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Omosessuali, se la Chiesa si siede a tavola

di Lucio Brunelli

Ci sono nomi ed eventi, di per sé banali, che per una combinazione della storia finiscono per diventare il simbolo emblematico di un’apertura, di un cambiamento. Così il nome di Florian Stangl, 26 anni, austriaco, e la sua elezione nel consiglio pastorale di una parrocchia viennese, saranno ricordati nei libri di storia laddove si tratterà del rapporto, da sempre complicato, fra la Chiesa e il mondo delle persone omosessuali.
Florian non è un omosessuale clandestino, ha un compagno con cui vive da diversi anni e la loro convivenza è iscritta nel registro delle unioni civili di Vienna. Il parroco, di fronte al voto plebiscitario (96 su 104 preferenze), era andato in crisi. Niente di personale, ma voleva rispettare le regole canoniche e le regole dicevano che i candidati dovevano osservare uno stile di vita non in contrasto con gli insegnamenti morali della Chiesa. L’elezione era stata quindi dichiarata “invalida” e la questione demandata all’arcivescovo della diocesi, il cardinale Christoph Schönborn. Questi non è un cardinale qualsiasi, è stato uno dei discepoli prediletti del cardinale Joseph Ratzinger. Insomma non è sospettabile di eresia.
Dunque Schönborn che fa? Fa un gesto semplicissimo. Invita a pranzo Florian insieme al suo compagno. Lo vuole conoscere personalmente. E, sorpresa, concluso il pranzo rilascia questa dichiarazione: «Ora capisco perché la comunità di Stützenhofen l’ha votato. È una persona impressionante, un uomo umile e di grande fede». E ancora: «Conosco le regole, ma so anche che Gesù è venuto per l’uomo e non per le regole. Penso che questo giovane è nel posto giusto e per questo acconsento alla sua elezione».
Non ci si può che rallegrare di questa decisione, che sicuramente sarà invisa a molti ecclesiastici e cattolici intransigenti. C’è una ferita da sanare, tra Chiesa e tanti uomini e donne che scoprono con sofferenza di avere questa inclinazione sessuale eppure con una sensibilità spesso straordinaria sono alla ricerca della fede. Mi ha convinto il modo con cui la decisione è stata presa. Il cardinale non ha voluto modificare (sarebbe stata presunzione) una dottrina secolare, non ha voluto nemmeno benedire le nozze gay; aveva davanti una persona concreta e su questo singolo caso si è espresso, in cristiana coscienza.
Un altro cardinale, Carlo Maria Martini, poche settimane fa, aveva aperto alla possibilità che lo stato riconosca diritti e doveri alle coppie omosessuali. Ma Martini si sa è un “battitore libero”, e forse, più di proclami ideologici, sono efficaci proprio piccoli ma umanissimi gesti di apertura, come quello compiuto da un cardinale “sicuro” come Schönborn. O come la precedente decisione della curia di Bologna di consentire al giovane convivente di Lucio Dalla di tenere nel Duomo un ricordo funebre del grande cantautore.


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