
Lo sport e il lavoro
La pena, spiega Carlo Nordio, ministro della Giustizia, «tende al reinserimento soprattutto per i minori. Le parole d’ordine per coniugare la certezza e la funzione rieducativa della pena sono due: il lavoro, che affranca dai pericoli della vita ossia l’ozio e il bisogno, e lo sport. Vorrei che iniziative di questo genere proliferassero nel campo degli altri sport e del lavoro, poiché i detenuti in via di liberazione sono spesso presi dall’ansia del lavoro, della paura del futuro. Per un’attività sportiva servono: personale di buona volontà, buoni tecnici, risorse economiche e qui queste cose le abbiamo tutte e soprattutto per il carcere serve spazio. Lo spazio è il luogo dove si può lavorare e fare sport. Per questo l’iniziativa di oggi ha raccolto il mio entusiasmo».
Per Paolo Scaroni, presidente di Ac Milan e Fondazione Milan, Play the future è un progetto che «testimonia come la collaborazione tra realtà pubbliche e del terzo settore possa avere un impatto concreto e positivo sulle vite di tanti giovani del nostro Paese. Siamo lieti di accogliere FIGC tra gli enti promotori dell’iniziativa e di ampliare il nostro impegno anche a Milano, che è la nostra città, rafforzando l’impegno di Fondazione Milan per il territorio».
Giovanni Gorno Tempini, presidente di Fondazione Cdp e di Cassa Depositi e Prestiti, sottolinea poi come il progetto Play for the Future rappresenti «un’iniziativa ad alto impatto sociale, che unisce sport e formazione per aprire nuove vie di inclusione a giovani che stanno vivendo momenti di difficoltà. L’obiettivo è duplice: offrire strumenti per rimettersi in gioco e prevenire la dispersione del capitale umano. Fondazione Cdp riconosce in questa iniziativa un esempio di intervento capace di produrre benefici reali e duraturi nella vita dei giovani coinvolti.
Per generare un cambiamento è fondamentale, aggiunge, «agire insieme: la collaborazione con il ministero della Giustizia, Fondazione Milan e, da quest’anno, la Federazione italiana giuoco calcio consente di rafforzare il progetto e ampliarne la portata, mentre il protocollo triennale appena siglato rappresenta un passaggio importante per consolidare e misurare nel tempo i risultati. Ogni giovane che riesce a rimettersi in cammino è una conquista per la collettività».
Soddisfatti e «orgogliosi di poter contribuire allo sviluppo di una progettualità così importante», continua Gabriele Gravina, presidente Figc. «I ragazzi», prosegue, «rappresentano il futuro del nostro Paese e la Figc, in virtù dei numeri e del coinvolgimento generati dal mondo del calcio, è consapevole del suo ruolo all’interno della nostra società e sente viva la responsabilità di favorire processi educativi in tutti gli ambiti della vita sociale, dal campo sportivo alla scuola, passando appunto per le carceri».
Grazie alla collaborazione con la Fondazione vaticana Scholas occurrentes, precisa, «abbiamo maturato una notevole esperienza in questo settore, che siamo felici di poter mettere disposizione di questo ambizioso progetto, per il quale desidero ringraziare il ministro Nordio e il Dipartimento di giustizia minorile, Fondazione Cdp e Fondazione Milan, particolarmente attiva in ambito sociale. La nostra attenzione verso i giovani è prioritaria, tanto da aver recentemente modificato il Codice di Giustizia Sportiva, introducendo la possibilità di convertire parte di una sanzione inflitta ai calciatori minorenni in attività socialmente utili, con l’obbiettivo di favorire un pieno processo di maturazione dell’atleta».
Nella foto in apertura, da sinistra, Stefania Pinna, Antonio Sangermano, Paolo Scaroni, Carlo Nordio, Gabriele Gravina e Giovanni Gorno Tempini. Credits Ufficio Stampa Gruppo Cdp
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