Lo spirito? Soffia quando vuole lui, non accetta prenotazioni né fissa mai appuntamenti. È libero, appunto. Come scoprono i protagonisti di Il treno per Darjeeling, bel film di Wes Anderson (che è anche sceneggiatore, assieme a Jason Schwartzman e al cugino Roman Coppola). Loro sono tre fratelli – che più diversi non si potrebbe – e si ritrovano su impulso del maggiore su un treno che attraversa l?India. Volendo rinvigorire una spiritualità un po? vaga e in crisi dopo il funerale del loro padre. Ma nello scompartimento si siedono immaturità differenti, contraddizioni a go-go, abitudini occidentali (come il ricorso ?salvifico? e massiccio a cocktail di medicinali) e rimproveri reciproci da adolescenti inquieti. Il passato torna di continuo, se non si è almeno abbozzata una linea di confine con la prima giovinezza. È appunto quello che i fratelli anzitutto troveranno nel loro itinerario strampalato e al contempo iper-organizzato (da un improbabile assistente al seguito).
Fra un litigio e l?altro, una battuta divertente e un lazzo acido, tra un drink e un?avventuretta, una sosta nel deserto e un acquisto improvvido (come si fa a portare su un treno un serpente velenoso, che ovviamente scapperà con panico al seguito?), i tre – attori bravissimi e molto molto convincenti – si ritrovano sulla linea d?ombra. Che assume l?aspetto di un incidente, le cui vittime sono dei ragazzini (nota bene: tre). Rischiano di morire ma per fortuna intervengono gli adulti che però ne riescono a salvare solo due. Il terzo – ed eccoci al simbolismo un po? facile ma efficace – non sopravviverà. È il momento drammatico che interrompe la catena di simpatica e sconclusionata follia (a tratti anche molto divertente) che finge di regolare l?esistenza on the road di questi bambinoni un po? capricciosi ma in fondo sensibili (ciascuno al modo suo). Con il funerale e la successiva visita alla madre (che si è fatta suora e opera in un convento indiano), prendono congedo da quel passato che li immobilizzava.
Girato con bel garbo, arguzia e senso del ritmo, Il treno per Darjeeling (che è preceduto da un buffo cortometraggio-prologo, Hotel Chevalier, che ricorda Kaurismaki) non è però solo il racconto di come possono diventare grandi i borghesi figli dell?Occidente (perdendo via via le colorate valigie firmate, ovvero le necessità che tali non sono), è anche la scoperta di un continente in cui, nonostante il balzo economico, milioni di persone vivono con pochi centesimi al giorno. Sapendo però distinguere quel che nella vita conta davvero.
LUCE IN SALA
Junodi J. Reitman, Usa – Can.Un bebé in arrivo ed ecco che si deve imparare ad accogliere la vita. Ad insegnarcelo, una ragazzina un po? terribile ma molto tenera…****
RACCONTI DA STOCCOMAdi A. Nilsson. Con Bibi Andersson, SveziaUna giornalista di successo, il proprietario di un locale notturno e una giovane immigrata di origini turche vivono nella paura, minacciate dalle persone che amano. Sullo sfondo di una Stoccolma inedita.****
In amore niente regoledi G. Clooney, con R. Zellweger, UsaAmerica anni 20. Brillanti, ruggenti, sofisticati: George Clooney arriva alla commedia classica e diverte assai. Ottimo il cast. ****
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