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Sanità & Ricerca

Ospedali psichiatrici: odissea fino al 2010?

Impossibile chiuderli senza le strutture di accoglienza e cura. Sulla salute mentale è ancora polemica. E c’è chi chiede poliziotti speciali, come quelli di Scotland Yard

di Carlotta Jesi

Prima regola, togliere l?elmetto. Quindi spegnere la radio di servizio, essere gentili e mai bruschi, stabilire un contatto con lo sguardo, spiegare sempre cosa sta succedendo e chiedere se c?è bisogno di aiuto. Gli inglesi, si sa, sono dei gentleman, ma queste precise regole con cui i poliziotti di Scotland Yard trattano i malati di mente sono il frutto di veri e propri corsi di formazione. Che hanno suscitato l?ammirazione dell?Arp (Associazione per la riforma dell?assistenza psichiatrica) e richiamato l?attenzione su una serie di iniziative che riguardano l?universo della psichiatria italiana. Come la riforma, invocata dall?Arp, che imponga a operatori sanitari e istituzioni la presa in carico degli oltre 500 mila pazienti psicotici italiani e la richiesta, inviata ai presidenti della Repubblica e del Consiglio, dalle associazioni Cristiani per servire, Opera don Guanella e Opera don Orione, di sospendere fino al 2010 la chiusura degli ospedali psichiatrici. «Questo smantellamento», spiegano le associazioni, «per il momento non fa certo del bene ai disabili mentali che rimangono senza cure e alle loro famiglie costrette a grandi sacrifici». Se infatti si escludono gli ospedali presso cui i malati sono ricoverati solo durante momenti di crisi e quindi rimandati a casa, delle strutture intermedie previste per accogliere i ?residuali? degli ex ospedali psichiatrici non c?è neppure l?ombra. Proprio di questi problemi si discuterà a Trieste il 20 ottobre in un convegno internazionale sulla salute mentale cui parteciperanno oltre 200 relatori e 1.500 ospiti da tutto il mondo. Tra gli altri il ministero della Sanità, degli Affari sociali, delle Pari opportunità, di Grazia e Giustizia e i referenti per i programmi di salute mentale dell?Europa, e del mondo che partecipano al programma Nations for health, promosso dall?Organismo mondiale della Sanità.


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