Mondo

Ong: dopo il Ciad, ora tocca al Kenya

Un'ong statunitense sospettata di truffa dal Tribunale di Nairobi. E intanto Sarkò medita un nuovo blitz a N'Djamena

di Redazione

Dopo il caso dei cooperanti francesi dell’Arca di Zoe, che rischiano di essere incriminati in Ciad per sequestro e traffico di 103 bambini, in Kenya e’ stata aperta un’inchiesta sulle presunte attivita’ illecite di un’altra Ong, la statunitense ‘Kids Alive Kenya’. Il tribunale di Nairobi sospetta una truffa perche’, dopo aver promosso la raccolta di fondi con foto esasperatamente drammatiche e documenti falsi, l’organizzazione da un anno e mezzo non invia piu’ soldi alle case di accoglienza che gestisce. Intanto, dalla Francia, il presidente Nicolas Sarkozy ha annunciato l’intenzione di tornare in Ciad per riportare a casa i dieci europei (sei francesi, tre spagnoli e un belga) ancora agli arresti. Sabato scorso, con un blitz a N’Djamena, Sarko’ ha riportato in patria quattro assistenti di volo spagnoli e tre giornalisti francesi.

Il tribunale di Nairobi ha sospeso i programmi di Kids Alive Kenya, costola keniota dell’organizzazione umanitaria di ispirazione cattolica Kids Alive International, che agli inizi di ottobre era stata accusata da altre associazioni che operano a Nairobi di pubblicizzare la sue attivita’ su internet utilizzando documentazioni false e immagini appositamente “esasperate” per raccogliere piu’ fondi. Inoltre, secondo l’accusa, negli ultimi 17 mesi l’organizzazione non avrebbe sostenuto le 10 case d’accoglienza per minori che gestisce insieme alla chiesa locale e a diversi gruppi di missionari, dai quali e’ partita la denuncia.

D’altronde, dallo scoppio dello scandalo dell’Arca di Zoe, molte organizzazioni umanitarie che operano in Africa si erano dette preoccupate per le ripercussioni che avrebbe avuto la vicenda. Non e’ un caso, dunque, che nel condannare “duramente” l’azione della Ong francese, il responsabile dell’ufficio umanitario delle Nazioni Unite in Sudan, Ameera Haq, si sia affrettato ad assicurare che “la collaborazione con le organizzazioni non governative non sara’ messa in discussione da un caso isolato”. In un comunicato stampa, Haq ha sottolineato che oggi le strette relazioni tra governo sudanese e organizzazioni umanitarie permettono di far sopravvivere oltre 4 milioni tra profughi e sfollati del Darfur. Nel frattempo in Ciad, il giudice dell’Alta Corte di N’Djamena ha interrogato cinque dei sei cooperanti dell’Arca di Zoe ancora trattenuti in carcere.

Il capo del gruppo, Eric Breteau, era stato ascoltato sabato. In prigione sono anche rimasti tre assistenti di volo spagnoli e un anziano pilota belga, che dovranno rispondere di complicita’. Il ministro dell’Interno ciadiano Ahmat Mahamat Bachir, ha accusato gli spagnoli di essere “al corrente dei piani della Ong francese” e di “non avere esitato a falsificare documenti di volo”. Meno grave la situazione del pilota belga 75enne, ricoverato in ospedale per un malore, su cui, ha riferito Bachir, e che “potrebbe tornare presto libero”.

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