Hanno girato e girato finché la testa ha iniziato a vorticare. Il risultato è che i girotondini di piazza Navona invece di prendersela con Berlusconi, hanno attaccato soprattutto il Papa e il Presidente della Repubblica. Questa è la lettura che molti giornali danno della manifestazione di ieri.
A partire dal Corriere della sera, il cui titolo di apertura la dice lunga: “Insulti in piazza, girotondi divisi”. Il quotidiano di via Solferino non fa un solo accenno ai numeri della piazza, per dare spazio al tema dell’autogol della “vera opposizione”. Un pezzo di Aldo Cazzullo che gioca a dribblare il virgolettato di Sabina Guzzanti sul ministro Carfagna, per evitare al giornale la querela (saggiamente). Poi spazio al commento di Furio Colombo: «sembrava una manifestazione organizzata da Berlusconi tanto gli giova politicamente». A centro pagina un’intervista a Pino Pisicchio, onorevole dell’Italia dei Valori, che sostiene l’idea dell’immunità alle 4 più alte cariche dello stato. Insomma un oppositore di Di Pietro…
Non diversa la lettura di Repubblica che apre, in prima, con un titolo altrettanto esplicito: “I girotondi contro Berlusconi Attacchi al Papa e Napoletano”. Interessante e lucido il commento di Edmondo Berselli (“La deriva del talk show”): «C’è un’Italia che vuole esprimere la sua indignazione, contro le leggi canaglia, contro i provvedimenti ad personam, contro la manipolazione spregiudicata della Costituzione repubblicana. E questa Italia fa fatica a trovare una voce». E ovviamente non l’ha trovata ieri: «Perché quando il microfono finisce nelle mani di un Beppe Grillo, non è più la politica ad esprimersi. È una torsione populista che attacca ogni istituzione… Non è una prospettiva gradevole quella di una sinistra divisa tra l’ammmutolimento e l’ipnosi cattiva generata da un talk show permanente. Dove si va da cittadini, si torna da spettatori».
La cronaca della giornata è distribuita fra le pagine 2, 3 e 4 (si segnala fra l’altro la risposta di Berlusconi: «Gli italiani amano autoflagellarsi»).
Di “Attacco al Colle, la piazza si spacca”, parla anche La Stampa che dedica ampio spazio segnalando che in piazza Navona era affollata di democratici. Ne intervista alcuni: « Sono un’elettrice del Partito democratico, ma in questo momento non sta facendo opposizione. Sono qui perché mi sembra che Veltroni ora sia molto debole».
Bello il pezzo di Andrea Romano: «I girotondi in versione 2008 sono dominati da una cappa di moralismo che appare il contraltare perfetto alla fiera esibizione di immoralità che viene dall’accampamento berlusconiano. Chi pretende di possedere il monopolio della morale in politica finisce per essere doppiamente immorale: non dice la verità su se stesso e priva la collettività di risorse etiche che devono restare condivise».
Più sintetici, ma con analoga impostazione di fondo, Il Sole 24 ore (“Di Pietro in piazza: è tornata la P2”) e Il Giornale (“Il girotondo dei quattro gatti”) che critica Umberto Eco e intervista Clemente Mastella: «in Italia non c’è assolutamente un’emergenza democratica». Avvenire, invece, sceglie di aprire con il G8. Alla piazza dedica oltre alla cronaca un editoriale (“Mai così in basso”): «Inatteso è inconcepibile è che qualche oratore abbia voluto travalicare le questioni politiche prendendo da mira con argomenti da bettola il Papa e la Chiesa».
Si distingue il Manifesto: “A Silvio” è il titolo sulla foto di piazza Navona piena. In migliaia «contro il caimano» e le sue leggi ad personam (seguono due pagine: “Delusi da Veltroni arrabbiati in piazza” ).
Il flop annunciato
Il G8 è raccontato, più o meno in questi termini, da tutti i quotidiani. Repubblica dà conto in due pagine del rinvio al 2050. C’è anche un pezzetto che riporta le delusioni delle associazioni. Il 2050 «è solo un patetico slogan senza sostanza» per Greeenpeace; «un’occasione persa» per il Wwf; «un inutile rinviare al domani problemi che sono già in atto»per Legambiente… Critico anche Avvenire: “Salviamo il clima, ma servono 40 anni” (e nell’occhiello, puntualizza: “toni trionfalistici ma si fissa solo un termine senza indicare tappe intermedie”). Diversa la scelta del Corriere che dà conto del contemporaneo G5: a Sapporo, pochi chilometri da Toyako, si sono trovati i cinque più grandi paesi emergenti. Sudafrica, Cina, Brasile India e Mesico, hanno lanciato lasfida. I numeri sono impressionanti: rappresentano il 42% dell’umanità e il 12% della ricchezza mondiale. È stato come un battesimo, con emozione da parte dei leader. A che tavolo siederanno nel futuro?
Come sta andando…
Trovato l’accordo per Milano. Preghiera spostata da viale Jenner al Vigorelli, ma solo temporaneamente. Impressionante l’approssimazione con cui l’informazione approccia la questione. Il Corriere (che pure è di Milano) scrive: «ogni giorno 4mila musulmani pregano nella moschea di viale Jenner e sui marciapiedi». In realtà – dovrebbero saperlo – accade solo di venerdì… Quanto a Repubblica, oltre al resoconto nelle pagine nazionali, in quelle milanesi fa una bella intervista a Paolo Branca: «Va capito un principio: mantenendo gli islamici in posizione subalterna questo Paese non sta creando gli interlocutori giusti per il futuro».
Altre notizie
Sul Corriere, doppia pagina sull’accordo Fiat Bmw in attualità per addolicire l’amaro della nuova cassa integrazione annunciata ieri. Parla l’ad di Fiat, Sergio Marchionne: L’industria sa reagire, la finanza ingorda no.
Repubblica sottolinea una nuova sensibilità ambientale dei consumatori: “Al supermarket l’eco-scontrino ti dice quanto inquina la spesa”. Il pezzo parte da due ipermercati francesi, Leclerc e Casino che hanno introdotto uno scontrino che segnala l’impatto ambientale dei prodotti in vendita (con due modalità lievemente diverse) e prosegue con altri esempi.
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