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Cooperazione

Ong, serve un’unica grande rete italiana?

«Quando parliamo di organizzazioni non governative l’Italia rappresenta un’anomalia nel paesaggio europeo e una situazione di difficile lettura per i non addetti ai lavori», scrive Nicola Morganti, presidente di Fondazione Acra. «In molti Paesi europei tutte le ong si sono unite in una sola rete. Creare un’unica rete permetterebbe di presentarsi con una sola voce amplificata nei confronti del Governo e dei portatori di interesse». Discutiamone

di Redazione

«In un intervento al convegno su Next Cooperation», scrivono Nicola Morganti, presidente di Fondazione Acra e Aurora Guainazzi, «organizzato nel 2022 dalla Campagna 070, l’allora viceministra degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Marina Sereni, esprimeva il suo giudizio sulla frammentazione della rappresentanza delle ong italiane che fanno cooperazione e solidarietà internazionale concludendo: “Se sarete capaci di coordinarvi (tra ong) sarete più forti con le istituzioni”. Ma qual è la realtà delle ong italiane? Il paesaggio è poi così frammentato? Quale è la situazione italiana a confronto delle reti di ong dei principali Paesi europei?».

«Da una ricerca comparativa», continua l’articolo, «effettuata da Acra, emerge che in Danimarca, Francia, Germania, Olanda, Regno Unito e Svezia esiste una sola rete di rappresentanza. Anche in Repubblica Ceca e Slovacchia, due Paesi di adesione più recente alla Ue, la situazione è identica. Tutti questi network sono a loro volta soci di Concord Europe, la rete delle reti di ong europee. Solo il Belgio ha una situazione diversa che però si spiega – almeno in parte – con la divisione linguistica tra fiamminghi e valloni. La Svizzera invece riproduce la sua natura confederale anche tra le ong che sono raggruppate – geograficamente – in federazioni cantonali. Se si guarda alla composizione interna alle reti, il paesaggio varia molto da un Paese all’altro. Coordination Sud, in Francia, raggruppa 6 collettivi. In Spagna, la Coordinadora è formata sia da singole ong che da collettivi e coordinamenti regionali. In altri Paesi, le reti sono di fatto organizzazioni di secondo livello costituite da singole organizzazioni».

«L’Italia rappresenta un’anomalia nel paesaggio europeo e una situazione di difficile lettura per i non addetti ai lavori.  Nel nostro Paese, esistono tre reti di ong: l’Associazione delle Organizzazioni Italiane di Cooperazione e Solidarietà (Aoi), Link2007 e il Coordinamento Italiano Ngo Internazionali (Cini). Non tutte le Ong italiane fanno parte delle tre reti. Ma la complessità del panorama italiano non si ferma qui. Andando più nei dettagli, la situazione si complica ulteriormente. In seno ad Aoi ci sono sia organizzazioni singole che di secondo livello. All’interno di Aoi si trovano quattro reti pre-esistenti: Cipsi, un coordinamento nazionale che associa 41 organizzazioni non governative di sviluppo ed associazioni che operano nel settore della solidarietà e della cooperazione internazionale; Cocis, un coordinamento che si basa su solidarietà tra i popoli, autosviluppo e centralità della persona (ora non più attivo); Focsiv, la federazione degli organismi cristiani di cooperazione e volontariato, e Forum Sad formato da 151 organizzazioni che fanno sostegno a distanza.  Concord Italia, che rappresenta le ong italiane in seno a Concord Europa, operava dal 2000 sotto l’egida di Aai e si è costituita come associazione nel 2021. Si tratta di una rete mista di cui fanno parte sia le tre principali reti italiane (Aoi, Cini, Link2007) che singole Ong aderenti. A differenza del Belgio dove Concord-Belgio si configura come “rete di reti”, Concord Italia appare – per come è costituita – come un corpo a sé. Pur avendo uno scopo specifico e non concorrenziale con le altre reti, si configura di fatto come un’ulteriore rete al fianco delle altre già esistenti». 

Ma chi fa cooperazione con Paesi terzi in Italia? «Sono», si legge nell’articolo, «275 le organizzazioni della società civile presenti nell’elenco dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics). Non tutte le iscritte all’elenco sono affiliate alle varie reti e aggregazioni. E non tutte le organizzazioni che si occupano di cooperazione sono iscritte all’elenco dell’Aics. Infatti, secondo un’indagine dell’Istat del 2022, le Onlus che hanno come attività prevalente la cooperazione e la solidarietà internazionale nel 2020 erano 4.653. Non esiste un’analisi dettagliata che permetta di capire chi siano, cosa facciano tutte queste organizzazioni e a quali organizzazioni di secondo grado sono affiliate ma è noto che esiste una galassia di associazioni che svolgono delle attività nei paesi del Sud del mondo in modo isolato, senza alcuna connessione né coordinamento con il resto del “sistema cooperazione”. Il tema della frammentazione del mondo della cooperazione non è certo nuovo ma non si vedono all’orizzonte delle iniziative che vadano nella direzione di un superamento della situazione attuale.  Tuttavia, una riflessione sulla frammentazione nel panorama italiano sarebbe necessaria: superare le divisioni nella rappresentanza delle organizzazioni che si occupano di cooperazione e solidarietà internazionale, creando un’unica e solida rete, permetterebbe a queste organizzazioni di presentarsi con una sola voce – certamente amplificata e più autorevole – nei confronti del Governo e dell’amministrazione italiani, dei portatori di interesse, della popolazione nonché nel contesto europeo. Un unico network garantirebbe un sistema comune a tutte le Ong italiane per lo scambio di servizi, esperienze, informazioni, competenze».


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